Palato stretto, cosa comporta e come si risolve grazie all’apparecchio
Il palato stretto (detto anche ogivale) è un problema di ortodonzia molto comune che si risolve con un apposito apparecchio fisso (conosciuto anche come espansore palatale). le cause di un palato stretto possono essere diverse e questa condizione può provocare importanti conseguenze negative su masticazione, sorriso, postura e respirazione. Ecco perché è necessario allargare il palato con specifici trattamenti e la diagnosi precoce è fondamentale. Nei bambini, infatti, il palato stretto può essere reso più largo facilmente con un apparecchio fisso specifico . Più difficile, invece, ottenere risultati importanti nell'espansione del palato sugli adulti.
I denti storti possono essere provocati da una pluralità di fattori. Tra questi, c'è anche il palato stretto (o ogivale), cioè una particolare conformazione dell'arcata dentale superiore che limita lo spazio a disposizione dei denti e genera una condizione di sovraffollamento dentale. Per questo motivo, il palato stretto è uno dei temi più affrontati nell'ortodonzia per bambini (ma anche in quella per adulti). Per fortuna, infatti, soprattutto se trattato tempestivamente, il palato si può allargare. Ma inquadriamo meglio il problema, le sue cause e le possibili soluzioni.
Le cause del palato stretto
Quali sono le cause che portano a sviluppare un palato stretto? Molto spesso, la responsabile è la lingua. A questo particolare muscolo nascosto nella bocca, infatti, la natura ha affidato il compito di modellare il palato. Quando è a riposo (cioè quando non stiamo né mangiando né parlando), la lingua si appoggia sul palato, proprio dietro gli incisivi superiori, ed esercita una forza di contrasto dei muscoli facciali. I problemi sorgono se la lingua non va ad occupare questa posizione, come avviene, ad esempio, quando si ha l’abitudine a respirare con la bocca (respirazione orale) o si deglutisce in maniere errata (deglutizione atipica).
Ulteriori cause del palato stretto possono essere:
- Fattori genetici che influenza la conformazione delle ossa della bocca;
- Cattive abitudini (suzione del pollice o del ciuccio, per periodi di tempo prolungati);
- Traumi
Conseguenze di un palato troppo stretto
Analizzate le possibili cause, veniamo alle conseguenze che scaturiscono dal palato stretto. Si tratta di problemi multipli che, a cascata, possono colpire l’intero benessere psicofisico, ovviamente a seconda della gravità della patologia.
A livello orale, la conseguenza più diretta ed evidente è l’affollamento dentale. Se il palato non è abbastanza largo, infatti, i denti non hanno il giusto spazio e finiscono per crescere troppo vicini o storti. Questa situazione, a sua volta, può essere causa di malocclusioni dentali, difficoltà a masticare e a mordere, addirittura problemi di fonesi e di respirazione (con annessi russamento e apnee notturne) o crescita asimmetrica della mandibola. Inoltre, vista la stretta correlazione che c’è fra i denti e il resto del corpo, un palato stretto può anche provocare problemi di postura.
Scopri di più sulla correlazione tra denti e postura
Allargare il palato stretto con l’apparecchio (fisso) ortodontico
L’eventualità che si crei un palato troppo stretto, come già sottolineato, è strettamente collegata alla fase di crescita e sviluppo del corpo umano. Il momento migliore per diagnosticare questo problema e per porvi rimedio, quindi, è quando il paziente è ancora un bambino. Nell’adulto, invece, il palato stretto diventa molto più difficile da trattare (anche se non è impossibile farlo). Siamo davanti a un caso palese di efficacia della cosiddetta ortodonzia intercettiva, cioè precoce, che permette di agire anche con apparecchi ortopedici. Ecco perché è importante far fare al proprio figlio una prima visita di controllo dal dentista entro i 6 anni.
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L’espansore palatale
Lo strumento più idonei per intervenire in questi casi, soprattutto nei bambini, è l’espansore palatale. Si tratta di un apparecchio fisso non visibile all’esterno, che si applica sul palato, agganciato ai denti posteriori dell’arcata superiore. Il suo compito è quello di esercitare pressione sulle due metà dell’osso mascellare superiore, inducendole ad allargarsi. Al centro dell’espansore c’è una vite che deve essere periodicamente girata, in modo da permettere all’apparecchio di continuare ad esercitare pressione, man mano che il palato si espande. Solitamente, l’espansore palatale deve essere portare per un periodo che varia dai 6 ai 12 mesi, comprensivi di una fase di stabilizzazione.
Il trattamento del palato stretto negli adulti
Il trattamento con espansore palatale ha la massima efficacia se praticato su pazienti tra i 7 e i 10 anni. Negli adulti, invece, con la medesima tecnica è possibile ottener solo piccoli miglioramenti nella larghezza del palato. La soluzione alternativa che può essere adottata, invece, prevede l’abbinamento tra espansione chirurgica del palato e trattamento ortodontico. Si tratta, però, di una soluzione maggiormente invasiva, da tenere in considerazione solo nei casi in cui il palato stretto provoca conseguenze serie sulla salute del paziente.
