attrezzi del dentista

Come superare la paura del dentista

Chi ha paura del dentista? La risposta è molti, purtroppo. E questo terrore è spesso motivo di trascuratezza e quindi di una bocca poco sana. Il primo modo per superare la paura del dentista è conoscerne  e riconoscerne le caratteristiche. Poi tre saggi consigli possono essere un aiuto ulteriore. 

La paura del dentista (che in gergo tecnico si chiama odontofobia) è più diffusa di quanto si possa pensare, e non solo tra i bambini. Ci sono anche moltissimi adulti, infatti, che evitano il dentista il più possibile, almeno fino a quando il dolore di un ascesso non li costringe sulla poltrona dello specialista.  Il rischio più grave della paura dell’odontoiatra è proprio questo: evitare di prendersi cura dei propri denti per non avere a che fare con trapano e siringhe. Un atteggiamento assolutamente sbagliato, che rischia di minare in modo serio la salute di una delle cose più importanti: la bocca.  L’esperienza di molti dentisti racconta di pazienti arrivati nel loro studio odontoiatrico in condizioni pessime e al limite dell’irrecuperabile. Tutto perché non avevano mai trovato la forza di affrontare la loro paura. Eppure, in molti casi, basta davvero poco. Vediamo come, partendo dalle cause.

L’importanza di lavarsi bene i denti

Perché hai paura del dentista? 

Ti sei mai chiesto dove nasce la tua paura del dentista? Capirlo è importante, rappresenta il primo passo per superare questa fobia. Ciò che fa paura, solitamente, è il dolore, amplificato da un luogo asettico e pieno di odori oggettivamente fastidiosi. Quando si pensa allo studio dentistico si visualizza, come primo oggetto, il trapano. O magari le pinze che servono ad estrarre i denti. Come si fa a non avere paura? Il problema si fa ancora più grave se nel proprio passato ci sono brutte esperienze, vissute proprio su quella fatidica poltrona. Un’estrazione particolarmente sofferta, un intervento realizzato con anestesia insufficiente, a volte anche una pulizia dei denti poco attenta. Sono tutti episodi che possono far nascere la paura del dentista. In molti casi, poi, a peggiorare un timore già esistente può contribuire il carattere freddo e distaccato di un dentista con poca empatia. Il rapporto tra paziente e odontoiatra, infatti, è molto delicato e va costruito su una base di profonda fiducia. Se viene a mancare, la paura può affacciarsi prepotente.

Come superare la paura del dentista: 3 consigli da mettere in pratica subito 

Se è vero che la paura del dentista è associata soprattutto ai concetti di dolore e fiducia, è proprio partendo da qui che si possono individuare alcune soluzioni.

  • Non vergognarti. La prima e più efficace risposta all’odontofobia è ammetterla e non vergognarsene. In fondo è qualcosa di molto comune. Normalizzare questa paura significa anche darle meno importanza. Hai paura di andare dal dentista? Fatti accompagnare da un familiare o da un amico. Non c’è nulla di strano. La poltrona ti mette ansia? Dillo subito al dentista, si preoccuperà lui di tranquillizzarti.
  • Scarica la tensione. Con pochi piccoli trucchi si può distrarre la mente dal pensiero fisso del dolore e rilassarsi. Arrivare con un po’ di anticipo all’appuntamento può essere utile per abbassare l’ansia. Così come sfogliare una rivista o ascoltare la propria musica preferita mentre si attende il turno.
  • Scegli il dentista giusto. La scelta del professionista a cui rivolgersi è forse la cosa più importante. Non ti trovi bene con il tuo attuale dentista? Cambialo senza remore. Come già detto, il “feeling” è importante. Quando ci si siede su quella poltrona bisogna avere la percezione di essere nelle mani di una persona affidabile, calma, disponibile. Ovviamente deve essere anche bravo, non c’è bisogno di specificarlo.

Il dentista e i bambini: la prima visita

Odontofobia e sedazione cosciente

Anche la tecnologia viene incontro a chi vuole superare la paura del dentista. Un ottimo rimedio per chi proprio non riesce a tranquillizzarsi, infatti, è rappresentato dalla sedazione cosciente, praticata ormai in moltissimi studi odontoiatrici.  Con un’apposita mascherina, al paziente viene fatta inalare una miscela di ossigeno e protossido di azoto. Il trattamento lo lascia perfettamente cosciente, ma pervaso da una sensazione di rilassatezza e tranquillità, che poi scompare rapidamente. La sedazione cosciente è totalmente indolore senza controindicazioni, quindi adatta a tutti i pazienti, anche bambini.

Leggi l'approfondimento sulla sedazione cosciente


Odontoiatria metal free, via il metallo dalla bocca

Uno degli elementi caratterizzanti dell’odontoiatria olistica è l’approccio metal free. Niente metallo in bocca. Sono banditi, quindi, tutte le protesi e gli apparecchi metallici, sostituiti con materiali atossici, più rispettosi del corpo umano. Una scelta di salute, oltre che di bellezza.1529

L’approccio olistico, applicato all’odontoiatria, punta ad allargare l’orizzonte del dentista, chiedendogli di non focalizzarsi solo sulla bocca e sulla dentatura. Infatti, i denti, la loro forma e la loro posizione sono strettamente connessi con il funzionamento di tutto il corpo. Una visione di insieme, che guarda al benessere complessivo dell’individuo e non lo separa in compartimenti stagni. La scelta “metal free” (letteralmente “senza metallo”) rientra perfettamente in questo orizzonte, perché prende in considerazione gli effetti sul fisico che possono derivare dall’uso di protesi e apparecchi in metallo, da parte del dentista.

Leggi di più sull’odontoiatria olistica

Tutte le soluzioni di odontoiatria metal free 

Cosa significa, quindi, essere un dentista metal free? La risposta è semplice: eliminare completamente i metalli dalla bocca dei pazienti. Niente corone e protesi metalliche, e niente ganci o fili di ferro per costruire gli apparecchi per l’ortodonzia. Un obiettivo possibile da raggiungere grazie al supporto delle nuove tecnologie. I vecchi materiali, tradizionalmente utilizzati negli studi dentistici, infatti, sono stati sostituiti da nuove sostanze. Per gli impianti, ad esempio, si utilizzano con successo resina, ceramica e zirconia. In ortodonzia, invece, sono sempre più diffusi gli apparecchi invisibili (come Invisalign), realizzati in un materiale trasparente non metallico. Tra l’altro, l’efficacia di queste nuove soluzioni è migliore delle precedenti anche da un punto di vista estetico, perché sono materiali molto più facili da “nascondere”.

Ecco nel dettaglio le possibilità che l'odontoiatria metal free offre.

