ragazza che passa il filo interdentale

Come si usa il filo interdentale?

Passare il filo interdentale è fondamentale per curare denti e gengive, liberando la bocca da residui di cibo, placca e tartaro e difendendo il sorriso da patologie pericolose, come carie e gengiviti. È importante, però, imparare ad usare bene il filo, altrimenti ogni sforo è inutile. Ecco una breve guida.

Il filo interdentale è uno degli strumenti fondamentali della corretta igiene orale, insieme ad un adeguato spazzolino e ad un buon dentifricio (ma all’elenco potrebbero essere aggiunti anche collutorio e scovolino). Eppure, troppe persone ancora trascurano l’utilizzo del filo interdentale nella loro routine di pulizia dei denti, oppure lo passano in modo superficiale e inappropriato. Questa breve guida vuole proprio essere un supporto semplice ed immediato per capire bene l’uso corretto del filo interdentale e mettere al riparo il sorriso dai danni di placca e tartaro (a cominciare dalle dolorose carie e dalle pericolose gengiviti). Tutto ruota intorno a due domande fondamentali: quando usare il filo interdentale e come farlo nel modo migliore.

Cos’è il filo interdentale

Prima di rispondere a questi due quesiti, però, meglio tracciare una rapida definizione di che cos’è il filo interdentale e quali sono le sue caratteristiche principali. Lo strumento, dal punto di vista pratico, è molto semplice: un filo trasparente (che può avere diverso spessore), venduto in rocchetti di alcuni metri di lunghezza. Tradizionalmente il filo interdentale è di nylon ma le versioni di ultima generazione vengono realizzate anche in materiali biodegradabili. Altra distinzione importante e molto comune è quello tra filo cerato o non cerato. Ci sono poi tipologie di filo interdentale specifiche per particolari esigenze, come il filo a fiocco, perfetto per chi ha apparecchi ortodontici, e quello vibrante.

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Quando passare il filo interdentale

Il filo interdentale dovrebbe essere usato quotidianamente. Il suo uso costante, infatti, aiuta a rimuovere la placca e i residui di cibo che si accumulano tra i denti e che lo spazzolino non riesce a raggiungere. Quindi l’ideale è passare il filo interdentale almeno una volta al giorno, preferibilmente prima di andare a dormire.

Meglio il filo interdentale o lo scovolino?

Come si usa il filo interdentale

L’uso corretto del filo interdentale è lo scoglio che spaventa la maggior parte delle persone e le fa desistere. In realtà, però, basta acquisire un po’ di manualità e, in poco tempo, passare il filo interdentale diventa un’attività pratica e rapida.

Ecco come usare il filo interdentale, spiegato in pochi e semplici passaggi:

  • Tagliare la porzione di filo necessaria, cioè circa 45 cm
  • Avvolgere le estremità del filo attorno al dito medio di ciascuna mano, lasciando circa 2,5-5 cm di filo teso tra le stesse
  • Tenere il filo teso, stringendolo tra pollici e indici
  • Inserire delicatamente il filo tra due denti, muovendolo avanti e indietro.
  • Curvare il filo attorno a ciascun dente, formando una "C" e facendo scorrere il filo sotto il margine gengivale
  • Muovere il filo su e giù contro la superficie del dente, rimuovendo la placca e i residui di cibo.
  • Ripetere questi passaggi per ciascuno spazio interdentale, utilizzando una sezione pulita di filo per ogni dente.
  • Estrarre delicatamente il filo interdentale, evitando di tirarlo troppo velocemente per non danneggiare le gengive.

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filo interdentale tradizionale

Filo interdentale, come scegliere questo prezioso alleato dell’igiene orale

Il filo interdentale è uno strumento importantissimo per l’igiene orale. Passare regolarmente e correttamente il filo, infatti, consente di rimuovere placca e tartaro e di evitare il formarsi di carie e altri problemi. Sul mercato, però, esistono diversi tipi di filo interdentale. Qual è il migliore? Come fare per scegliere quello più adatto alla propria dentatura? Ecco qualche consiglio.

Il filo interdentale, insieme a spazzolino e dentifricio, è uno degli strumenti chiave per garantirsi una perfetta igiene orale. Dopo aver lavato bene i denti, infatti, è necessario passare anche il filo, per rimuovere i residui di cibo più ostici e arginare il formarsi di placca e tartaro. È fondamentale, non c’è altro modo per raggiungere lo stesso risultato. Gli spazi tra i denti sono un ricettacolo di sostanze pericolose per il sorriso, che sfuggono alle setole dello spazzolino e possono causare dolore e problemi di salute: carie, gengivite, parodontite, alito cattivo, ecc. Purtroppo, però, ancora molte persone trascurano il filo interdentale e si limitano ad utilizzare lo spazzolino (manuale o elettrico). I motivi? Pigrizia, in moltissimi casi. Ma anche una scarsa conoscenza del filo e delle sue potenzialità, e soprattutto una difficoltà a sceglierlo e a utilizzarlo in modo corretto. Questo articolo vuole proprio rispondere alla prima questione: come scegliere il filo interdentale migliore per sé.

Sei sicuro di saper lavare bene i denti?

Cos’è il filo interdentale

Prima di addentrarsi nell’elenco e nell’analisi dei diversi tipi di filo interdentale esistenti in commercio, è bene tracciare una sintetica definizione di cos’è questo strumento. Fortunatamente, si tratta di un oggetto molte semplice, la cui spiegazione non ha bisogno di molte parole. Infatti, il filo interdentale altro non è che un sottile filamento, di solito di nylon o di materiale biodegradabile (in quelli di ultima generazione) Viene venduto in piccole confezioni che ne contengono diversi metri. All’occorrenza, si estrae dalla scatola il filo, lo si tende fino alla lunghezza desiderata e lo si recide utilizzando un’apposita linguetta metallica presente sul tappo della confezione. E il gioco è fatto!

Vari tipi di filo interdentale

In commercio, esistono essenzialmente due tipologie di filo interdentale: quello cerato e quello non cerato. Ci sono poi alcune varianti tecniche, che servono a renderne più semplice l’uso in condizioni particolari, come nelle persone che hanno un apparecchio ai denti o che hanno difficoltà nel maneggiare oggetti sottili. Tra queste varianti, le più importanti sono:

  • filo interdentale a fiocchi (o spugnoso), pensato per chi porta apparecchi ortodontici o ha ponti e impianti; è composto da una punta metallica, da utilizzare come un ago, che si trascina dietro il filo classico, intervallato da sezioni spugnose;
  • forcella tendifilo, strumento di plastica, che termina con una forma a Y, su cui è già montata una piccola porzione di filo interdentale teso, pronto all’uso; perfetta per chi trova difficoltà a maneggiare tra le dita il filo tradizionale;
  • filo vibrante è collegato ad un piccolo macchinario che lo fa leggermente vibrare, per consentirgli di penetrare tra i denti più serrati.