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Perché mi si cariano i denti anche se li lavo regolarmente?
Anche chi ha una buona igiene orale e si lava i denti con regolarità può andare incontro a carie dentali. Ci sono almeno 5 buoni motivi perché questo avviene: errata tecnica di spazzolamento, prodotti per l’igiene dentale non all’altezza, alimentazione squilibrata, bocca secca e predisposizione genetica.
Chi tiene al proprio sorriso sa bene che il nemico numero uno della salute dentale è la carie. Questa insidiosa patologia, infatti, colpisce in modo piuttosto aggressivo i denti e può danneggiarli molto seriamente, soprattutto se trascurata e non curata tempestivamente. Il rimedio migliore per difendersi dalle carie è mantenere una buona igiene orale. Eppure, a volte può non bastare. Negli studi dentistici, infatti, riecheggia spesso una domanda: “Dottore, perché ho le carie anche se mi lavo i denti regolarmente?”. Le risposte a questo quesito possono essere molte e vale la pena conoscerle per correre ai ripari.
La tecnica di spazzolamento
La prima cosa da tenere a mente è che la frequenza con cui si lavano i denti non è sufficiente a proteggerli dalle placca e tartaro (e quindi dalle carie). Infatti, per lavare bene i denti conta molto anche la tecnica di spazzolamento. Non bisogna avere fretta e procedere sia in orizzontale che in verticale, avendo cura di toccare ogni dente.
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I prodotti utilizzati
Altro consiglio: prestare attenzione a cosa si utilizza per lavarsi i denti. Gli strumenti fondamentali sono: spazzolino, dentifricio e filo interdentale. All’occorrenza, si possono aggiungere anche lo scovolino e il collutorio. Ogni prodotto, però, deve essere scelto con cura e senza cercare di risparmiare sulla propria salute. Inoltre, bisogna avere cura di cambiare lo spazzolino con frequenza adeguata, per evitare che si rovini e non riesca più a svolgere il suo compito.
L’alimentazione
Anche l’alimentazione gioca un ruolo cruciale nella salute dei denti, in almeno due modi. Da una parte, è molto importante introdurre nel proprio organismo, anche tramite il cibo, nutrienti come calcio e fluoro che aiutano a mantenere i denti forti e sani. Dall’altra parte, invece, bisognerebbe cercare di evitare il più possibile tutti quegli alimenti che favoriscono la formazione della carie, cioè quelli ricchi di zuccheri o acidi.
Ecco i 5 cibi che fanno cariare i denti
La bocca secca
Uno degli strumenti che il corpo umano ha per difendersi da solo dai batteri che provocano le carie è la saliva. Il suo compito principale, infatti, è neutralizzare gli acidi e lavare via i residui di cibo. Chi tende ad avere la bocca secca e con poca salivazione, quindi, può risultare più suscettibile ai fenomeni cariogeni.
La predisposizione genetica
In ultimo, tra le cause di una maggior frequenza di carie a dispetto di una corretta igiene orale va annoverata anche la genetica. Sotto questo cappello piuttosto ampio, però, rientrano casi molti diversi. La predisposizione genetica alle carie, infatti, può essere dovuta a una particolare composizione dello smalto dentale (meno spesso e meno duro), alla produzione e alla qualità della saliva (vedi punto precedente), alla composizione del microbioma orale, alla sensibilità allo zucchero, alla forma e alla disposizione dei denti e alla capacità del sistema immunitario di combattere i batteri.
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Ponte dentale, dieci domande per conoscerlo meglio
Il ponte dentale è una protesi fisa che permette di sostituire uno o più denti mancanti. Ne esistono diverse tipologie, che differiscono soprattutto per materiali e struttura. Efficacia, estetica e non invasività sono i suoi indiscussi vantaggi. Mentre tra gli svantaggi possono annoverarsi la non perfetta riuscita sul lungo termine e la necessità di una pulizia attenta e costante.
Una delle soluzioni più gettonate per ovviare alla mancanza di uno o più denti è il ponte dentale. La fortuna di questo tipo di protesi fissa risiede senza dubbio nella sua capacità di combinare efficacia, estetica, poca invasività e buona durata nel tempo. Ma cos’è davvero un ponte dentale? Come funziona? Come va gestito? Ecco dieci domande e risposte per conoscerlo meglio.
Cos’è e come funziona un ponte dentale?
Il ponte dentale fa parte delle cosiddette protesi fisse, cioè le soluzioni non rimovibili che permettono di sostituire uno o più denti mancanti, ripristinando l’estetica della bocca e soprattutto la funzionalità. È costituito da due elementi principali:
- i denti pilastro, cioè i denti naturali (o impianti) su cui viene ancorato il ponte;
- i denti artificiali, che colmano lo spazio vuoto e che vengono fissati ai pilastri, garantendo stabilità e comfort.
Quante tipologie di ponti dentali esistono?