  • Impianti in zirconia, una valida alternativa agli impianti in titanio: sono realizzati in ceramica ad alta resistenza, di colore bianco, molto simili ai denti naturali, totalmente privi di metallo e adatti anche a pazienti allergici.
  • Corone e ponti in ceramica integrale, privi di anima metallica, spesso realizzati in disilicato di litio o zirconia, offrono un’estetica eccellente e sono altamente resistenti.
  • Faccette dentali in ceramica o composito, sottili rivestimenti applicati ai denti anteriori per migliorarne l’aspetto in modo completamente metal free.
  • Otturazioni in composito, che sostituiscono le vecchie otturazioni in amalgama: sono più sicure, estetiche (simili al colore naturale del dente) e non contengono mercurio né altri metalli.
  • Protesi mobili in resina acetalica o nylon, leggere e flessibili, senza ganci metallici, ideali per chi ha intolleranze ai metalli e cerca una soluzione più confortevole ed estetica.
  • Apparecchi ortodontici trasparenti, realizzati in plastica medicale, senza fili né attacchi metallici, ideali per pazienti allergici o che desiderano un trattamento discreto.

Ortodonzia invisibile, come funziona?

I benefici della scelta metal free

Le ragioni che stanno spingendo sempre più dentisti verso la scelta metal free sono legate al rispetto della salute del paziente. In medicina, infatti, ci si interroga molto, e con preoccupazione, sulle relazioni esistenti tra corpo umano e metalli. Alcune di queste connessioni, dannose per la salute, sono ormai accertate, altre sono ancora in fase di studio.

Di certo, però, evitare che del metallo sia presente in una zona delicata come la bocca non può che avere risvolti positivi. Ad esempio, la saliva, a contatto con una capsula metallica, dà vita ad un’azione corrosiva e libera ioni di metallo, che entrano in circolo nell’organismo, con effetti imprevedibili, soprattutto nel lungo periodo. Senza contare poi i disturbi localizzati, come gengiviti, bruciori, afte e simili. Viceversa, le protesi e gli app29arecchi metal free sono assolutamente atossici.

Quindi, scegliere un dentista che applica l’approccio metal free dell’odontoiatria olistica significa fare su sé stessi e sulla propria salute un’azione di prevenzione, evitando il contatto con sostanze potenzialmente nocive. Il corpo ringrazierà.

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Scovolino interdentale: una guida in 6 domande per conoscerlo e usarlo al meglio

Lo scovolino è simile a uno spazzolino ma di piccole dimensioni, si usa per pulire le tasche gengivali e le fessure interdentali di media grandezza. Non sostituisce l’uso dello spazzolino e del filo interdentale, ma li supporta nell’igiene orale, contribuendo così a rimuovere placca e batteri, i principali nemici del benessere dei denti. Saperlo usare al meglio, però. È fondamentale per ottenere i risultati sperati. E bisogna anche cambiarlo con regolarità. Vediamo tutto nel dettaglio in questa breve guida.

L'igiene orale è fondamentale per mantenere non solo un sorriso smagliante, ma anche per garantire la salute generale del nostro organismo. Un'adeguata pulizia dei denti e delle gengive aiuta a prevenire malattie comuni come la carie e la gengivite, che possono evolvere in condizioni più gravi se trascurate, come la parodontite. Nonostante l'uso regolare dello spazzolino manuale o elettrico e del dentifricio rappresenti la base della pulizia quotidiana, non sempre è sufficiente per rimuovere efficacemente i residui di cibo e la placca che si accumulano negli spazi interdentali. Qui entra in gioco lo scovolino dentale, un alleato prezioso per raggiungere quei punti difficilmente accessibili con il solo spazzolino.

In questo articolo esploreremo in dettaglio l'importanza dello scovolino dentale, le modalità corrette di utilizzo e i benefici che apporta alla nostra salute orale. Inoltre, forniremo consigli pratici per integrare efficacemente questo strumento nella routine quotidiana, garantendo così una bocca sana e un sorriso splendente.

Come proteggersi dai disturbi gengivali

Che cos’è lo scovolino per denti?

Lo scovolino dentale è progettato per la pulizia efficace degli spazi interdentali e presenta una struttura specifica che lo rende particolarmente adatto a questa funzione. Vediamo nel dettaglio le sue componenti principali

  • Le setole dello scovolino sono generalmente realizzate in materiale sintetico, come il nylon. Sono disposte in modo radiale attorno a un'anima centrale e possono variare in spessore e lunghezza per adattarsi agli spazi interdentali di diverse dimensioni. Le setole sono morbide per evitare di irritare le gengive ma sufficientemente rigide per rimuovere efficacemente placca e residui di cibo.
  • Al centro dello scovolino c'è un filo metallico, solitamente realizzato in acciaio inossidabile, che conferisce struttura e flessibilità. Questo filo permette di piegare lo scovolino per raggiungere facilmente gli spazi tra i denti, anche quelli più difficili da raggiungere. L'anima metallica è rivestita per proteggere i denti e le gengive da eventuali danni o irritazioni.
  • Lo scovolino è poi dotato di un manico ergonomico che facilita l'impugnatura e l'utilizzo. Il manico può essere di diverse lunghezze e forme, a seconda del design specifico del prodotto. Alcuni scovolini hanno manici allungati per una migliore presa, mentre altri possono avere impugnature più compatte per maggiore controllo.
  • Infine, alcuni scovolini dentali sono equipaggiati con tappi protettivi che coprono le setole quando lo scovolino non è in uso. Questi tappi aiutano a mantenere pulito lo scovolino e a proteggerlo dai batteri.

In commercio, si possono trovare scovolini di diverse dimensioni e forme, che si adattano ai vari spazi interdentali. Esistono scovolini con setole molto fini per gli spazi più stretti e con setole più larghe per quelli più ampi. Inoltre, alcuni modelli sono progettati con setole di forma conica, ideali per rimuovere la placca dai bordi gengivali oltre che dagli spazi tra i denti.

A cosa serve lo scovolino?

È bene precisare subito che lo scovolino non sostituisce l’azione degli strumenti tradizionali, ma la supporta con una funzionalità complementare. Lo spazzolino è pensato e costruito per una pulizia generale di denti e lingua; il filo interdentale invece serve principalmente per arrivare nelle piccole fessure interdentali e nei bordi gengivali. La testa di piccole dimensioni dello scovolino è pensata quindi appositamente per arrivare dove non agiscono gli altri strumenti. Soprattutto le tasche gengivali e le fessure di medie dimensioni.

Imparare a lavare bene i denti è importante, ecco i consigli degli esperti

Come si usa lo scovolino interdentale?

Utilizzare correttamente lo scovolino è piuttosto semplice. Fondamentalmente, bisogna fare attenzione soprattutto ad agire delicatamente in prossimità delle gengive, questo per evitare di provocare eventuali traumi.

Il movimento orizzontale è simile a quello del filo interdentale, avanti e indietro tra le fessure interdentali per rimuovere frammenti di cibo e prevenire la formazione di batteri. Per quanto riguarda il movimento in verticale, nell’arcata superiore è consigliato sospingere lo scovolino dall’alto verso il basso, mentre in quella inferiore il movimento in cui imprimere forza è il contrario, dal basso verso l’alto. Questo ovviamente per evitare – come accennato in precedenza- eventuali lesioni alle gengive. Sempre per questo motivo, tantissimi esperti consigliano di eseguire un solo movimento. Fuori e dentro, in alto e in basso, una sola volta è infatti sufficiente per lasciare pulita la fessura interdentale.