Esistono, poi, anche dei fili aromatizzati, per renderne più gradevole l’uso.

Infine, tra le caratteristiche del filo interdentale, è molto importante fare attenzione allo spessore. Un filo troppo spesso, infatti, non si inserisce bene tra i denti, quando questi sono molto vicini e serrati. Viceversa, uno troppo sottile, scivola più facilmente durante l’uso e rischia di ferire le gengive. La soluzione? Fare qualche prova, magari dal proprio dentista di fiducia, per trovare lo spessore giusto per la propria bocca.

Meglio il filo interdentale o lo scovolino?

Filo interdentale cerato o non cerato

Come detto, la distinzione fondamentale è tra filo interdentale cerato o non cerato. In entrambe i casi, il filo è fatto di nylon. Il primo, però, è ricoperto da uno strato di cera, che lo rende più resistente e fluido, quindi adatto per chi presenta delle irregolarità sui denti. Quello non cerato, invece, è più sottile, quindi migliore per passare negli spazi molto stretti; inoltre, offre una maggiore superficie abrasiva.

Come scegliere il filo interdentale migliore 

In conclusione, quindi, si può affermare che non esiste il filo interdentale migliore in assoluto ma esiste il filo interdentale migliore in base alle proprie specifiche esigenze. Perciò, per scegliere il filo interdentale migliore, bisogna considerare le caratteristiche dei propri denti. Ad esempio, chi ha spazi interdentali stretti, potrebbe optare per un filo monofilamento che scorre facilmente senza sfilacciarsi. Per denti più distanziati, invece, un filo di nylon cerato può essere più efficace. Una cosa però è certa: la persona migliore a cui chiedere consiglio è il proprio dentista di fiducia.

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Mal di testa e denti, esiste una correlazione? 

Il mal di testa può partire dai denti? La risposta è sì, perché esiste una correlazione tra cefalee e problemi dentali. E si tratta di una casistica molto più diffusa di quanto si possa pensare. Saperlo può aiutare a eliminare fastidiose emicranie e a migliorare la qualità della vita. Ma quale relazione lega denti e mal di testa? In che modo i disturbi della dentatura provocano le emicranie? Gli indiziati sono essenzialmente quattro: malocclusioni, carie, bruxismo e ortodonzia.

Quando avvertiamo un forte mal di testa, siamo portati a pensare che sia causato da stress e stanchezza, da un raffreddore in corso o che sia il campanello di allarme di un’influenza in arrivo. Difficilmente, invece, di fronte a un’emicrania, si finisce per collegarla ai denti. Eppure, un legame può esserci e andrebbe indagato, soprattutto e si soffre spesso di cefalee.

La correlazione tra testa e denti: il ruolo dell’ATM

Per capire che connessione esiste tra denti e mal di testa è bene partire da una costatazione: tutte le parti del nostro corpo sono connesse tra loro. Per questo, un’anomalia che si verifica in un determinato punto può causare problemi anche in altre parti. In questo senso, in alcuni casi, tra l’emicrania e i denti può esserci una correlazione diretta. Le articolazioni che collegano la bocca con la testa, infatti, sono spesso influenzate dal malfunzionamento dell’apparato stomatognatico, cioè il complesso di organi e tessuti che svolgono, tra l’altro, funzioni digestive e respiratorie.

Quando non si riesce a identificare la causa di un mal di testa che non accenna a sparire, può essere quindi utile rivolgersi al dentista, il quale potrebbe appunto trovare delle inaspettate connessioni tra l’emicrania e un problema dell’apparato dentale. Tra i sintomi più comuni e significativi della correlazione tra i denti e l’emicrania ci sono i ronzii e i fischi alle orecchie (acufeni), l’indolenzimento nella zona delle guance, oppure la connessione tra sonno e mal di testa. Vediamo insieme allora quali sono le patologie che partendo dalla bocca possono provocare il mal di testa.

Mal di testa e carie

Una prima possibile causa di mal di testa originato dai denti è quella della carie. Tutto passa attraverso il nervo trigemino, che è uno dei dodici nervi cranici e che dalla bocca attraversa la mandibola fino ad arrivare alla parte superiore della testa. Anche se non è tra le cause più comuni dell’emicrania, proprio attraverso il nervo trigemino, in presenza di una carie dentale, il dolore dalla bocca può diffondersi in tutta la faccia. Nel caso in cui sia proprio la carie l’origine del mal di testa, allora il fastidio si avvertirà generalmente anche all’altezza degli occhi e dell’orecchio.

La carie, eterna nemica del sorriso

Mal di testa e malocclusioni dentali

Anche le malocclusioni dentali, ovvero l'errato allineamento dei denti, possono causare mal di testa frequenti. Questo avviene perché una cattiva occlusione influisce sull'articolazione temporo-mandibolare (ATM), causando tensione nei muscoli del viso, del collo e delle spalle. Tale tensione può irradiarsi fino alla testa, generando l’emicrania. I sintomi includono cefalee localizzate nelle tempie, sulla fronte o dietro gli occhi, oltre a dolori facciali.

Leggi di più sulle malocclusioni

Mal di testa e digrignamento dei denti (bruxismo)

Una variante delle malocclusioni dentali è rappresentata dal bruxismo, ovvero l'abitudine di digrignare o serrare i denti, soprattutto durante la notte. Anche il bruxismo, ovviamente, può essere causa di mal di denti e mal di testa. Questo disturbo, infatti, come già detto per la categoria più ampia delle malocclusioni, genera una tensione eccessiva nei muscoli masticatori e nelle articolazioni temporo-mandibolari (ATM). La continua contrazione di questi muscoli può causare dolore che si irradia alla testa, provocando cefalee. I sintomi includono mal di testa persistenti, soprattutto al risveglio, dolori al viso e alla mascella, e talvolta dolori al collo e alle spalle. Il bruxismo può essere causato da stress, ansia o problemi dentali.

Leggi di più sul bruxismo

Mal di testa e apparecchio ai denti

Quando si parla di mal di testa causato da problemi dentali bisogna anche prendere in considerazione il ruolo dell’apparecchio per denti. Quando si inizia una cura di ortodonzia, infatti, soprattutto nelle prime settimane, si può andare incontro ad emicranie. Questo avviene perché i denti e le strutture circostanti iniziano ad adattarsi alla nuova posizione. La pressione esercitata dall'apparecchio sui denti, quindi, può generare tensione nei muscoli masticatori e nelle articolazioni temporo-mandibolari, irradiandosi alla testa e causando cefalee. I sintomi includono mal di testa localizzati nelle tempie, sulla fronte o nella parte posteriore della testa. Per alleviare questi disturbi, è importante seguire le indicazioni del proprio dentista di fiducia, che può consigliare l'uso di analgesici o tecniche di rilassamento muscolare durante il periodo di adattamento.