Per classificare i ponti, è possibile riferirsi a due distinti criteri: la loro struttura e il materiale di cui sono composti.
Dal punto di vista strutturale, si identificano quattro tipologie di ponte dentale:
- ponte tradizionale: è il più comune, ancorato ai denti naturali adiacenti con corone;
- ponte su impianti: è fissato su impianti dentali e si utilizza nei casi in cui non ci siano denti naturali vicini;
- ponte a sbalzo: è supportato solo da un lato e si rivela una soluzione utile quando c'è un solo dente adiacente (difficilmente, però, può essere utilizzato per denti anteriori, perché meno resistente);
- ponte Maryland: è una variante che utilizza una struttura in metallo o porcellana che si ancora ai denti vicini con alette (spesso usato per i denti anteriori).
Sotto il profilo dei materiali utilizzati, invece, si possono distinguere le seguenti tipologie:
- ponte in metallo-ceramica: la struttura interna i è in metallo ed è ricoperta da ceramica (robusto e con buona resa estetica);
- ponte in ceramica integrale: è realizzato interamente in (robusto e con eccellente resa estetica);
- ponte in zirconia: è realizzato in zirconio, un materiale resistente e biocompatibile (ottima estetica e durevolezza);
- ponte in resina composita: è la soluzione più economico ma va considerato temporaneo, perché meno resistente rispetto a metallo o ceramica.
Meglio le protesi dentali fisse o quelle mobili?
Come si attacca il ponte ai denti naturali?
Il ponte dentale viene ancorato ai denti naturali adiacenti mediante delle corone. Prima di posizionare il ponte, i denti pilastro vengono preparati, cioè, cioè limati per ridurne il volume e permettere di posizionare sopra le corone che faranno da sostegno. Successivamente, il ponte (che include le corone e il dente artificiale centrale) viene cementato in modo permanente. In alternativa, come già anticipato, il ponte può essere fissato a impianti dentali se i denti naturali non sono sufficienti o mancano.
Quando conviene optare per il ponte?
Quando ci si trova fronteggiare la mancanza di uno o più denti, la soluzione migliore, per efficienza e resa estetica, è senza dubbio quella dell’impianto dentale. Questa opzione, però, non è sempre praticabile, perché richiede la presenza di una quantità di osso sufficiente su cui ancorare i denti fini. Inoltre, l’impianto è pur sempre un intervento chirurgico invasivo. Una valida alternativa, meno invasiva e comunque solida, è rappresentata proprio dal ponte dentale.
Meglio una protesi fissa o un impianto dentale?
Quante sedute servono per installare un ponte dentale?
Di solito, l'installazione di un ponte dentale richiede due o tre sedute dal dentista. Nella prima visita, i denti pilastro vengono preparati (limati), e viene presa un'impronta dentale per realizzare il ponte su misura. Il paziente può ricevere un ponte temporaneo fino alla prossima seduta. Nella seconda visita, si verifica l'adattamento del ponte definitivo, che viene poi cementato in posizione. Se sono necessari ulteriori aggiustamenti, potrebbe essere necessaria una terza seduta. L'intero processo richiede generalmente alcune settimane.
Quali sono vantaggi e svantaggi del ponte per sostituire denti mancanti?
Come già in parte sottolineato, la soluzione del ponte dentale come rimedio contro la mancanza di uno o più denti presenta numerosi ed evidenti vantaggi. Si tratta, infatti, di una protesi fissa capace di ripristinare in modo pressoché perfetto sia la funzionalità della dentatura sia l’estetica del sorriso. Inoltre, l’installazione di un ponte non richiede invasivi interventi chirurgici ed è piuttosto rapida, risolvendosi in poche sedute dal dentista. Per completezza di informazione, però, è giusto anche sottolineare i difetti di questa opzione, che riguardano in primo luogo la necessità di danneggiare i denti adiacenti per procedere all’installazione del ponte. Ci sono poi i rischi legati a una minor resistenza nel tempo e le difficoltà legate alla pulizia e manutenzione della protesi, che possono inficiare l’igiene orale nel suo complesso.
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Quanto costa un ponte dentale?
Non è possibile predeterminare con precisione, in via generale, il costo di un ponte dentale perché questo può variare in base a diversi fattori, tra cui:
- numero di denti da sostituire: più denti vengono coinvolti, maggiore è il costo;
- materiali utilizzati per realizzare la protesi: un ponte in zirconia o ceramica integrale costa più di uno in metallo-ceramica;
- tipologia di ponte: i ponti su impianti dentali sono generalmente più costosi rispetto ai ponti tradizionali.
Quanto dura il ponte dentale?
Se ben fatto e soprattutto trattato con cura, un ponte dentale può durare anche oltre 15 anni. Le variabili in grado di incidere su questa tempistica sono molteplici, a partire dal materiale utilizzato e dalla correttezza dell’ancoraggio, per finire con il mantenimento di una corretta e attenta igiene orale.
Come pulire e come mantenere un ponte dentale?