Bisogna chiarire inoltre che ogni sorriso è diverso dagli altri. Di conseguenza, anche l’utilizzo perfetto di uno strumento come lo scovolino varia a seconda della dentatura di ogni persona. Un dentista, per esempio, può consigliare con precisione quali sono le fessure e le tasche gengivali per cui è necessario utilizzarlo.

Per quanto riguarda la frequenza, invece, si consiglia l’utilizzo una volta al giorno, come il filo interdentale, preferibilmente la sera prima di andare a dormire per lasciare la bocca totalmente pulita. Se usato quotidianamente, solitamente lo scovolino non dura più di 15 giorni. Infatti, quando le setole cominciano ad aprirsi e a perdere l’elasticità, occorre cambiare la testina (se intercambiabile) per evitare di causare problemi alle gengive.

Ogni quanto va cambiato lo scovolino? È usa e getta?

Lo scovolino dentale non è generalmente usa e getta e ha una durata variabile che dipende dall'uso e dalla qualità del prodotto. Tuttavia, per garantire una pulizia efficace e mantenere una buona igiene, è consigliabile cambiarlo con una certa frequenza. Ad esempio, se utilizzato quotidianamente, lo scovolino dovrebbe essere cambiato circa ogni 1-2 settimane. L'uso regolare, infatti, tende a usurare le setole e l'anima metallica, riducendo l'efficacia della pulizia. È importante, quindi, controllare regolarmente lo stato delle setole. Se si nota che sono piegate, usurate o deformate, è il momento di sostituire lo scovolino. Setole danneggiate, infatti, possono non pulire efficacemente e rischiano di irritare le gengive.

Come prendersi cura dello scovolino dentale

Per prolungare la vita dello scovolino dentale e mantenerlo pulito è opportuno:

  • risciacquarlo bene dopo ogni uso sotto acqua corrente;
  • lasciarlo asciugare all'aria aperta, prima di riporlo in contenitori chiusi che potrebbero favorire la crescita di batteri;
  • utilizzare il copri-setole assicurandosi che sia pulito e asciutto.

Quando non è utile usare lo scovolino?

Lo scovolino è quindi effettivamente uno strumento molto utile per l’igiene orale. In alcuni casi, però, il suo utilizzo è fortemente sconsigliato perché potrebbe causare diversi tipi di problemi. Nel caso in cui si è appena estratto un dente, per esempio, è controindicato passare lo scovolino in prossimità del punto dell’operazione, perché le gengive potrebbero essere ancora gonfie e traumatizzate.

Inoltre, anche nelle fessure interdentali che sono particolarmente strette, passare lo scovolino potrebbe non solo essere inutile, ma anche dannoso. Infatti, se le setole non passano con facilità tra i denti ma trovano resistenza, a lungo andare questo indebolisce la dentatura e le gengive. È sempre consigliato perciò un parere del dentista sul giusto utilizzo dello scovolino.


disturbo atm

Disturbi dell’ATM, cosa sono e come curarli

Le disfunzioni dell’ATM possono essere alla base di patologie che si accusano quotidianamente, come mal di testa, mal di denti o postura errata. Spesso, però, non ci si rende davvero conto delle origini di questi dolori. Eppure, il riconoscimento dei sintomi e una giusta diagnosi permetterebbero di approntare cure davvero risolutive, con l’intervento del dentista.

Il corpo umano è un sistema complesso e molto delicato, in cui ogni parte del corpo e ogni funzione ha strette connessioni con il resto dell’organismo. Uno degli ambiti in cui queste correlazioni emergono in modo più evidente è proprio quello della salute della bocca, dei denti e in particolare dell’articolazione temporo-mandibolare. Per quanto possa sembrare strano, infatti, problemi di postura, di vista o di udito possono avere la loro origini in quelli che si chiamano disturbi (o disfunzioni) dell’ATM, a cui questo approfondimento è dedicato. Prima di dettagliare meglio di cosa si parla, però, c’è bisogno di una premessa, per capire bene cos’è l’articolazione temporo-mandibolare.

Che cos’è l’ATM, l’articolazione temporo mandibolare: composizione e movimenti

La sigla ATM, in medicina, indica l’articolazione temporo mandibolare. Si tratta, cioè, del duplice sistema articolare (presente a destra e a sinistra del viso) che connette la mandibola al cranio e permette movimenti semplici ma fondamentali, come l’apertura e la chiusura della bocca.

Dal punto di vista anatomico, ha una struttura essenziale, composta da due ossa (mandibola e osso temporale) e da quattro legamenti (temporomandibolare, collaterale, sfenomandibolare e stilomandibolare). A questi componenti, si aggiunge poi il menisco temporo mandibolare, che è fatto di cartilagine, ha una forma leggermente allungata e si inserisce tra le due componenti ossee.

Come detto, il movimento più importante che compie l’ATM è quello che consente di aprire e chiudere la bocca. L’articolazione, però, può anche muoversi in maniera asimmetrica: avanti e indietro o sulla direttrice destra – sinistra. È quindi estremamente duttile ed efficace, ma anche fragile e delicata.

Cosa si intende per disturbi dell’ATM

Proprio perché molto sensibile, l’articolazione temporo mandibolare può andare incontro a diverse disfunzioni, non riuscendo ad assolvere pienamente e correttamente ai suoi compiti. Tali disturbi possono avere un decorso anche molto doloroso e trascinarsi per anni, colpendo la testa, le orecchie, la bocca e la schiena. Anche perché, molto spesso, vengono sottovalutati e non adeguatamente diagnosticati. Ecco perché è importante imparare a riconoscerne possibili sintomi e cause.

Leggi anche: Come lavare bene i denti

I sintomi di una disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare

Come identificare un disturbo ATM? Ci sono dei segnali che devono far venire sospetti? Di possibili sintomi ce ne sono diversi. Il più immediato è il dolore localizzato proprio nell’articolazione cranio mandibolare, spesso accompagnato da un tipico e fastidioso click, quando si apre la bocca. Un buon test per capire se è il caso di andare da uno specialista per degli approfondimenti è quello di aprire la bocca tenendo le mani sulle orecchie: se si avverte un rumore è bene prenotare una visita.

In molti casi, però, pure in presenza di un problema all’ATM, la mandibola non fa male. Il dolore, invece, può manifestarsi su nuca, collo e spalle, direttamente collegati al funzionamento della bocca e del complesso cranio-cervicale.

Esistono poi tutta una serie di sintomi che possono apparire lontani e indipendenti ma che invece sono spie piuttosto attendibili di una sindrome ATM. I principali sono:

Le cause delle disfunzioni ATM: ansia, stress, malocclusioni e patologie complesse

Una volta individuati i possibili sintomi, è utile anche un’analisi delle cause che possono essere all’origine dei disordini temporo mandibolari.

Cominciamo dallo stress. Spesso, infatti, l’insorgere dei disturbi ATM è dovuto a stati di ansia. Infatti, vivere “in tensione”, a causa del lavoro o della vita privata, può portare ad un acutizzarsi di atteggiamenti negativi, come il bruxismo (cioè serrare o digrignare i denti). Da queste cattive abitudini possono poi discendere i sintomi dolorosi che abbiamo visto.