Leggi tutto sull'ortodonzia per adulti

Denti e mal di testa insieme, come risolvere il problema

La soluzione all’emicrania causata dai denti varia a seconda dello specifico disturbo dentale che la provoca.

Nel caso in cui la causa fosse il bruxismo, allora molto spesso per eliminare il dolore basta ricorrere al bite, un dispositivo che si indossa la notte per favorire il rilassamento dei denti ed evitare il digrignamento.

Quando il dolore è causato invece da una malocclusione, allora può essere necessario sottoporsi a un trattamento ortodontico per intervenire sulla chiusura delle arcate dentali. Infatti, in alcuni casi per correggere il disallineamento ed evitare quindi il sovraccaricarsi dei muscoli facciali, l’unica soluzione è un apparecchio dentale, mobile o anche fisso. Se invece la malocclusione è conseguenza di una carie curata male o di un’otturazione mal riuscita, bisogna intervenire per risistemare la situazione.

In ogni caso, quando il mal di testa non passa e si riscontrano i sintomi di un problema alla bocca, è importante rivolgersi a un dentista, che solamente dopo un’accurata diagnosi per individuare le cause potrà scegliere la cura migliore per correre ai ripari nel minor tempo possibile.

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Denti e postura: la relazione invisibile tra malocclusioni e colonna vertebrale

I denti e la postura sono legati da relazioni invisibili ma strette. Difetti del morso e malocclusioni dentali hanno effetti negativi sulla colonna vertebrale e sull’equilibrio posturale. La relazione tra i denti e la postura, quindi, finisce per coinvolgere gran parte del corpo: testa, schiena, gambe, piedi ma anche orecchie e occhi. Indagare queste correlazioni è compito dell’odontoiatra, sulla base di un approccio olistico, che considera il corpo umano come un sistema complesso e unitario. E i rimedi più comuni per risolvere i difetti posturali causati dai denti sono il bite e l’ortodonzia.

Denti e postura, che relazione c’è tra malocclusioni e problemi posturali?

Di questa connessione tra denti e postura si sta acquisendo sempre più consapevolezza. Non a caso, gli odontoiatri vengono coinvolti spesso in processi di riequilibrio motorio e posturale. Come detto, infatti, diversi studi hanno confermato come i problemi ai denti e al morso possono svolgere un ruolo chiave nell’insorgere di disturbi come mal di testa, mal di schiena (cervicale e lombare), difetti di postura e simili. Allo stesso modo, le malocclusioni dentali possono influenzare la vista, l’udito, anche la corretta articolazione del linguaggio. Connessioni che suggeriscono di prediligere un approccio polispecialistico nel trattamento di questa tipologia di disturbi, come avviene nel Centro polifunzionale Kìnesis, dove il paziente si trova a contatto con una pluralità di esperti che collaborano verso lo stesso obiettivo (ortodontista, osteopata, optometrista, logopedista, nutrizionista, esperto in riprogrammazione muscolare).

Le cause dei problemi di postura generati dai denti

Ma perché i denti influenza la postura (e viceversa)? Il motivo è complesso, ma può essere spiegato in modo semplice. Partiamo dalla definizione di postura, cioè l’atteggiamento statico e dinamico del corpo nei confronti dell’ambiente. In altri termini, la postura è la posizione che assumiamo quotidianamente quando stiamo fermi e quando ci muoviamo. Questo atteggiamento del corpo è il risultato di un insieme di “elementi” che, interagendo tra loro, determinano appunto la nostra posizione. I due vertici di questo insieme sono la testa e i piedi. La colonna vertebrale si trova in mezzo e trasmette i segnali che arrivano dai vari punti del corpo.

La caratteristica principale del corpo umano è, come anticipato, proprio l’interconnessione tra i vari elementi, perciò un disturbo generato in un punto si trasmette a varie parti dell’organismo. In questo senso, la mandibola occupa una posizione molto delicata e influente sull’atteggiamento generale. Infatti, l’articolazione temporo mandibolare (ATM), con i suoi muscoli molto potenti, esercita pressione direttamente sulla colonna vertebrale. Se i muscoli mandibolari non si attivano correttamente, perché le arcate dentali non si chiudono bene, finiscono per generare delle tensioni che si scaricano sulla spina dorsale.

Leggi anche: I disturbi dell’ATM

Gli effetti delle malocclusioni dentali sulla postura

Spiegato il perché i denti influiscono sulla postura, bisogna ora definire quali sono nello specifico i disturbi che si verificano con più frequenza e insistenza.

La malocclusione è sicuramente il primo dei disturbi che dalla bocca provoca squilibri posturali. Infatti, quando l’arcata dentale superiore non è perfettamente allineata all’arcata inferiore, si vengono a generare una serie di problemi relazionati alla posizione scorretta della mandibola. Tali effetti variano a seconda del tipo di malocclusione e quindi del posizionamento tra arcata dentale inferiore e superiore. La relazione occluso-posturale è infatti una delle più complesse all’interno del corpo umano. Vediamo le situazioni più comuni:

  • Il morso aperto (open bite) provoca un’incurvatura delle spalle e della testa.
  • Il morso incrociato (cross bite) comporta principalmente problemi a livello di bacino, oltra a contrazioni muscolari che coinvolgono il torace alto e le spalle.
  • Il morso profondo (deep bite) può generare l’accentuarsi da una parte di problemi di lordosi cervicale e dall’altra varie contrazioni ai muscoli del collo.

Morso aperto

Può succedere che la lingua eserciti una pressione eccessiva sui denti, spingendo così in avanti l’arcata dentale superiore. Il risultato? Molto spesso si viene a creare una beanza, per via del mancato contatto tra le due arcate. Si tratta di quella che,, in termini tecnici, viene definita come una malocclusione verticale. Spesso questo tipo di problema deriva dall’uso prolungato del ciuccio o dall’abitudine del “dito in bocca” durante l’infanzia. A livello posturale, il morso aperto (open bite) provoca l’avanzamento del baricentro corporeo, con le scapole che scivolano avanti. In questi casi, si può avvertire quindi dolore e fastidio a livello lombare.