Alla luce di quanto detto in riferimento alla durata del ponte, appare chiaro come il tema della pulizia e manutenzione assuma una rilevanza notevole. In realtà, però, a chi ha in bocca un ponte dentale non è richiesto nessun particolare sforzo suppletivo rispetto a quello che dovrebbe fare ogni persona per curare adeguatamente la propria igiene orale. I consigli, infatti, sono sempre gli stessi, al massimo con qualche accortezza in più:
- spazzolatura regolare: lavare i denti almeno dopo ogni pasto con uno spazzolino idoneo e seguendo alcune regole basilari;
- uso del filo interdentale e/o dello scovolino: utilizzare filo interdentale o scovolini appositi per pulire sotto il ponte e tra i denti pilastro, dove si può accumulare placca;
- controlli periodici: effettuare regolari visite dal dentista per monitorare lo stato del ponte e la salute dei denti e delle gengive.
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Meglio una protesi fissa o un impianto dentale? Ecco la risposta
Protesi fissa e impianto dentale sono de possibili soluzioni per sopperire alla mancanza di uno o più denti. ma quale dei due è la migliore? Per provare a rispondere a questa domanda, è necessario prima capire pregi e difetti di entrambe le opzioni.
La mancanza di un dente è un problema molto serio, che non dovrebbe mai essere trascurato. E lo è sia sotto il profilo estetico, se il dente è uno di quelli visibili quando si sorride, sia sotto il profilo della salute della bocca. Dal punto di vista dell’estetica, la mancanza di un dente può generare forte disagio, portando a sorridere meno volentieri, con implicazioni psicologiche non banali. Ma il vero danno è alla salute. La bocca, infatti, è un meccanismo delicato, che, se perde il proprio equilibrio, può provocare ripercussioni negative su tutto il resto del corpo. E uno dei motivi che possono rompere l’equilibro è proprio la perdita di un elemento dentale. L’articolazione temporo-mandibolare (ATM), infatti, tende a compensare questa assenza muovendosi in maniera non corretta e generando una cosiddetta malocclusione dentale, cioè una imperfetta chiusura della bocca. Le conseguenze di una malocclusione possono arrivare a colpire testa (con cefalee frequenti), colonna vertebrale (mal di schiena cronico e difetti di postura), addirittura gambe e piedi (problemi di equilibro e difetti nel passo). Senza contare, poi, gli esiti negativi sulla masticazione. Fortunatamente, alla mancanza di un dente c’è rimedio. Anzi, ce ne sono più di uno. I due più gettonati sono la protesi fissa e l’impianto dentale. Ma qual è la soluzione migliore? Vediamo insieme, cominciando dall’approfondire i due diversi sistemi.
Cos’è la protesi fissa e quali sono i suoi vantaggi e svantaggi
Nella definizione di protesi fissa rientrano diverse soluzioni odontoiatriche utilizzate per sostituire uno o più denti mancanti. Si tratta di strutture artificiali, come corone o ponti, che vengono ancorate in modo permanente ai denti naturali adiacenti, i quali devono essere limati per fungere da supporto. Questo tipo di protesi non può essere rimossa dal paziente e offre una soluzione stabile e funzionale.
Per quanto riguarda i suoi vantaggi, la protesi fissa è meno invasiva rispetto agli impianti, poiché non richiede interventi chirurgici. I tempi di realizzazione sono generalmente più brevi e rappresenta una buona scelta per chi ha bisogno di un trattamento rapido. Inoltre, può offrire ottimi risultati estetici e funzionali, soprattutto quando si utilizzano materiali di qualità e di avanguardia, in grado di replicare perfettamente il colore della dentatura.
Il principale svantaggio, invece, è legato al fatto che i denti adiacenti, anche se sani, devono essere preparati per sostenere la protesi, con il rischio di indebolirli nel tempo. Inoltre, la durata della protesi fissa è inferiore rispetto a quella di un impianto, richiedendo sostituzioni o riparazioni nel corso degli anni.
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Cos’è l’impianto dentale e quali sono i suoi vantaggi e svantaggi
L'impianto dentale, invece, è una soluzione più moderna e avanzata per sostituire i denti mancanti. Si compone di una vite in titanio che viene inserita chirurgicamente nell'osso mascellare o mandibolare, fungendo da radice artificiale. Una volta integrato con l’osso (processo chiamato osteointegrazione), su questa base viene applicata una corona che riproduce il dente naturale. L’impianto è una soluzione stabile e duratura, che, a differenza della protesi fissa, non coinvolge i denti adiacenti.
Il più importante vantaggio degli impianti è la loro durata nel tempo. Con una corretta manutenzione, infatti, gli impianti dentali possono durare anche tutta la vita. Inoltre, offrono una sensazione e una funzionalità simile ai denti naturali e, essendo inseriti direttamente nell’osso, non richiedono il supporto di denti sani vicini. Questo li rende una scelta eccellente in termini di conservazione dell’integrità della bocca.