Lo stress, però, non deve essere usato come un passepartout che semplifica le diagnosi, fino a renderle poco credibili. Insomma: non è sempre e comunque colpa dell’ansia e delle pressioni sociali. Spesso l’Atm funziona male per delle ragioni strutturali, che hanno a che fare con la stessa conformazione della bocca, della mandibola o dell’articolazione (come i denti storti o le malocclusioni) Eredità genetiche oppure difetti conseguenti a traumi (in cui rientrano anche gli errati interventi dentali).

In molti casi, infine, le disfunzioni dell’articolazione temporo mandibolare sono legate alla presenza di patologie complesse, come l’artrite reumatoide, la sclerosi sistemica o la gotta.

Come si curano i disturbi temporo mandibolari

Se si ha il sospetto di essere affetti da un disturbo ATM è bene recarsi tempestivamente da un medico. Trascinarsi i problemi, infatti, è il modo migliore per cronicizzarli e renderli ancora più dolorosi. Spesso si sottovalutano in maniera miope le conseguenze negative di queste disfunzioni, che possono invece provocare un netto peggioramento della qualità della vita.

Lo specialista più indicato per una visita è senza dubbio il dentista, soprattutto se esperto in gnatologia. Nei casi più evidenti, sarà sufficiente la visita per arrivare a una diagnosi certa. In altre circostanze, invece, potrebbe essere necessaria una radiografia.

La soluzione più semplice, immediata e indolore per chi ha problemi all’articolazione cranio mandibolare è senza dubbio il bite. Uno strumento essenziale, che aiuta a non digrignare i denti e rilassa i muscoli della bocca. In molti casi è sufficiente, soprattutto quando le disfunzioni dell’ATM sono conseguenza di stress o malocclusioni non particolarmente gravi. Nelle situazioni più compromesse, invece, più risultare inefficace.

Leggi anche: Il bite sportivo, migliorare le performance partendo dai denti

Il gradino terapeutico successivo è rappresentato dall’ortodonzia, ovvero riallineare i denti utilizzando un apparecchio (mobile o fisso, magari invisibile). Le casistiche più gravi, infine, richiedono un vero e proprio intervento chirurgico (fino alla sostituzione dell’intera articolazione).

Le disfunzioni temporo-mandibolari, però, sono anche il campo di elezione per l’efficace applicazione di percorsi terapeutici polispecialistici. Infatti, date le strette correlazioni esistenti tra le diverse parti del corpo umano, e visto che i disturbi dell’ATM possono essere causa e conseguenza di problemi di vario genere, una soluzione definitiva la si può trovare coinvolgendo diversi esperti: dall’ortodontista all’osteopata, dall’optometrista al logopedista, dal nutrizionista all’esperto in riprogrammazione muscolare. Affidandosi a questa visione globale della salute si andranno a riequilibrare alla radice disfunzioni che altrimenti rischierebbero di essere solo “tamponate” con soluzioni di corto respiro.

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Posizionamento del bite per denti

Guida al bite dentale, un supporto fondamentale per la salute dei denti

Il bite per denti serve a risolvere numerosi problemi legati a difetti della dentatura e del morso, come malocclusioni, bruxismo, mal di testa, mal di schiena e acufeni. Il bite dentale personalizzato, infatti, è una placchetta trasparente che si appoggia sulle arcate dentali e ne evita lo sfregamento o il contatto. In questa breve guida, vengono affrontate le domande più frequenti sull’argomento: a cosa serve, come indossarlo, perché portarlo di notte, quanto costa.

Il bite dentale, fino a qualche anno fa, era praticamente un oggetto misterioso. Pochi ne conoscevano la funzione e le potenzialità e ancora meno erano i dentisti che realizzavano bite per denti personalizzati, utili a trattare disturbi specifici. Con il tempo, però, il bite ha cominciato a riscuotere sempre più successo. Si è compreso, infatti, il suo ruolo decisivo per contrastare alcuni difetti dentali (soprattutto malocclusioni e bruxismo) e i disturbi che ne scaturiscono. Inoltre, è molto utilizzato in funzione contenitiva, dopo un percorso di ortodonzia, per evitare che denti appena raddrizzati tornino ad essere storti. Ecco perché oggi il bite dentale è ormai un oggetto molto diffuso. Proviamo a conoscerlo meglio.

Cos’è il bite dentale

Essenziale, trasparente, quasi invisibile. Dal punto di vista materiale, il bite non ha certo l’aspetto di uno strumento medico rivoluzionario. Si tratta, infatti, di una semplice mascherina in resina che si appoggia sull’arcata dentale (inferiore o superiore, a volte anche su entrambe) e impedisce che i denti si tocchino. Un rimedio apparentemente elementare ma che è in grado di cambiare, in meglio, la qualità della vita di chi lo indossa.

In odontoiatria, il bite per denti viene utilizzato per trattare diverse problematiche, come:

Esistono molti modelli di bite dentale, differenziati a seconda della patologia che devono trattare, della struttura e dell’utilizzo.

Il bite personalizzato

I più efficaci sono i bite personalizzati, ovvero quelli che vengono realizzati dal dentista, in collaborazione con un odontotecnico, sulla base di un calco della bocca del paziente, Quindi ne riproducono fedelmente il profilo, adattandosi perfettamente alle arcate e intervenendo in modo specifico sui difetti del singolo.

Il bite morbido e quello preformato

Diffusi ma meno indicati, i bite morbidi, che si modellano sui denti la prima volta che vengono inseriti, e i bite preformati, con dimensioni e caratteristiche standard.

A cosa serve il bite e quando è il caso di metterlo

Scendendo più nel dettaglio dei disturbi dentali su cui il bite può incidere positivamente, è bene analizzare meglio le tre già citate: bruxismo, malocclusioni e recidiva ortodontica.

Il bite per il bruxismo

Il bruxismo è quell’abitudine, spesso inconscia, che porta a serrare con forza la mandibola e a digrignare i denti. Una pessima abitudine che si verifica soprattutto di notte (ma non solo) e che può avere serie ripercussioni sulla salute dei denti e delle gengive. Inoltre, il bruxismo è spesso causa di mal di testa e dolori alla mascella, dovuti all’eccessiva contrazione muscolare.

Il bite per il bruxismo ha il compito di “mettersi in mezzo” e di evitare che le due arcate dentali si tocchino. In questo modo i denti non vengono a contatto e non si produce il pericoloso digrignamento. Le gengive, quindi, non risentono della pressione eccessiva e non si infiammano e la muscolatura mandibolare si rilassa.

Leggi di più sul bruxismo

Il bite per i disturbi ATM: malocclusioni dentali, riposizionamento mandibolare e difetti di postura

Un’altra patologia dentale molto diffusa è la cosiddetta malocclusione. Il termine indica genericamente un errato funzionamento del morso. In pratica, la bocca “si chiude male”. I motivi possono essere vari: denti storti, denti mancanti, spostamento della mandibola.

Le conseguenze (disturbi dell’ATM) sono piuttosto pesanti. Chi soffre di malocclusione dentale, infatti, può ritrovarsi a combattere con frequenti mal di testa e dolori mandibolari. Inoltre, i difetti del morso possono provocare problemi all’apparato respiratorio (il comune “russare”) o a quello uditivo (gli acufeni). Infine, gli effetti delle malocclusioni si riflettono anche sulla colonna vertebrale, provocando mal di schiena e difetti nella postura.