Leggi di più sul morso aperto

Morso incrociato

Si parla di morso incrociato (cross bite) quando l’occlusione è disallineata orizzontalmente. In questa situazione, infatti, l’arcata superiore non riesce a scavalcare quella inferiore, provocando così un disallineamento che può interessare vari punti della dentatura, un solo lato della bocca oppure entrambi. Le cause del morso incrociato possono essere legate a problemi dentali, per esempio l’inclinazione di alcuni denti, oppure un ponte troppo alto che provoca una masticazione asimmetrica. In altri casi, invece, le cause possono essere di diversa entità: problemi genetici di tipo ereditario, bruxismo, postura bassa della lingua, le abitudini infantili scorrette già citate sopra, perdita di alcuni denti. Gli effetti a livello posturale sono dovuti per lo più a una conseguente alterazione della colonna vertebrale, con disallineamento del bacino e dolori muscolari, che si avvertono invece su spalle e parte alta del torace.

Leggi di più sul cross bite

Morso profondo

A differenza delle due situazioni appena descritte, il morso profondo ha prevalentemente origini legate ad anomalie scheletriche, che spesso sono poi accentuate dalla pessima abitudine (molto comune) di digrignare con forza i denti, soprattutto durante il sonno (bruxismo). Il cross bite è purtroppo uno dei problemi più frequenti nei pazienti e si manifesta quando gli incisivi superiori coprono troppo quelli inferiori, arrivando a sormontarli per più di 2 mm.  A livello orale, i sintomi si manifestano con difficoltà a masticare, deglutire, spesso anche a pronunciare le parole. Gli effetti a livello posturale sono invece diversi. Lo spostamento in avanti della testa provoca infatti una accentuazione della lordosi cervicale e diverse problematiche dovute alla contrazione dei muscoli del collo. Inoltre, poiché in presenza di questa situazione la mandibola è costretta a spostarsi indietro, molto spesso si hanno anche diversi problemi alle articolazioni mandibolari.

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Come correggere i problemi di occlusioni dentali errate e postura: bite, ortodonzia e approccio polispecialistico

La prevenzione dei problemi posturali passa quindi anche per il benessere orale. Questo significa che visite periodiche dal dentista, una buona igiene orale e una cura adeguata dei nostri denti sono importanti anche per evitare problemi a testa e schiena. Detto ciò, come accennato sopra, non bisogna nemmeno cadere nell’errore di sovrastimare l’effetto dei denti sui problemi posturali.

In linea generale, è fondamentale prima di tutto realizzare un’approfondita visita occluso-posturale, per giungere a una diagnosi che tenga in considerazione la posizione del corpo, la masticazione, il modo di appoggiare i piedi. Senza questo approccio olistico è infatti molto complicato riuscire a individuare con precisione l’origine del malessere posturale. Vista la crescente attenzione sul tema, negli ultimi anni in ambito odontoiatrico si è sviluppata la gnatologia, una disciplina che studia specificamente l’equilibrio e le funzioni dei muscoli della masticazione, come deglutizione, masticazione e fonazione. Grazie alla visione d’insieme su cui si basa, una visita gnatologica può dare indicazioni importanti sulle relazioni tra malocclusioni e postura. Per lo stesso motivo, è importante anche promuovere un approccio polispecialistico ai difetti di postura causati dai denti. Solo facendo intervenire una pluralità di medici ed esperti, infatti si può pensare di risolvere un problema dalle molte facce e implicazioni.

Venendo specificatamente alle soluzioni odontoiatriche per la correzione delle malocclusioni, una volta individuato il problema, il dentista può scegliere di agire in diversi modi a seconda della situazione particolare. Una delle soluzioni più comuni, comunque, è l’utilizzo del bite, un apparecchio mobile da apporre tra le arcati dentali per correggere la chiusura mandibolare ed evitare così contrazioni muscolari alla bocca. Altrettanto diffuso è il ricorso all’ortodonzia, nelle sue diverse forme: apparecchi fissi, mobili o trasparenti. Infine, in altri casi più complessi e gravi, per risolvere il problema della masticazione si può arrivare anche a optare per un intervento protesico.


Scovolino o filo interdentale? Ecco qual è la soluzione migliore per l’igiene orale

Per la pulizia dei denti, è meglio usare il filo interdentale o lo scovolino? Per poter dare una risposta che non sia guidata dai pregiudizi, bisogna analizzare con attenzione pregi e difetti di entrambe le soluzioni. E poi scegliere in modo consapevole.

C’è un tema su cui tutti i dentisti concordano in maniera totale e granitica: l’importanza di acquisire corrette abitudini di igiene orale. Infatti, pulire bene i denti, con regolarità e utilizzando i giusti strumenti, significa non solo proteggerli dalle carie ma anche assicurare la salute di tutte le altre componenti della bocca, a cominciare dalle gengive. Placca e tartaro sono nemici implacabili del sorriso e combatterli efficacemente serve a mettersi al riparo da numerose e dolorose complicazioni. In questa battaglia, armi fondamentali sono il filo interdentale e lo scovolino, entrambe deputati a pulire gli spazi tra i denti, dove tendono ad annidarsi residui di cibo e quindi a proliferare i batteri. Ma quale di questi due strumenti è il più efficace? Intorno a questa domanda si creano spesso vere e proprie fazioni contrapposte. Per dirimere questa sfida c’è bisogno di capire meglio pregi e difetti delle due soluzioni e magari di ipotizzare una terza opzione, frutto di una sintesi più che di un braccio di ferro.

Pregi e difetti del filo interdentale

Per la maggior parte delle persone, il filo interdentale è la prima scelta per la pulizia dei denti. Costituito essenzialmente da un semplice filamento di nylon, può essere più o meno spesso ed eventualmente cerato. Il suo principale pregio è senza dubbio la notevole capacità di rimozione della placca e dei residui alimentari dagli spazi tra i denti (anche i più stretti). Inoltre, è molto pratico da portare sempre con sé, perché confezionato in piccole scatoline, dotate di un’apposita linguetta metallica per il taglio del filo alla lunghezza desiderata.

Allo stesso tempo, però, il filo interdentale presenta anche alcuni svantaggi. Per esempio, può essere difficile da usare per chi ha meno manualità o per chi ha denti con una superficie irregolare e tagliente, che può causare la rottura del filo. Inoltre, se non utilizzato correttamente, può provocare danni alle gengive, come piccole lacerazioni o sanguinamenti.

Leggi l’approfondimento sul filo interdentale

Pregi e difetti dello scovolino

Lo scovolino ha la stessa funzione del filo interdentale, cioè la pulizia degli spazi tra i denti, ma struttura e modalità d’uso sensibilmente diverse. È formato da un piccolo manico in plastica sulla cui testa è fissata una struttura a cono, costituita da un filo metallico centrale da cui si dipanano delle setole (più o meno ampie). In anni più recenti si sono diffusi anche degli scovolini in cui le setole sono sostituite da un cono in gomma. La forma dello scovolino è perfetta per infilarsi nel punto di contatto tra i denti, vicino alla gengiva, e spingere via i residui alimentari. È molto semplice e rapido da utilizzare, richiedendo meno manualità del filo interdentale. Inoltre, è particolarmente indicato per chi porta apparecchi ortodontici o ponti.