D’altra parte, però, non manca qualche svantaggio. Ad esempio, l'impianto richiede un intervento chirurgico e tempi di guarigione più lunghi rispetto alle protesi fisse. Inoltre, il costo iniziale è più elevato e potrebbe non essere indicato per tutti i pazienti, soprattutto in presenza di un'ossatura non sufficiente o di condizioni di salute che ostacolano l’intervento.
Quindi, è meglio la protesi fissa o l’impianto dentale?
A questo punto, è arrivato il momento di provare a rispondere direttamente alla domanda da cui l’articolo è partito: meglio l’impianto dentale o la protesi fissa? Da quanto detto finora, appare evidente che l’impianto dentale è tecnicamente il modo migliore per ovviare alla perdita di uno o più denti, perché garantisce stabilità duratura ed estetica impeccabile. Ci sono, però, dei casi in cui non è possibile procedere con questa opzione, ad esempio per mancanza di una quantità d’osso sufficiente per consentire l’ancoraggio dei denti artificiali. In altri casi, invece, potrebbe essere il costo a scoraggiare, o la necessità di sottoporsi a un intervento più invasivo. Motivo per cui la protesi fissa rappresenta comunque una valida alternativa. Al di là delle preferenze personali, però, la soluzione più corretta è affidarsi ai consigli di un dentista esperto.
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Meglio le protesi dentali fisse o quelle mobili?
La scelta tra protesi dentali fisse o mobili è molto importante perché può incidere sulla qualità della vita. Conoscere vantaggi e svantaggi di ogni soluzioni può essere di aiuto nella decisione, tenendo ben presente, però, che l’ultima parola spetta al proprio dentista di fiducia.
La perdita di un dente è un’eventualità a cui, per fortuna, l’odontoiatria riesce ormai a rispondere in maniera rapida ed estremamente efficiente. Tra le soluzioni possibili, ci sono sicuramente le protesi dentali, nella loro duplice tipologia, di protesi fisse o protesi mobile. Di fronte a questa doppia possibilità, però, è lecito domandarsi quale sia la soluzione migliore. Per capirlo, è necessario innanzitutto conoscere tutte le varianti di protesi disponibili e i rispettivi vantaggi e svantaggi. Ed è proprio a questi temi che è dedicato l’approfondimento che segue.
Tutti i rimedi contro la caduta dei denti
Vantaggi e svantaggi delle protesi dentali mobili
Di protesi dentali mobili ne esistono diverse forme a seconda del numero di denti sostituiti (totale o parziale), alla coesistenza con protesi fisse (combinata) o al tipo di aggancio (a ventosa, sena palato, a bottone, scheletrato). In comune hanno ovviamente la loro rimovibilità.
I vantaggi di tutte queste soluzioni sono essenzialmente 3:
- minore invasività, perché non richiede un intervento di tipo chirurgico;
- minor costo, anche se realizzata con i migliori materiali e le migliori tecnologie disponibili;
- adattabilità nel tempo, perché può subire delle piccole correzioni graduali che le permettono di seguire i cambiamenti della bocca.
Lo svantaggio, invece, è solo uno (ma di una certa rilevanza):
- minore stabilità, rispetto all’impianto o alle protesi fisse.
Leggi l’approfondimento sulle protesi dentali mobili
Vantaggi e svantaggi delle protesi dentali fisse
Al novero delle protesi dentali fisse, cioè quelle che vengono montate dal dentista e non devono essere rimosse, appartengono le corone dentali (dette anche capsule) e i ponti dentali. In qualche modo, poi, possono essere fatte rientrare in questa categoria anche le faccette dentali, costituite da sottili rivestimenti in ceramica o composito che vengono cementati sulla superficie anteriore dei denti, migliorandone l'aspetto estetico.
Il vantaggio fondamentali di una protesi dentale fissa sono:
- stabilità e sicurezza, perché offrono un ancoraggio solido e stabile ai denti naturali o agli impianti dentali, garantendo una maggiore tranquillità durante le attività quotidiane, come mangiare e parlare.
- perfetta funzionalità, grazie proprio alla loro stabilità, perché consentono di masticare in modo più efficace e di parlare con maggiore chiarezza rispetto alle protesi mobili, migliorando la qualità della vita di chi le indossa.
- aspetto naturale e perfetta integrazione nel sorriso, perché sono progettate su misura e riproducono le caratteristiche specifiche dei denti naturali, per forma, dimensione e colore.
- facilità di gestione, proprio perché integrate perfettamente in bocca.
- lunga durata, se trattate con cura.
Gli svantaggi, invece, sono quasi perfettamente speculari ai vantaggi delle protesi mobili:
- maggior invasività, perché richiedono un intervento di tipo chirurgico;
- maggior costo.
- Leggi anche l’approfondimento sulle protesi dentali fisse
Protesi fisse o mobili, quali scegliere?