Anche in questo caso, il bite può essere un valido alleato e contribuire al riposizionamento mandibolare. Viene personalizzato sulla bocca del paziente e riesce a correggere il difetto del morso. A cascata, quindi, spariscono anche tutti gli effetti e i dolori collegati. Ecco allora che si può parlare di bite per non russare o di bite per acufeni. In realtà, si tratta di una mascherina che agisce sulla malocclusione.

È bene specificare che, di fronte a patologie del genere, può essere utile e a volte necessario, associare il bite anche ad altri trattamenti terapeutici.

Odontoiatria olistica – Scopri di più

Il bite per “raddrizzare” i denti storti

Dire che il bite può essere utilizzato per raddrizzare i denti è sbagliato. È vero, invece, che può servire per mantenerli dritti, dopo un percorso di ortodonzia, quindi per conservarne l’allineamento. Una volta che si sono ottenuti i denti dritti e sani che si è sempre sognato, bisogna saperli conservare. Il rischio della cosiddetta recidiva ortodontica, infatti, è sempre presente. I denti possono perdere la posizione acquisita e tornare storti, sia perché tendono a muoversi naturalmente, sia perché magari erroneamente stimolati dai già visti fenomeni di digrignamento.

Per evitare di aver perso soldi e tempo, si può utilizzare il bite con funzione contenitiva. La mascherina, infatti, eviterà pressioni indesiderate sulla dentatura e preserverà i risultati dell’ortondonzia.

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Come si utilizza il bite dentale: qualche consiglio

Quando si parla del bite e della sua efficacia è fondamentale sottolineare come la riuscita del trattamento dipende essenzialmente dal corretto utilizzo della mascherina. Anche nel caso di bite realizzati a regola d’arte, se utilizzati poco o male, non consentono di raggiungere il risultato voluto e sperato. Ecco una breve guida con le risposte alle tre domande principali.

Come mettere il bite sui denti?

L’applicazione del bite è una cosa davvero molto semplice. Bisogna limitarsi ad appoggiarlo sull’arcata dentale per la quale è stato creato ed esercitare una leggerissima pressione, quella necessaria per farlo “incastrare” sui denti. Da quel momento in poi, il bite non si muoverà più, a meno che non lo si forzi con la lingua o non lo si sfili con le dita.

Quando indossarlo: bite diurno e bite notturno

Le modalità di utilizzo del bite devono essere suggerite dal dentista che lo realizza, perché vanno calibrate sugli obiettivi che si intendono raggiungere, che a loro volta sono influenzati dai motivi per i quali si è scelto di ricorrere a questo strumento. In generale, però, soprattutto quando il bite è finalizzato ad arginare disturbi come il bruxismo, il suo utilizzo è consigliato soprattutto di notte, quando non si possono controllare i movimenti dei denti. In questo caso, si parla esplicitamente di bite notturni. Più rari ma comunque utilizzati sono invece i bite diurni, o quelli che devono essere indossati indistintamente sia di notte che di giorno (magari solo per alcune ore).

Quanto tempo va portato il bite?

Il bite notturno ha anche il vantaggio di poter essere portato per diverse ore consecutive senza dare fastidio. Di notte, infatti, non arreca alcun disturbo al sonno. In generale, però, per i tempi di utilizzo vale lo stesso discorso fatto per le modalità: bisogna farsi guidare dal proprio odontoiatra di riferimento. Senza dubbio, però, più ore si utilizza il bite, maggior saranno i suoi effetti.

Come mantenere pulito il bite?

Trovandosi sempre a contatto con la bocca, il bite deve essere sottoposto regolarmente ad un’attenta pulizia, altrimenti rischia di trasformarsi in un veicolo di germi e batteri. Non si tratta di una manutenzione faticosa, ma di attuare poche e semplici accortezze, utili anche per salvaguardare la trasparenza della mascherina. È necessario ricordarsi di pulire il bite ogni volta che viene tolto e riposto nella sua scatola. Basta utilizzare uno spazzolino e una soluzione liquida fatta per un terzo di collutorio e per due terzi di acqua. In alternativa, va bene anche l’uso del dentifricio. L’importante è sempre risciacquare bene.

Quanto costa fare il bite dentale

Come detto, il bite più efficace è quello personalizzato, realizzato su misura da un dentista esperto. In questo caso, predeterminare con sicurezza il costo del bite dentale non è possibile, perché sono molti i fattori che vengono in rilievo per determinare il prezzo. Infatti, così come il bite si adatta alle esigenze di chi lo indossa, così il suo costo è determinato dal lavoro necessario per realizzarlo. Diverso è il discorso per i bite preformati che possono essere acquistati in farmacia, il cui costo è di qualche decina di euro ma che non hanno lo stesso impatto.

Sei sicuro di saper lavare bene i tuoi denti? Scoprilo qui


spazzolino da denti

Spazzolino da denti, come scegliere il migliore per le proprie esigenze

Lo spazzolino da denti è lo strumento fondamentale dell’igiene orale, l’alleato immancabile di un sorriso bello e sano. Per questo motivo, scegliere lo spazzolino da denti migliore significa selezionare quello più adatto alla propria bocca e alla propria dentatura. Ed è un’operazione molto importante. Ecco alcuni consigli per farlo al meglio.

Spazzolino da denti (manuale o elettrico), dentifricio e filo interdentale. Sono questi le tre armi indispensabili dell’igiene dentale. In particolare, lo spazzolino da denti è lo strumento fondamentale, da scegliere con cura e tenere sempre a portata di mano. Brevettato ufficialmente nella seconda metà del 1800, ad opera di H.N. Wadsworth, è ormai presente nella vita di ciascuno.

Come è fatto lo spazzolino da denti e come funziona

La struttura dello spazzolino per lavare i denti è molto semplice: un manico sottile, comodo da impugnare con la mano, con una testina da cui partono delle setole, che costituiscono una vera e propria piccola spazzola.

Il suo compito è duplice:

  • rimuovere dalla superficie dei denti i residui di cibo, in modo da prevenire la formazione di tartaro e placca;
  • effettuare un’azione massaggiante sulle gengive.

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Come scegliere lo spazzolino da denti: setole, testina e impugnatura

Come detto, la scelta dello spazzolino da denti è decisiva. Gli scaffali dei supermercati traboccano di spazzolini di ogni genere, con caratteristiche tecniche, colori e forme molto diversi. È sbagliato pensare che uno vale l’altro. Anzi, è vero l’esatto contrario: ad ognuno il suo, quello davvero giusto.

Le setole: morbide, medie e dure

L’ampia gamma di spazzolini da denti che si trova sul mercato dipende soprattutto dalla varietà delle setole. Molte marche famose, infatti, hanno sviluppato nel tempo modelli con lunghezze e forme particolari. La vera differenza, però, la fa il diametro delle fibre sintetiche utilizzate, da cui deriva una differente consistenza: morbide, medie, e dure.