Anche lo scovolino, però, presenta degli svantaggi. Per esempio, non è utilizzabile in spazi interdentali molto stretti (mentre è estremamente funzionale in quelli larghi), dove può non inserirsi comodamente o essere meno efficace. Inoltre, se usato con troppa forza, può danneggiare le gengive o graffiare il collare di un impianto.

Leggi l’approfondimento sullo scovolino

L’alleanza tra scovolino e filo interdentale per la salute dei denti

A questo punto, però, è lecito porsi un dubbio: chi lo ha detto che il rapporto tra filo interdentale e scovolino deve risolversi in una contrapposizione? Entrambe, infatti, sono strumenti eccellenti per la pulizia interdentale, ed è proprio il loro uso combinato a offrire la migliore protezione contro problemi dentali come la carie e la malattia parodontale. Da una parte, filo interdentale è insuperabile nella rimozione della placca e dei residui alimentari negli spazi stretti tra i denti. D'altra parte, lo scovolino è particolarmente efficace negli spazi più larghi e intorno agli apparecchi ortodontici. Associandoli, ci si assicura una pulizia capace di far fronte a tutte le esigenze della bocca. Utilizzare sia il filo interdentale che lo scovolino come parte della routine quotidiana di igiene orale può quindi migliorare significativamente la salute generale dei denti e delle gengive, adattandosi in modo flessibile alle necessità di ciascuno.

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uomo con dentiera

Protesi dentali mobili, tutto quello che c’è da sapere

Breve guida alle protesi dentali, una soluzione ancora valida per risolvere il problema dei denti mancanti. Le dentiere di nuova generazione, infatti, garantiscono ottima tenuta e buoni risultati estetici ad un costo accessibile.

La perdita dei denti, soprattutto con l’avanzare dell’età, è purtroppo un’eventualità tutt’altro che remota. Per fortuna, oggi l’odontoiatria offre diverse soluzioni a questo problema, consentendo il ripristino di una dentatura perfetta, sia sotto il profilo funzionale che estetico, con il ricorso alle protesi, che possono essere di due tipi: fisse o mobili. Questo approfondimento è dedicato proprio alle protesi dentarie fisse, meglio conosciute come dentiere. Nell’immaginario collettivo, la dentiera è associata alla vecchiaia ed è considerata ancora un rimedio che può generare ilarità o imbarazzo (a chi non viene in mente la tipica dentiera di un nonno, infilata in un barattolo e poggiata sul comodino accanto al letto al momento di coricarsi?). Questo pregiudizio, però, ormai non corrisponde più alla realtà. Oggi, infatti, le protesi mobili, se ben fatte, pur rimanendo una soluzione di ripiego rispetto a quelle fisse, sono assolutamente efficaci ed impeccabili sotto il profilo estetico. Cerchiamo di capirne di più.

Leggi anche l’approfondimento sulle protesi dentali fisse

Cos’è la protesi dentale mobile e quanti tipi ne esistono

Detto in modo estremamente semplice, la dentiera altro non è che un dispositivo removibile che sostituisce i denti mancanti. Il compito di una protesi dentale mobile, quindi, è quello di ripristinare la funzionalità masticatoria e l'estetica del sorriso.

In odontoiatria, esistono orma diverse tipologie di dentiere, che si distinguono a seconda del loro rapporto con i denti naturali e della loro modalità di ancoraggio alla bocca.

Dal primo punto di vista, è possibile distinguere:

  • Protesi totale: sostituisce tutti i denti, riproducendo nella loro interessa sia l’arcata dentale superiore che quella inferiore;
  • Protesi parziale: tampona la mancanza solo di alcuni denti;
  • Protesi combinata: unisce elementi di protesi fissa e mobile, offrendo una soluzione versatile e stabile.

Sotto il profilo dell’aggancio in bocca, invece, è possibile identificare le seguenti tipologie:

  • Dentiere a ventosa: utilizzano un meccanismo di ventosa per migliorare l'aderenza alla gengiva, riducendo il rischio di scivolamento;
  • Dentiere senza palato: ideali per l’arcata superiore, eliminano la copertura del palato per un maggiore comfort e miglior sensazione al gusto;
  • Dentiere a bottone: si attacca a bottoni specifici impiantati nelle ossa, offrendo una stabilità superiore;
  • Scheletrato: con una struttura metallica che offre supporto e durabilità, sono leggere e meno invasive rispetto ad altre protesi.

Leggi di più sul Toronto Bridge

Dentiere di ultima generazione

Al di là delle molteplici tipologie, però, ciò che è importante sottolineare è quanto l’evoluzione tecnologica che ha caratterizzato l’odontoiatria negli ultimi anni abbia permesso di fare enormi passi avanti anche nel campo delle protesi mobile. Fino a qualche decennio fa, infatti, la dentiera era considerata una cosa estremamente vecchia e antiestetica. Oggi, invece, grazie all’utilizzo di nuovi materiale e sistemi di progettazione è possibile creare delle protesi dentarie mobili in tutto e per tutto identiche alla dentatura naturale, per forma, dimensione e colore. Inoltre, le dentiere  di ultima generazione sono molto più comode, salde e resistenti rispetto alle loro recenti antenate.

Scopri come la tecnologia può modellare il tuo sorriso

Vantaggi e svantaggi delle protesi mobili

L’avvento delle dentiere di ultima generazione ha permesso a questa tipologia di protesi di riguadagnare apprezzamento e di non venire definitivamente soppiantata. Indubbiamente, un impianto dentale o una protesi fissa dà garanzie estetiche e funzionali maggiori, ma anche la dentiera si rivela una buona soluzione, soprattutto in determinate circostanze.

In particolare, i vantaggi principali della dentiera sono:

  • Minore invasività, perché non richiede un intervento di tipo chirurgico;
  • Minor costo, anche se realizzata con i migliori materiali e le migliori tecnologie disponibili;
  • Adattabilità nel tempo, perché può subire delle piccole correzioni graduali che le permettono di seguire i cambiamenti della bocca.

Allo stesso modo, però, non si possono negare alcuni svantaggi, che hanno soprattutto a che fare con una minore stabilità rispetto all’impianto o alle protesi fisse.

Leggi di più sugli impianti dentali a carico immediato

Quanto costa una protesi dentale mobile

Come detto, quindi, il prezzo è senza dubbio una delle variabili che rende la dentiera molto appetibile come soluzione per ovviare alla mancanza di denti. Ma qual è il costo di una protesi mobile? Impossibile predeterminarlo con certezza, perché, come accade spesso in odontoiatria, dipende dalle condizioni specifiche della bocca del paziente e della scelta dei materiali. Solo una visita con uno specialista può sciogliere questo dubbio.