Come si può dedurre da quanto detto finora, la scelta tra protesi dentali fisse e mobili dipende da vari fattori, tra cui il numero di denti mancanti, la salute orale generale, il budget a disposizione e le preferenze personali. Entrambe le opzioni, infatti, offrono vantaggi significativi e possono migliorare notevolmente la qualità della vita. In generale, chi cerca una soluzione a lungo termine e non ha problemi di budget potrebbe optare per le protesi fisse. D'altro canto, chi preferisce una soluzione più economica e meno invasiva potrebbe trovare nelle protesi mobili una valida alternativa. La decisione finale deve essere comunque presa in collaborazione con un professionista del settore odontoiatrico, considerando tutte le esigenze e le circostanze individuali. Non sempre, infatti, la soluzione preferita dal paziente è anche praticabile.
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Come si usa il filo interdentale?
Passare il filo interdentale è fondamentale per curare denti e gengive, liberando la bocca da residui di cibo, placca e tartaro e difendendo il sorriso da patologie pericolose, come carie e gengiviti. È importante, però, imparare ad usare bene il filo, altrimenti ogni sforo è inutile. Ecco una breve guida.
Il filo interdentale è uno degli strumenti fondamentali della corretta igiene orale, insieme ad un adeguato spazzolino e ad un buon dentifricio (ma all’elenco potrebbero essere aggiunti anche collutorio e scovolino). Eppure, troppe persone ancora trascurano l’utilizzo del filo interdentale nella loro routine di pulizia dei denti, oppure lo passano in modo superficiale e inappropriato. Questa breve guida vuole proprio essere un supporto semplice ed immediato per capire bene l’uso corretto del filo interdentale e mettere al riparo il sorriso dai danni di placca e tartaro (a cominciare dalle dolorose carie e dalle pericolose gengiviti). Tutto ruota intorno a due domande fondamentali: quando usare il filo interdentale e come farlo nel modo migliore.
Cos’è il filo interdentale
Prima di rispondere a questi due quesiti, però, meglio tracciare una rapida definizione di che cos’è il filo interdentale e quali sono le sue caratteristiche principali. Lo strumento, dal punto di vista pratico, è molto semplice: un filo trasparente (che può avere diverso spessore), venduto in rocchetti di alcuni metri di lunghezza. Tradizionalmente il filo interdentale è di nylon ma le versioni di ultima generazione vengono realizzate anche in materiali biodegradabili. Altra distinzione importante e molto comune è quello tra filo cerato o non cerato. Ci sono poi tipologie di filo interdentale specifiche per particolari esigenze, come il filo a fiocco, perfetto per chi ha apparecchi ortodontici, e quello vibrante.
Leggi di più sul filo interdentale
Quando passare il filo interdentale
Il filo interdentale dovrebbe essere usato quotidianamente. Il suo uso costante, infatti, aiuta a rimuovere la placca e i residui di cibo che si accumulano tra i denti e che lo spazzolino non riesce a raggiungere. Quindi l’ideale è passare il filo interdentale almeno una volta al giorno, preferibilmente prima di andare a dormire.
Meglio il filo interdentale o lo scovolino?
Come si usa il filo interdentale
L’uso corretto del filo interdentale è lo scoglio che spaventa la maggior parte delle persone e le fa desistere. In realtà, però, basta acquisire un po’ di manualità e, in poco tempo, passare il filo interdentale diventa un’attività pratica e rapida.
Ecco come usare il filo interdentale, spiegato in pochi e semplici passaggi:
- Tagliare la porzione di filo necessaria, cioè circa 45 cm
- Avvolgere le estremità del filo attorno al dito medio di ciascuna mano, lasciando circa 2,5-5 cm di filo teso tra le stesse
- Tenere il filo teso, stringendolo tra pollici e indici
- Inserire delicatamente il filo tra due denti, muovendolo avanti e indietro.
- Curvare il filo attorno a ciascun dente, formando una "C" e facendo scorrere il filo sotto il margine gengivale
- Muovere il filo su e giù contro la superficie del dente, rimuovendo la placca e i residui di cibo.
- Ripetere questi passaggi per ciascuno spazio interdentale, utilizzando una sezione pulita di filo per ogni dente.
- Estrarre delicatamente il filo interdentale, evitando di tirarlo troppo velocemente per non danneggiare le gengive.
Leggi anche l’approfondimento su come lavare bene i denti
Filo interdentale, come scegliere questo prezioso alleato dell’igiene orale
Il filo interdentale è uno strumento importantissimo per l’igiene orale. Passare regolarmente e correttamente il filo, infatti, consente di rimuovere placca e tartaro e di evitare il formarsi di carie e altri problemi. Sul mercato, però, esistono diversi tipi di filo interdentale. Qual è il migliore? Come fare per scegliere quello più adatto alla propria dentatura? Ecco qualche consiglio.
