I denti e la prestazione sportiva: la stretta relazione tra bocca e postura

Che relazione c’è tra i problemi dentali e le prestazioni sportive di un atleta? Perché una malocclusione può portare a problemi di tipo intestinale o respiratorio? Il Dottor Puzzilli illustra in maniera sintetica ma esaustiva come una patologia ai denti può condizionare il benessere fisico generale di uno sportivo e, ovviamente, come bisogna intervenire per risolvere questo tipo di situazioni.

In che modo i problemi ai denti possono causare un peggioramento delle prestazioni sportive negli atleti? 

La maggior parte dei muscoli che partono da testa e collo sono collegati direttamente alla catena muscolare della schiena. Per questo, c’è una grandissima correlazione tra l’occlusione dentale e la postura corporea. Basti pensare che quando facciamo sforzi fisici molto spesso ci troviamo con i denti serrati. In questi casi, infatti, si viene a creare un reset occlusale che deve essere sincrono, ovvero perfettamente allineato a destra e sinistra. Il punto è che la masticazione si avvale di una doppia articolazione dei muscoli elevatori della mandibola. Per sollevare la mandibola, questi muscoli fanno fulcro sul cranio e arrivano al punto da cui partono tutte le catene muscolari, fino ad arrivare al bacino e poi allo scarico a terra.

Cosa succede quindi se l’occlusione dentale non è completamente centrata? 

In questo caso i muscoli laterali tendono inevitabilmente a fare più fatica, si crea quindi una problematica di non sincronia muscolare e questa situazione può portare a diverse patologie. Sugli atleti evoluti, per consentire prestazioni sportive ottimali la sincronia deve essere totale. Per le persone che non praticano sport professionale, invece, problemi di questo tipo possono comunque provocare problematiche come cefalee, dolori lombosacrali e comuni mal di testa. Per tutte queste ragioni, tornando alla domanda iniziale, possiamo affermare che l’occlusione influisce almeno un 60%-70% sulla postura corporea.

Quali sono le conseguenze muscolari più comuni tra quelle che derivano dai problemi dentali? 

La conseguenza muscolare più frequente è la cefalea muscolo-tensiva, chiamata volgarmente mal di testa e che non va ovviamente confusa con l’emicrania, un dolore più interno, slegato quindi dall’occlusione dentale. In secondo luogo, troviamo la cervicale, avvertita spesso al mattino appena svegli. Infatti, il contatto continuo dei denti e il meccanismo fisiologico della deglutizione che è più frequente durante il sonno, se si è in presenza di un problema occlusale, possono essere causa di fastidiosi dolori mattutini.

Quali patologie dei denti posso avere quindi questo tipo di conseguenze? 

Sicuramente prima di tutto va citata la malocclusione. Poi ci sono le problematiche protesiche, ovvero lavori odontoiatrici mal eseguiti, per esempio una capsula sbagliata o un’otturazione incongrua. Inoltre, vanno menzionati i problemi funzionali, come per esempio la deglutizione atipica. In questi casi, la lingua per deglutire applica una forza che sposta i denti, provocando così uno squilibrio.

Quali sono i gruppi muscolari più colpiti? 

I gruppi muscolari più colpiti sono certamente quelli masticatori, come per esempio quelli temporali che muovono la mandibola e sono quindi collegati a tutta la catena muscolare della schiena.

Bisogna comunque tenere presente che il nostro corpo è come un involucro con lo scopo di contenere i nostri apparati e organi. Se la colonna non ha una perfetta curva, di conseguenza tutto ciò che sta dentro viene schiacciato. Da qui derivano problemi intestinali, respiratori, tutto quello che dovrebbe funzionare comincia infatti ad avere dei problemi perché non ha più le distanze di sicurezza adatte. Per questa ragione, per esempio, c’è una strettissima correlazione tra la malocclusione e la scoliosi.

Come si esegue la diagnosi per questo tipo di problemi? 

Il primo passo è un esame clinico, che consiste in una visita occlusale, poi si fa una visita extra-occlusale per valutare le articolazioni tempo-mandibolari. Infine, se c’è la necessità, si esegue anche un’ortopanoramica e una risonanza magnetica delle articolazioni. In altri termini, si realizza prima una visita clinica, poi una visita extra-odontoiatrica e, infine, esami diagnostici specifici.

Come si interviene una volta che si è diagnosticato il problema e individuata la causa? 

La questione essenziale è l’approccio. Bisogna cercare di intervenire andando a curare la causa, perché non basta agire sull’effetto. Per questo, dopo aver realizzato uno screening con una visita approfondita e un check occlusale, in equipe con il mio gruppo di osteopatia si realizzano dei test kinesiologici per valutare quanto il nostro corpo è reattivo in maniera positiva o negativa all’occlusione. Dopodiché, si esce e si va a valutare la situazione extra-occlusale per capire se gli occhi hanno una dipendenza dall’occlusione stessa.

Immaginate che quando solleviamo un peso, inevitabilmente si creano tre livelli: un livello occlusale, un livello di oculomotricità e un appoggio podalico. Se questi tre livelli non lavorano perfettamente in sincronia, uno degli altri due tende a sopperire la mancanza del primo. Ad esempio, se quando vado a stringere i denti, questi non si toccano, la schiena va compensare con i piedi o con gli occhi, con conseguenti problemi ai piedi o mal di testa.

Nel caso in cui il problema è di natura occlusale, si interviene sull’occlusione, per esempio con degli apparecchi. Invece, se il problema è funzionale, allora si lavora sui muscoli e sulla loro funzione, ricorrendo per esempio al logopedista che lavora sulla lingua o all’optometrista che lavora sugli occhi. Diversa è la situazione se il problema deriva da lavori mal eseguiti, in questi casi si deve tornare indietro, smontare i manufatti e fare una nuova progettazione.

Una delle soluzioni più importanti comunque è il bite, un apparecchio prodotto in laboratorio e che permette un reset occlusale, ricalibrando l’occlusione al fine di riequilibrare le articolazioni.

Queste problematiche sono riparabili completamente? Come sono i tempi di recupero per questo tipo di interventi?

Un range medio per il recupero è di circa sei mesi. Ovviamente, lì dove non c’è bisogno di seguire riabilitazioni più importanti che invece possono richiedere molto più tempo.

Per quanto riguarda i risultati dell’intervento, invece, possiamo dire che se non ci sono dei danni irreparabili, si ha una restituzione integrale. Se invece il paziente se è accorto tardi della causa del dolore, e siamo in presenza di problematiche che sono cronicizzate, allora la situazione è diversa e in alcuni casi difficilmente si può risolvere il problema integralmente.