Quanto può durare una dentiera

Altro argomento molto sentito per chi deve farsi fare una protesi mobile è quello della sua durata (costo che comunque la spesa da affrontare non è banale). Per fortuna, le dentiere di nuova generazione, realizzate con materiali di qualità, sono molto resistenti e possono durate diversi anni.

Come prendersi cura della protesi mobile

Ciò che è fondamentale per assicurarsi questa lunga durata è prendersi cura bene della dentiera. Non è un impegno gravoso. Bastano poche e semplici accortezze.

Manutenzione e pulizia

Per prima cosa, bisogna curare in modo molto puntuale la pulizia della dentiera. Dopo ogni pasto, va sciacquata bene sotto l’acqua corrente e almeno una volta al giorno va spazzolata con un apposito spazzolino e magari con un detergente specifico non aggressivo. In queste occasioni, è anche importante pulire la bocca (gengive, guance e lingua) con una garza imbevuta. Inoltre, durante la notte è consigliabile sfilare la dentiera e riporla nell’acqua. Infine, bisogna attenersi scrupolosamente ad eventuali indicazioni di dettaglio fornite dal dentista, perché ogni protesi può avere esigenze di manutenzione specifiche.

Cosa e come mangiare

Per quanto riguarda i pasti, è ancora molto diffusa l’errata convinzione che con la dentiera bisogna rinunciare a determinati cibi. In realtà, proprio i progressi della tecnologia in materia di protesi hanno ormai eliminato ogni rischio. Si può quindi affermare che con la dentiera è possibile mangiare tutto ciò che ci si concede con i denti naturali. L’unica fase in cui bisogna fare attenzione è quella iniziale, perché bisogna dare il tempo alla bocca di abituarsi alla presenza della protesi e alla sua gestione al momento della masticazione.

Cosa non fare

Ci sono poi alcuni comportamenti da evitare, come l’immersione della protesi in acqua bollente (perché potrebbe deformarsi), la pulizia con spazzolini dalle setole dure o dentifrici aggressivi, l’uso di candeggina o sostanze abrasive per lo sbiancamento.

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Protesi dentali fisse, tutto quello che c’è da sapere

Esistono due tipologie di protesi dentarie fisse, le corone e i ponti, entrambe con il compito di compensare la mancanza di uno o più denti, a seguito di estrazione o caduta. Rientrano tra le protesi dentali anche le faccette estetiche, che assolvono però a una funzione diversa. In questo approfondimento, una breve guida per saperne di più sulle protesi dentarie fisse, anche in termini di costo, durata e manutenzione.

Mentre per un bambino la perdita di un dente è un fatto assolutamente naturale, lo stesso non si può dire degli adulti, per i quali la caduta dei denti rappresenta un vero shock, che può dar luogo, oltre che a problemi di salute, anche a disagio sociale. Una situazione che può aggravarsi con l’avanzare dell’età, quando i denti mancanti possono moltiplicarsi, fino a creare seri problemi di masticazione (e quindi, a cascata, disturbi in tutto il corpo). Per lungo tempo, l’unico rimedio a questa situazione è stato rappresentato dalle protesi dentali mobili, meglio conosciute come dentiere. Nell’immaginario collettivo, la dentiera è associata alla vecchiaia ed è percepita come qualcosa di poco estetico, di antiquato, a tratti anche di ridicolo. Ovviamente, le dentiere oggi in circolazione non hanno nulla a che vedere con quelle indossate dalle donne e dagli uomini degli anni ’50: sono molto più belle, naturali e confortevoli. Soprattutto, però, le protesi mobili non sono più l’unica soluzione possibile quando un dente viene a mancare. Esistono infatti, altre due strade: gli impianti e le protesi dentali fisse. Ed a questa seconda categoria che è dedicato questo approfondimento.

Cos’è una protesi dentaria fissa: definizione e tipologie

Partiamo proprio dalla definizione. Tutte le protesi dentarie, come già anticipato, hanno un unico scopo: compensare la mancanza di uno o più denti. Cioè che cambia tra protesi fisse e mobili sono le loro caratteristiche tecniche e la loro gestione. In particolare, le protesi dentarie fisse sono dispositivi protesici che vengono saldamente ancorate dal dentista o ai denti naturali o a un impianto. In questo modo, chi ha una protesi fissa in bocca non può toccarla o smontarla; la rimozione della protesi, infatti, è possibile solo ad opera del dentista. All’interno dell’ampia categoria delle protesi fisse, poi, è possibile individuare due tipologie:

  • corone dentali (capsule): sono delle corone artificiali che sostituiscono quelle naturali, andando a ricoprire denti anche molto danneggiati, magari a seguito di devitalizzazione, frattura, carie estese;
  • ponti dentali: sono costituiti da una serie di corone collegate tra loro e ancorate ai denti adiacenti o agli impianti dentali, sostituendo uno o più denti mancanti;
  • faccette dentali: sono una particolare tipologia di protesi, costituite da sottili rivestimenti in ceramica o composito che vengono cementati sulla superficie anteriore dei denti, migliorandone l'aspetto estetico.

Tra le protesi dentali fisse della tipologia “ponti” merita una menzione a parte il Toronto Bridge, di solito associata alla tecnica all on four, molto utilizzata nei casi di mancanza di più denti adiacenti.

Leggi di più sul Toronto Bridge

Come viene installata una protesi fissa

Nel processo di creazione e montaggio di una protesi fissa possono essere identificate le seguenti fasi.

  • Preparazione dei denti. Inizialmente, il dentista prepara accuratamente i denti naturali o gli impianti dentali sulle cui basi verrà ancorata la protesi. Questa fase può includere la rimozione di una piccola quantità di smalto dai denti o l'adattamento degli abutment sugli impianti per consentire un perfetto adattamento della protesi.
  • Preparazione della protesi. Successivamente, il dentista prende impronte dettagliate della bocca del paziente, che serviranno da base per la progettazione e la realizzazione della protesi. Utilizzando tecniche avanzate di odontotecnica, viene creata una prototipazione della protesi fissa, che viene accuratamente modellata per adattarsi alla forma e all'occlusione della bocca del paziente.
  • Fissaggio della protesi. La protesi viene cementata sulla superficie dei denti naturali o degli impianti dentali, appositamente preparata. Questo passaggio richiede una precisione estrema per garantire una corretta aderenza della protesi e un'occlusione stabile e bilanciata.
  • Regolazioni e rifiniture. Dopo il montaggio iniziale della protesi fissa, è comune eseguire una serie di regolazioni e rifiniture per garantire un comfort ottimale e un aspetto naturale. Questo può includere la correzione di eventuali punti di contatto eccessivi o disfunzionali, nonché l'adeguamento dell'aspetto estetico della protesi per garantire un sorriso armonioso e naturale.