Le setole morbide sono quelle che si adattano meglio a diversi tipi di bocca e dentatura. Risultano, infatti, molto delicate e quindi non danneggiano lo smalto e le gengive. Sono ideali, quindi, per tutti coloro che soffrono di sensibilità dentale o di problemi alle gengive, oppure per chi ha subito da poco un intervento odontoiatrico.

Dall’altra parte, le setole dure sono molto incisive nell’azione di pulizia, ma altrettanto aggressive verso gengive e denti. Perciò sono assolutamente sconsigliate per chi non ha una salute orale perfetta.

Le setole medie, infine, rappresentano una buona via di mezzo. Non a caso sono tra le più diffuse sul mercato. Anche queste, però, sono sconsigliate per chi manifesta problemi di sanguinamento delle gengive.

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setole spazzolino denti
Spazzolino da denti con una particolare struttura delle setole

Impugnatura ergonomica e grandezza della testina

Dopo le setole, l’altro elemento che incide sulla qualità dello spazzolino è la sua comodità d’uso, che dipende da due fattori: l’impugnatura e la testina.

La testina non deve essere troppo grande, perché deve permettere di arrivare fino agli ultimi denti (ad esempio quelli del giudizio) e spazzolarli facilmente. L’impugnatura, invece, deve essere ergonomica e adattarsi alla mano, in modo da rendere agevoli i movimenti. Sono molto comodi i modelli che prevedono delle applicazioni antiscivolo sul manico, che rendono ancora più salda la presa.

Quando lo spazzolino non basta, c’è la pulizia dei denti professionale

impugnatura spazzolino da denti
Spazzolino da denti con impugnatura ergonomica

Set di spazzolino elettrico

Spazzolino da denti elettrico, pro e contro di uno strumento sempre più diffuso

Lo spazzolino elettrico è ormai presente in molte case. In tanti, infatti, lo scelgono come alternativa allo spazzolino tradizionale. Una decisione intelligente, spesso indirizzata dalle opinioni positive dei dentisti su questo strumento. L’importante, però, è saper scegliere lo spazzolino elettrico adatto alle proprie esigenze e utilizzarlo con attenzione, conoscendone vantaggi e svantaggi.

Sul mercato ormai da diversi anni, lo spazzolino elettrico sta conquistando sempre più fiducia presso i consumatori, soprattutto tra quelli più attenti all’igiene orale. Dietro non c’è una moda (o almeno, non solo) ma una precisa scelta in termini di comodità ed efficacia. E sono molti i dentisti che lo consigliano, perché è un ottimo alleato per la rimozione di placca a tartaro. Come tutti gli strumenti innovativi, però, anche lo spazzolino elettrico va conosciuto bene e usato con precisione, altrimenti rischia di essere inutile, o addirittura dannoso. Inoltre, è bene approfondire pro e contro del suo utilizzo.

Come lavarsi bene i denti

Come sono fatti gli spazzolini da denti elettrici

Dal punto di vista della forma, questo tipo di spazzolino è molto simile a quello manuale. È composto dal manico, dalla testina e dalle setole. Ciò che lo differenzia è il meccanismo elettrico che muove le setole e che si trova generalmente all’interno dell’impugnatura. Questo meccanismo permette alla “testa” di ruotare rapidamente a contatto con i denti, pulendoli a fondo. Scegliere lo spazzolino giusto è molto importante. Questo vale sia per i modelli tradizionali che per quelli elettrici. Ma a quali caratteristiche bisogna dare peso? Nel caso degli spazzolini elettrici gli elementi fondamentali per guidare la scelta sono: le setole, il manico, la testina e la velocità di rotazione.

Le setole

Le setole possono essere morbide, medie o dure. Le prime risultano molto delicate con denti e gengive, quindi si adattano perfettamente alla bocca di chi ha problemi di sensibilità, infiammazione o postumi di un intervento odontoiatrico. Al contrario, invece, le setole dure sono molto efficaci nella pulizia ma piuttosto aggressive, quindi tendenzialmente poco utilizzate, a meno che non si abbia una bocca assolutamente sana. Le setole medie, infine, sono un buon compromesso, anche se sono comunque da sconsigliare in presenza di gengivite o se si verificano dei sanguinamenti.

La testina e l’impugnatura

Nel selezionare la testina, invece, bisogna fare attenzione alla forma e alla grandezza, che devono essere tali da permettere un movimento agevole nella bocca. Solo così lo spazzolino elettrico potrò raggiungere facilmente tutti i denti e fare il suo dovere. Anche per il manico valgono considerazioni simili: la forma non conta, è importante che sia maneggevole, magari provvisto di una superficie antiscivolo.

La rotazione

Fin qui, però, le caratteristiche che devono guidare nella scelta di uno spazzolino elettrico sono le stesse di un modello tradizionale. La vera differenza, invece, la fa il sistema di rotazione e soprattutto la sua velocità. Negli spazzolini più economici, la velocità della testina si attesta intorno alle 4500 oscillazioni al minuto. Nei modelli più costosi, invece, può arrivare fino a 9000 oscillazioni al minuto. Ad una rapidità maggiore corrisponde una migliore pulizia ma anche maggiori rischi di danneggiamento di smalto e gengive. Un rischio che in molti spazzolini viene parzialmente ovviato dalla presenza nell’impugnatura di un sensore di pressione, che avverte se si sta spingendo troppo.

Come pulire lo spazzolino da denti

Vantaggi e svantaggi dello spazzolino elettrico, i consigli e le opinioni dei dentisti

Il vantaggio principale dello spazzolino elettrico è la sua efficacia nel garantire la pulizia dei denti e la protezione dalle carie, grazie alla puntuale rimozione di placca e tartaro. Ed è questa anche la ragione per cui molti dentisti guardano favorevolmente a questo strumento, ne hanno opinioni positive e lo consigliano ai propri pazienti. D’altra parte, questa tipologia di spazzolino facilita anche l’igiene orale a tutte quelle persone che non riescono ad acquisire la giusta manualità con lo spazzolino tradizionale.

Allo stesso tempo, però, bisogna sottolineare che l’efficacia dello spazzolino elettrico è strettamente correlata al suo uso corretto. Se non si impara la tecnica adeguata, il risultato è esattamente l’opposto: denti poco puliti, gengive infiammate e forte rischio carie. Un altro potenziale svantaggio dello spazzolino da denti elettrico, sempre conseguente ad un suo uso non corretto, è il rischio di esercitare un’eccessiva pressione su denti e gengive finendo per danneggiarli. Per questo motivo, è sempre bene lasciarsi guidare da un dentista di fiducia, facendosi consigliare sia lo spazzolino elettrico più27 adatto sia la migliore tecnica di spazzolamento.

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Apparecchio trasparente su bocca finta

Invisalign, l’apparecchio trasparente per denti perfetti

L’apparecchio trasparente e mobile (tipo Invisalign) permette di raddrizzare i denti storti, risolvere casi di molocclusione e ottenere un sorriso perfetto, senza l’imbarazzo di fastidiosi fili di metallo in bocca. Per questo motivo, l’ortodonzia trasparente con metodo invisalign è molto diffusa soprattutto tra gli adulti, ai quali consente di correggere i difetti di estetica dentale rapidamente, senza problemi e ad un costo non proibitivo. In questa breve guida, tutte le informazioni essenziali e le risposte alle domande più frequenti.