Il filo interdentale, insieme a spazzolino e dentifricio, è uno degli strumenti chiave per garantirsi una perfetta igiene orale. Dopo aver lavato bene i denti, infatti, è necessario passare anche il filo, per rimuovere i residui di cibo più ostici e arginare il formarsi di placca e tartaro. È fondamentale, non c’è altro modo per raggiungere lo stesso risultato. Gli spazi tra i denti sono un ricettacolo di sostanze pericolose per il sorriso, che sfuggono alle setole dello spazzolino e possono causare dolore e problemi di salute: carie, gengivite, parodontite, alito cattivo, ecc. Purtroppo, però, ancora molte persone trascurano il filo interdentale e si limitano ad utilizzare lo spazzolino (manuale o elettrico). I motivi? Pigrizia, in moltissimi casi. Ma anche una scarsa conoscenza del filo e delle sue potenzialità, e soprattutto una difficoltà a sceglierlo e a utilizzarlo in modo corretto. Questo articolo vuole proprio rispondere alla prima questione: come scegliere il filo interdentale migliore per sé.
Sei sicuro di saper lavare bene i denti?
Cos’è il filo interdentale
Prima di addentrarsi nell’elenco e nell’analisi dei diversi tipi di filo interdentale esistenti in commercio, è bene tracciare una sintetica definizione di cos’è questo strumento. Fortunatamente, si tratta di un oggetto molte semplice, la cui spiegazione non ha bisogno di molte parole. Infatti, il filo interdentale altro non è che un sottile filamento, di solito di nylon o di materiale biodegradabile (in quelli di ultima generazione) Viene venduto in piccole confezioni che ne contengono diversi metri. All’occorrenza, si estrae dalla scatola il filo, lo si tende fino alla lunghezza desiderata e lo si recide utilizzando un’apposita linguetta metallica presente sul tappo della confezione. E il gioco è fatto!
Vari tipi di filo interdentale
In commercio, esistono essenzialmente due tipologie di filo interdentale: quello cerato e quello non cerato. Ci sono poi alcune varianti tecniche, che servono a renderne più semplice l’uso in condizioni particolari, come nelle persone che hanno un apparecchio ai denti o che hanno difficoltà nel maneggiare oggetti sottili. Tra queste varianti, le più importanti sono:
- filo interdentale a fiocchi (o spugnoso), pensato per chi porta apparecchi ortodontici o ha ponti e impianti; è composto da una punta metallica, da utilizzare come un ago, che si trascina dietro il filo classico, intervallato da sezioni spugnose;
- forcella tendifilo, strumento di plastica, che termina con una forma a Y, su cui è già montata una piccola porzione di filo interdentale teso, pronto all’uso; perfetta per chi trova difficoltà a maneggiare tra le dita il filo tradizionale;
- filo vibrante è collegato ad un piccolo macchinario che lo fa leggermente vibrare, per consentirgli di penetrare tra i denti più serrati.
Esistono, poi, anche dei fili aromatizzati, per renderne più gradevole l’uso.
Infine, tra le caratteristiche del filo interdentale, è molto importante fare attenzione allo spessore. Un filo troppo spesso, infatti, non si inserisce bene tra i denti, quando questi sono molto vicini e serrati. Viceversa, uno troppo sottile, scivola più facilmente durante l’uso e rischia di ferire le gengive. La soluzione? Fare qualche prova, magari dal proprio dentista di fiducia, per trovare lo spessore giusto per la propria bocca.
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Filo interdentale cerato o non cerato
Come detto, la distinzione fondamentale è tra filo interdentale cerato o non cerato. In entrambe i casi, il filo è fatto di nylon. Il primo, però, è ricoperto da uno strato di cera, che lo rende più resistente e fluido, quindi adatto per chi presenta delle irregolarità sui denti. Quello non cerato, invece, è più sottile, quindi migliore per passare negli spazi molto stretti; inoltre, offre una maggiore superficie abrasiva.
Come scegliere il filo interdentale migliore
In conclusione, quindi, si può affermare che non esiste il filo interdentale migliore in assoluto ma esiste il filo interdentale migliore in base alle proprie specifiche esigenze. Perciò, per scegliere il filo interdentale migliore, bisogna considerare le caratteristiche dei propri denti. Ad esempio, chi ha spazi interdentali stretti, potrebbe optare per un filo monofilamento che scorre facilmente senza sfilacciarsi. Per denti più distanziati, invece, un filo di nylon cerato può essere più efficace. Una cosa però è certa: la persona migliore a cui chiedere consiglio è il proprio dentista di fiducia.
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Mal di testa e denti, esiste una correlazione?
Il mal di testa può partire dai denti? La risposta è sì, perché esiste una correlazione tra cefalee e problemi dentali. E si tratta di una casistica molto più diffusa di quanto si possa pensare. Saperlo può aiutare a eliminare fastidiose emicranie e a migliorare la qualità della vita. Ma quale relazione lega denti e mal di testa? In che modo i disturbi della dentatura provocano le emicranie? Gli indiziati sono essenzialmente quattro: malocclusioni, carie, bruxismo e ortodonzia.