I vantaggi della protesi fissa

Le protesi fisse, soprattutto quando realizzate da un dentista esperto, presentano numerosi vantaggi, rispetto ad altre soluzioni.

  • Sono stabili e sicure, perché offrono un ancoraggio solido e stabile ai denti naturali o agli impianti dentali, garantendo una maggiore tranquillità durante le attività quotidiane, come mangiare e parlare.
  • Sono perfettamente funzionali, grazie proprio alla loro stabilità, perché consentono di masticare in modo più efficace e di parlare con maggiore chiarezza rispetto alle protesi mobili, migliorando la qualità della vita di chi le indossa.
  • Hanno un aspetto naturale e si integrano nel sorriso, perché sono progettate su misura e riproducono le caratteristiche specifiche dei denti naturali, per forma, dimensione e colore.
  • Sono facili da gestire, proprio perché integrate perfettamente in bocca.
  • Hanno lunga durata, se trattate con cura.

Quanto costa una protesi dentale fissa

Il costo di una protesi dentale fissa può variare in base a diversi fattori, tra cui la tipologia di protesi, il materiale utilizzato e la complessità del trattamento. In generale, le protesi fisse tendono ad avere un costo iniziale più elevato rispetto alle protesi mobili, ma offrono un migliore rapporto qualità-prezzo a lungo termine grazie alla loro durata e stabilità.

Come prendersi cura della protesi dentaria

La manutenzione di una protesi dentale fissa non differisce dalla routine quotidiana con cui ci si dovrebbe sempre prendere cura dei denti. Il fatto che non possa essere mossa, infatti, rende la protesi in tutto e per tutto simile ai denti naturali. Cioè che bisogna fare, quindi, è:

Preferisci lo spazzolino elettrico o quello manuale? Leggi di più

Protesi dentali fisse e risonanza magnetica

Una domanda comune riguardo alle protesi dentali fisse è se interferiscano con le procedure di risonanza magnetica (RM). La risposta è no. Oramai, infatti, la stragrande maggioranza delle protesi fisse non contiene materiali magnetici e non rappresenta un rischio per la sicurezza durante una RM. Tuttavia, è importante informare il personale medico della presenza di protesi prima di sottoporsi a una RM, in modo che possano essere prese le precauzioni necessarie.

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uomo si copre i denti

La caduta dei denti negli adulti: cause, prevenzione e rimedi

Affrontare la caduta dei denti è qualcosa di molto spiacevole, che può rovinare estetica e funzionalità della bocca. La perdita dei denti può essere dovuta a cause naturali (non necessariamente correlate con l’invecchiamento) o a traumi. Per fortuna, è un’eventualità che può essere prevenuta o che, qualora si verifichi, può essere trattata con rimedi efficaci.

La perdita dei denti è un fenomeno che la mente tende ad associare esclusivamente ai bambini. I primi denti che spuntano nella bocca di un neonato, infatti, sono destinati a cadere durante la crescita. Ecco perché si parla di dentizione decidua, da contrapporre alla dentizione definitiva. Può accadere, però, che anche da adulti si debba affrontare la caduta di uno o più denti. Questa eventualità può essere conseguenza di un trauma o di cause naturali. In entrambe i casi, però, si tratta di un evento fisicamente e psicologicamente molto duro da affrontare. Ritrovarsi senza un dente, infatti, rovina l’estetica del sorriso ma compromette anche la masticazione, con conseguenze a catena che possono interessare tutto il corpo. Non è un caso che, nella simbologia onirica, sognare la caduta dei denti è associato a un cattivo presagio e a una fase di fragilità della vita, caratterizzata da sentimenti di ansia o preoccupazione per il futuro. Fortunatamente, la perdita dei denti per cause naturali si può prevenire o comunque affrontare con rimedi specifici risolutivi, perfettamente soddisfacenti sia sotto il profilo estetico che funzionale.

Leggi di più sulla correlazione tra denti e postura

Le cause della caduta dei denti negli adulti

All’origine della perdita dei denti, quando non interviene un trauma esterno (come una caduta o il colpo di un corpo contundente), c’è quasi sempre un’infezione dentale non curata. Quello che è utile fare, però, è capire cosa può generare un’infezione dei denti talmente forte da provocare la caduta di un dente. Di solito, per arrivare ad un caso così estremo concorrono più fattori. Un ruolo lo giocano sicuramente le cattive abitudini alimentari. Infatti, una dieta ricca di zuccheri e povera di vitamine e sali minerali, magari associata ad una cattiva igiene orale, indebolisce lo smalto dentale, favorisce la formazione di placca e tartaro e rende i denti più esposti all’aggressione dei batteri che popolano la bocca. Questo significa una maggior probabilità di sviluppare carie e gengiviti che, se non adeguatamente trattate, possono degenerare in un’infezione talmente grave da far cadere i denti, come avviene con la parodontite (o piorrea) e la pulpite. Altro fattore di rischio è sicuramente il fumo, che contribuisce sempre all’incremento di placca e tartaro. Tra le cause naturali della caduta dei denti, poi, vanno sicuramente menzionate le malattie autoimmuni e gli scompensi metabolici, come il diabete.

Come prevenire la caduta dei denti

Alla luce di quanto detto in merito alle cause, appare evidente che l’unica e più sicura strada per prevenire la caduta dei denti consiste nel curare con attenzione l’igiene orale e nell’adottare abitudini alimentari e di vita corrette. Più nel dettaglio, è necessario:

Quando invece la perdita dei denti è legata a malattie sistemiche è necessario agire su quelle per scongiurarla.

Rimedi per la perdita dei denti da adulti

E se non si riesce o non si può prevenire la caduta del dente? Per fortuna, le moderne tecniche odontoiatriche offrono una pluralità di rimedi alla perdita dei denti, con ottimi risultati estetici e funzionali.

In particolare, le soluzioni possibili sono:

  • Impianti dentali: sostituiscono in modo permanente i denti mancanti, offrendo anche una solida base per corone o protesi dentali;
  • Protesi dentali mobili o fisse: vi rientrano le cosiddette dentiere (mobili) ma anche corone e ponti (fisse) e possono essere utilizzate per sostituire uno o più denti caduti nei casi in cui non è possibile procedere con l’impianto.

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Otturazione estetica in composito o ceramica, la soluzione ideale per un sorriso impeccabile

L’otturazione estetica è una tipologia di otturazione che consente di mantenere inalterata l’estetica dentale anche quando si è costretti a ricorrere al dentista per curare una carie. In questo approfondimento, tutte le informazioni sui materiali utilizzati, come funziona, quando si può fare, quanto dura e quanto costa.