L’apparecchio trasparente mobile (comunemente conosciuto come Invisalign) è una delle soluzioni di odontoiatria estetica e di ortodonzia mininvasiva più amate e apprezzate, soprattutto dagli adulti. Chi vuole raddrizzare i propri denti e regalarsi un sorriso perfetto, infatti, spesso si scontra con l’avversione per i tradizionali apparecchi fissi, che impongono antiestetici elementi in ferro, molto visibili e altrettanto fastidiosi. D’altronde, passata la fase adolescenziale, chi mai vorrebbe farsi vedere in giro con la dentatura intrappolata in una gabbia metallica?

Le soluzioni di ortodonzia per adulti

Invisalign, cos’è e come funziona l’apparecchio mininvasivo

Per fortuna, Invisalign elimina il problema alla radice, perché non si nota, visto che è costituito da due mascherine trasparenti, personalizzate e rimovibili, che si adattano perfettamente alle arcate dentali. Il procedimento che porta alla creazione di Invisalign è piuttosto semplice. Durante la prima seduta, il dentista acquisisce l’impronta della bocca del paziente, con uno specifico scanner 3D. Questo consente di realizzare immediatamente una simulazione tridimensionale del risultato finale che si andrà ad ottenere grazie ad Invisalign. Sulla base di questa “fotografia” vengono poi realizzate le mascherine su misura (aligner), che periodicamente vanno cambiate, per adattarle ai progressi. È bene precisare che gli aligner sono rimovibili, ma vanno comunque portati per molte ore (come si vedrà più avanti).

Leggi di più sugli apparecchi per denti

A seconda del tipo di intervento necessario e dell’età del paziente, esistono diverse tipologie di trattamento:

  • Invisalign Full, per affrontare i casi di affollamento e malocclusioni più gravi;
  • Invisalign Lite, per le casistiche più lievi (piccoli movimenti);
  • Invisalign Teen, pensato appositamente per i bambini e per gli adolescenti.

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I risultati dell’apparecchio trasparente: quali difetti si possono correggere

L’estetica impeccabile non è l’unico pregio capace di spiegare il successo dell’apparecchio trasparente. Il vero valore aggiunto sta nei risultati, che sono rapidi e molto soddisfacenti. Sono tante le problematiche dentali che possono essere risolte con Invisalign. A patto che dietro ci sia un dentista esperto e competente.

In particolare, questa soluzione di ortodonzia può essere utile per affrontare casi di:

Prima e dopo con Invisalign (le foto)

Quanto costa un apparecchio Invisalign

Sul prezzo di un trattamento effettuato con l’apparecchio trasparente Invisalign ci sono vere e proprie leggende metropolitane. Il fatto che sia una soluzione estetica di gran pregio e che molti vip la scelgano per sistemare il sorriso fa pensare che abbia un costo proibitivo. In realtà non è affatto così.

L’ortodonzia realizzata con le mascherine invisibili costa più o meno come quella tradizionale. Allo stesso modo, quindi, non è possibile parlare di prezzi in modo generico, ma è necessario realizzare un preventivo su misura, che tenga conto in maniera precisa delle problematiche su cui si deve intervenire.

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Tutto quello che c’è da sapere su Invisalign

Facendo una rapida ricerca su Google, ci si rende conto che l’apparecchio Invisalign rappresenta un argomento molto discusso. Tantissime persone sono interessate e navigano online alla ricerca di informazioni più precise, per farsi un’idea su cosa comporti questo trattamento. Qui di seguito sono raccolte le domande più frequenti e le relative risposte. Questo è davvero tutto quello che c’è da sapere su questi innovativi apparecchi per denti.

Quante ore bisogna portarlo?

Solitamente si raccomanda di tenerlo in bocca almeno 22 ore al giorno. Essendo completamente invisibile, non crea problemi nella vita sociale e quotidiana, quindi ci si può limitare a rimuoverlo solo quando si deve mangiare.

Quanto dura il trattamento?

Dipende dal difetto che si deve correggere e da quanto si è ligi al dovere (vedi domanda precedente). In linea di massima, però, non si superano i 3 mesi.

Durante il trattamento si accusa dolore?

No, nessun dolore. Solo una sensazione di pressione e di leggero fastidio, durante i primi giorni, dovuta all’assestamento dei denti che cominciano a muoversi.

Si accusano problemi nel parlare e nel pronunciare le parole?

Solo nei primissimi momenti dopo che lo si è indossato. Basta dare il tempo a lingua e palato di reagire e adattarsi e ogni fastidio scompare.

Come si tolgono e come si mettono le mascherine?

Niente di più semplice, si sfilano con naturalezza, perché non hanno agganci particolari.

Cosa posso mangiare?

Assolutamente nulla. Neanche una mollica. Quando si deve mangiare, le mascherine vanno sfilate. Soprattutto nei primi giorni, è consigliabile rimuoverle almeno 10 minuti prima del pasto, per lasciare il tempo ai denti di abituarsi alla “libertà”.

Cosa posso bere?

Le mascherine consentono tranquillamente di bere, però è meglio evitare bevande colorate, come il caffè o il vino rosso, o molto zuccherate, come tutte le bibite gassate. In quei casi è consigliabile sfilare l’apparecchio e poi rimetterlo.

Come si puliscono le mascherine?

Proprio come i denti, spazzolino e dentifricio. Bisogna spazzolare sia l’interno che l’esterno, ogni volta che si toglie e rimette.

Scopri di più anche sulle faccette dentali estetiche

 


Sindrome di Costen, che cos’è e come curarla 

La sindrome di Costen è un’infiammazione delle articolazioni che, tra le altre cose, svolgono la funzione della masticazione. I sintomi più comuni sono forti dolori all’orecchio, che si estende alla testa e al collo. Una diagnosi corretta del problema è il primo fondamentale passo per stabilire la corretta terapia e risolvere un problema molto fastidioso. Vediamo insieme come farlo.

La Sindrome di Costen, un’infiammazione articolare

Negli anni ’30, il Dottor Costen, un famoso medico statunitense, si accorge che diversi pazienti affetti da varie problematiche all’articolazione temporo-mandibolare (ATM), ovvero all’insieme dei muscoli della masticazione, riscontrano anche disturbi all’orecchio. James Bray Costen comincia così a sviluppare la tesi che proprio l’infiammazione dell’ATM sia all’origine dei dolori all’orecchio, ma anche di cefalea, cervicalgia e altre problematiche collegate all’insieme dell’apparato masticatore.

Da qui nasce il termine “Sindrome di Costen” per segnalare la patologia che può essere indicata anche come “Sindrome dell’ATM” o “Sindrome dolorosa mio-facciale”. Poiché quella temporo-mandibolare è un’articolazione molto attiva (si mette in funzione quando si mastica, ma pure quando si parla), la Sindrome di Costen, oltre ad essere molto comune è anche molto dolorosa. Ci sono comunque diverse terapie che consentono di risolvere il problema in maniera efficace.

I sintomi della Sindrome di Costen

Il primo passo consiste ovviamente nel riconoscere la patologia e, quindi, nella diagnosi corretta del problema. Proprio per questo è fondamentale conoscere i sintomi della Sindrome di Costen.