Ritrovarsi ad avere a che fare con un dente cariato, oltre ad essere un problema di salute, può anche diventare un cruccio estetico. Quando si è costretti a farsi curare un dente aggredito da carie, infatti, è naturale chiedersi quanto sarà visibile l’otturazione e se andrà a rovinare l’estetica del sorriso. Un dubbio più che giustificato, soprattutto fino ad alcuni anni fa, quando anche rivolgendosi ai migliori dentisti, capaci di utilizzare tecniche e materiali avanzati, non si poteva ottenere un risultato perfetto. Infatti, le tradizionali otturazioni in amalgama o addirittura in metallo non riescono a confondersi con il bianco naturale dei denti e vanno ad intaccare la bellezza del sorriso. Per fortuna, questo problema si può considerare ormai superato, grazie all’adozione in odontoiatria di nuovi materiali, che garantiscono risultati non invasivi (qualcuno dice invisibili, anche se il termine non è corretto, perché in odontoiatria non c’è nulla di completamente invisibile). Sono nate così le ormai diffusissime otturazioni estetiche, a cui è dedicato questo approfondimento.

Otturazione estetica, cosa si intende

Alla luce della premessa appena fatta, appare chiaro come l’otturazione estetica altro non sia che una particolare tipologia di otturazione, che a sua volta è il metodo con cui viene riempito un dente parzialmente svuotato per la cura di una carie. L’otturazione è quindi una cosa diversa dalla ricostruzione, che interviene quando il dente è talmente compromesso da dover essere completamente ristrutturato, applicando una nuova corona (la parte visibile). Ciò che differenzia l’otturazione estetica da quella comune è il materiale utilizzato per il riempimento, che deve avere una colorazione tale da confondersi perfettamente con quella naturale del dente e deve essere in grado di mantenere questa caratteristica cromatica nel tempo. I materiali più utilizzati pe realizzare un’otturazione estetica sono il composito (mix di diversi elementi) e la porcellana (estremamente resistente ed efficace). Proprio per la sua capacità di rendersi poco visibile, un’otturazione estetica è particolarmente indicata per curare denti che si trovano in posizione avanzata, come gli incisivi. In questi casi, infatti, il dente è più esposto alla vista e quindi il problema estetico è più importante, rispetto al caso di un molare.

Leggi di più anche sull’apparecchio trasparente

Quanto durano le otturazioni estetiche?

Quando si parla di otturazioni estetiche sono due le questioni essenziali che emergono: la durata e il costo. In entrambe i casi, non è possibile dare una risposta univoca, perché a fare la differenza è il materiale utilizzato. In generale, le otturazioni estetiche sono un po’ meno resistenti di quelle tradizionali, ed è per questo che non sono indicate per denti come i molari, sottoposti a una notevole e frequente pressione. Volendo distinguere ulteriormente, è possibile affermare che la porcellana, oltre ad essere più bella esteticamente, è anche molto più resistente del composito e quindi garantisce una durata maggiore nel tempo, senza perdere nulla della sua colorazione. Tutte e due le soluzioni superano comunque tranquillamente i dieci anni di durata.

Il costo di un’otturazione estetica

La scelta del materiale per realizzare l’otturazione incide ovviamente anche sul costo. E anche in questo caso, la porcellana, garantendo risultati migliori (sia in termini di estetica che di durata) ha un prezzo maggiore rispetto al composito. L’altra variabile da tenere in considerazione è la complessità dell’otturazione, perché non tutte le carie sono uguali, e a seconda della grandezza e della posizione possono richiedere un impegno diverso. Per questo, è impossibile predeterminare con precisione il costo di un’otturazione estetica senza aver prima visto la situazione del singolo paziente.

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sigillatura denti

La sigillatura dei denti nei bambini, uno strumento per la lotta alla carie

La sigillatura dei denti dei bambini può essere un utile rimedio per evitare la formazione precoce di carie. Un trattamento semplice e indolore, con cui si vanno a chiudere i solchi dentali, utilizzando specifici materiali. Ecco come funziona e quanto è efficace.

La sigillatura dei denti è una pratica odontoiatrica volta a proteggere i denti dai danni causati dalle carie, evitandone la comparsa. Si tratta di un trattamento preventivo efficace che viene spesso consigliato per i bambini, in quanto possono essere particolarmente vulnerabili alle carie dentali. Ma cosa implica esattamente la sigillatura dei denti e quali sono i suoi vantaggi?

Cos'è la sigillatura dei denti e a cosa serve 

Da un punto di vista tecnico, la sigillatura dentale è una procedura in cui un sottile strato di materiale protettivo viene applicato sulle superfici occlusali dei denti molari e premolari. Queste sono le aree più suscettibili alle carie poiché presentano solchi e fessure difficili da pulire completamente con lo spazzolino. La sigillatura dei denti aiuta a creare una barriera fisica tra il dente e i batteri responsabili della formazione di placca e tartaro, riducendo così il rischio di sviluppare problemi dentali.

Quando si fa la sigillatura dei solchi

La sigillatura dei solchi viene solitamente eseguita nei bambini quando sono già spuntati i denti permanenti posteriori, solitamente intorno all'età di 6-7 anni per i primi molari e intorno all'età di 11-14 anni per i secondi molari. Questo è il momento ideale per applicare la sigillatura poiché i denti sono ancora sani e privi di carie, garantendo così una protezione precoce e duratura.

Leggi di più sul calendario della dentizione

Come vengono sigillati i denti e con che materiali

Il processo di sigillatura dei denti è relativamente semplice e indolore. Prima di applicare il sigillante, il dentista pulisce accuratamente la superficie del dente per rimuovere eventuali residui di cibo e placca. Successivamente, il sigillante viene applicato sulle aree occlusali dei denti e indurito con una luce speciale. I materiali utilizzati per i sigillanti sono generalmente resine composite o materiali a base di vetro ionomerico, che aderiscono saldamente alla superficie del dente.

Quanto dura la sigillatura dentale

La durata della sigillatura dentale può variare, ma in genere arriva fino a 5-10 anni, a seconda del tipo di materiale utilizzato e delle abitudini di igiene orale del paziente. È importante che i genitori portino regolarmente i loro bambini dal dentista per controlli periodici, in modo che eventuali sigillature danneggiate o usurati possano essere riparati o sostituiti tempestivamente.

Come lavare correttamente i denti

La sigillatura dei denti dei bambini è davvero efficace per la prevenzione delle carie?

Numerosi studi hanno dimostrato che la sigillatura dei denti nei bambini è altamente efficace nel prevenire la formazione di carie. In particolare, secondo dati diffusi dal Ministero della Salute, la sigillatura dentale risulta efficace nell'87% dei casi per i primi 3 anni. La percentuale scende al 76% nel quarto anno e al 65% dopo 9 anni. Nel complesso, quindi, i risultati sono ottimi.

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