In linea generale, la percezione è quella di un forte dolore all’orecchio, di un ronzio che si avverte quando si mastica e, in alcuni casi, quando si parla. Il dolore può essere di varia intensità, si può arrivare persino a fare fatica quando si mangia e si deglutisce. Inoltre, possono anche insorgere acufeni e vertigini.

Inoltre, il dolore può facilmente passare dall’orecchio al cranio, fino a prendere tutto il collo. Infatti, l’ATM è un’articolazione molto complessa che è posizionata in un punto nevralgico all’interno della catena muscolare che congiunge la testa ai piedi. Una problematica riscontrata in questo punto può quindi trasformarsi in dolore su altre parti del corpo. Può essere utile quindi indicare i sintomi più comuni, oltre a quelli già menzionati, che vanno al di là del dolore all’orecchio e che possono essere confusi con patologie differenti:

  • cervicalgia;
  • stanchezza cronica;
  • irritabilità;
  • insonnia;
  • cefalea;
  • problemi di postura.

Le cause più comuni della Sindrome dell'ATM

Come illustrato sopra, l’origine della Sindrome di Costen è un’infiammazione all’articolazione temporo-mandibolare. Le cause che provocano questa infiammazione, però, possono essere diverse.

Le più comuni sono sicuramente dovute a traumi legati a una malocclusione dentaria, che a sua volta deriva spesso da denti mancanti o da protesi dentali impiantate male. Un altro fattore molto ricorrente è il bruxismo; molto spesso l’abitudine a digrignare i denti con forza durante il sonno comporta infiammazioni all’ATM. Infine, vanno citate anche alcune disfunzioni ormonali come possibile causa del problema.

Come diagnosticare un problema temporo mandibolare

La corretta diagnosi della Sindrome di Costen, che può essere realizzata da un dentista esperto in gnatologia, può richiedere di sottoporre il paziente a una Tac, una risonanza magnetica o a una radiografia. Avere una visione chiara e precisa della situazione è un requisito fondamentale per una cura efficace.

Come si può curare la Sindrome di Costen

Le terapie per risolvere la Sindrome di Costen sono molto varie, cambiano in maniera significativa a seconda dell’origine del problema. Molto spesso, si prescrivono alcuni antinfiammatori, ansiolitici, miorilassanti o esercizi per l’articolazione temporo-mandibolare. Lo stress è un fattore molto importante per il bruxismo e l’obiettivo di queste terapie è sempre quello di ridurre al massimo la pressione sull’ATM, evitando quindi il perdurare dell’infiammazione.

Nel caso in cui risulta evidente che il problema deriva da una malocclusione dentaria, invece, è fondamentale il ruolo del dentista. In ortodonzia, le soluzioni adottate con più frequenza sono:

  • l’utilizzo del “bite”, un dispositivo mobile che serve a impedire il digrignamento notturno dei denti;
  • la rimozione e correzione di eventuali protesi dentali sistemate in maniera sbagliata.

Inoltre, negli ultimi anni si sta utilizzando sempre di più una nuova tecnica terapeutica, il laser a diodi, che consente di ridurre il dolore mediante la fotobiostimolazione sulle articolazioni.

Infine, nelle situazioni più complicate, ad esempio quando il problema è dovuto a una malformazione, per risolvere il problema può essere necessario anche il ricorso a un intervento chirurgico maxillo-facciale.

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Sorriso e comunicazione non verbale, il segreto del successo nella vita privata e sul lavoro

Ormai da diversi anni, la comunicazione non verbale è al centro di studi psicologici di varia natura, che ne raccontano gli evidenti impatti in molti aspetti della vita: dalle relazioni interpersonali ai colloqui di lavoro. Il sorriso fa parte del gioco. Anzi, ricopre un ruolo fondamentale, visto il suo stretto legame con l’autostima. Chi sorride risulta più sicuro e affidabile e può avere una carta in più da giocarsi, oltre le parole e i gesti.

Avere una bocca sana è soprattutto una questione di benessere fisico, questo è certo. Ma è altrettanto insindacabile che un bel sorriso rilevi per la sua dimensione estetica e rappresenti una carta in più nelle relazioni sociali di qualsiasi tipo. D’altronde, il sorriso fa parte del viso, il biglietto da visita con cui ognuno si presenta, probabilmente la parte più “esposta” del nostro corpo. Prendersi cura della propria bocca e della propria dentatura, quindi, significa avere a cuore la qualità della propria vita, sia dal punto di vista fisico che psicologico.

Un sorriso per l’autostima 

Il sorriso, infatti, è uno straordinario motore per l’autostima. Viceversa, vergognarsi dei propri denti porta ad atteggiamenti di chiusura e di insicurezza. Spesso la molla che spinge a recarsi dal proprio dentista per richiedere un intervento di odontoiatria estetica è proprio la volontà di superare queste difficoltà, di tornare a sorridere e non continuare a “nascondersi”. Fortunatamente, negli anni, l’estetica dentale ha fatto passi da gigante e oggi permette di risolvere praticamente qualsiasi difetto di bocca e denti. La bellezza di un sorriso si valuta sulla base di tre fattori: forma e proporzione dei denti, la loro posizione e il loro colore. Sulla forma e sulle proporzioni, ad esempio, si può intervenire agevolmente con le faccette dentali. Per la posizione, invece, ci sono tutti i rimedi di ortodonzia, ormai più che discreti: apparecchi linguali e apparecchi trasparenti. Infine, per il colore, c’è la possibilità di procedere a periodici sbiancamenti oppure di intervenire in modo più strutturale sempre con le faccette. Non si tratta di stravolgersi, si tratta di migliorarsi.

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Sorriso e affidabilità

Una volta conquistato il sorriso desiderato, si guarda a sé stessi con occhi diversi e si diventa più sicuri verso l’esterno. Questa modifica della percezione che si ha di sé porta, come naturale conseguenza, anche a un cambiamento dello “sguardo” degli altri. È stato provato attraverso vari studi: una persona che sorride in maniera naturale e spontanea, senza forzatura, trasmette una sensazione di competenza e affidabilità. Caratteristiche che possono trasformarsi in un vantaggio nelle relazioni con le persone, anche a carattere lavorativo. Basta pensare a quanto è importante infondere fiducia per chi svolge un’attività a contatto con il pubblico, magari perché opera nel commercio.

Il valore del sorriso in un colloquio di lavoro

Rimanendo nell’ambito professionale, è innegabile che uno degli ambiti maggiormente studiati da chi si occupa di comunicazione non verbale è quello dei colloqui di lavoro. Il candidato che si presenta davanti a un selezionatore sa che trasmetterà molto più di ciò che dirà con la voce. Secondo alcuni studi, più del 50% della riuscita positiva di un colloquio si gioca al di fuori delle parole. A parlare, infatti, sarà anche tutto il suo corpo: mani, postura, occhi e, ovviamente, la bocca. Ecco perché bisogna imparare a gestire bene il proprio sorriso, per non correre il rischio di tradire emozioni opposte a quelle con consentono di fare bella figura, come superficialità o nervosismo.

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