Quando avvertiamo un forte mal di testa, siamo portati a pensare che sia causato da stress e stanchezza, da un raffreddore in corso o che sia il campanello di allarme di un’influenza in arrivo. Difficilmente, invece, di fronte a un’emicrania, si finisce per collegarla ai denti. Eppure, un legame può esserci e andrebbe indagato, soprattutto e si soffre spesso di cefalee.
La correlazione tra testa e denti: il ruolo dell’ATM
Per capire che connessione esiste tra denti e mal di testa è bene partire da una costatazione: tutte le parti del nostro corpo sono connesse tra loro. Per questo, un’anomalia che si verifica in un determinato punto può causare problemi anche in altre parti. In questo senso, in alcuni casi, tra l’emicrania e i denti può esserci una correlazione diretta. Le articolazioni che collegano la bocca con la testa, infatti, sono spesso influenzate dal malfunzionamento dell’apparato stomatognatico, cioè il complesso di organi e tessuti che svolgono, tra l’altro, funzioni digestive e respiratorie.
Quando non si riesce a identificare la causa di un mal di testa che non accenna a sparire, può essere quindi utile rivolgersi al dentista, il quale potrebbe appunto trovare delle inaspettate connessioni tra l’emicrania e un problema dell’apparato dentale. Tra i sintomi più comuni e significativi della correlazione tra i denti e l’emicrania ci sono i ronzii e i fischi alle orecchie (acufeni), l’indolenzimento nella zona delle guance, oppure la connessione tra sonno e mal di testa. Vediamo insieme allora quali sono le patologie che partendo dalla bocca possono provocare il mal di testa.
Mal di testa e carie
Una prima possibile causa di mal di testa originato dai denti è quella della carie. Tutto passa attraverso il nervo trigemino, che è uno dei dodici nervi cranici e che dalla bocca attraversa la mandibola fino ad arrivare alla parte superiore della testa. Anche se non è tra le cause più comuni dell’emicrania, proprio attraverso il nervo trigemino, in presenza di una carie dentale, il dolore dalla bocca può diffondersi in tutta la faccia. Nel caso in cui sia proprio la carie l’origine del mal di testa, allora il fastidio si avvertirà generalmente anche all’altezza degli occhi e dell’orecchio.
La carie, eterna nemica del sorriso
Mal di testa e malocclusioni dentali
Anche le malocclusioni dentali, ovvero l'errato allineamento dei denti, possono causare mal di testa frequenti. Questo avviene perché una cattiva occlusione influisce sull'articolazione temporo-mandibolare (ATM), causando tensione nei muscoli del viso, del collo e delle spalle. Tale tensione può irradiarsi fino alla testa, generando l’emicrania. I sintomi includono cefalee localizzate nelle tempie, sulla fronte o dietro gli occhi, oltre a dolori facciali.
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Mal di testa e digrignamento dei denti (bruxismo)
Una variante delle malocclusioni dentali è rappresentata dal bruxismo, ovvero l'abitudine di digrignare o serrare i denti, soprattutto durante la notte. Anche il bruxismo, ovviamente, può essere causa di mal di denti e mal di testa. Questo disturbo, infatti, come già detto per la categoria più ampia delle malocclusioni, genera una tensione eccessiva nei muscoli masticatori e nelle articolazioni temporo-mandibolari (ATM). La continua contrazione di questi muscoli può causare dolore che si irradia alla testa, provocando cefalee. I sintomi includono mal di testa persistenti, soprattutto al risveglio, dolori al viso e alla mascella, e talvolta dolori al collo e alle spalle. Il bruxismo può essere causato da stress, ansia o problemi dentali.
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Mal di testa e apparecchio ai denti
Quando si parla di mal di testa causato da problemi dentali bisogna anche prendere in considerazione il ruolo dell’apparecchio per denti. Quando si inizia una cura di ortodonzia, infatti, soprattutto nelle prime settimane, si può andare incontro ad emicranie. Questo avviene perché i denti e le strutture circostanti iniziano ad adattarsi alla nuova posizione. La pressione esercitata dall'apparecchio sui denti, quindi, può generare tensione nei muscoli masticatori e nelle articolazioni temporo-mandibolari, irradiandosi alla testa e causando cefalee. I sintomi includono mal di testa localizzati nelle tempie, sulla fronte o nella parte posteriore della testa. Per alleviare questi disturbi, è importante seguire le indicazioni del proprio dentista di fiducia, che può consigliare l'uso di analgesici o tecniche di rilassamento muscolare durante il periodo di adattamento.
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Denti e mal di testa insieme, come risolvere il problema
La soluzione all’emicrania causata dai denti varia a seconda dello specifico disturbo dentale che la provoca.
Nel caso in cui la causa fosse il bruxismo, allora molto spesso per eliminare il dolore basta ricorrere al bite, un dispositivo che si indossa la notte per favorire il rilassamento dei denti ed evitare il digrignamento.
Quando il dolore è causato invece da una malocclusione, allora può essere necessario sottoporsi a un trattamento ortodontico per intervenire sulla chiusura delle arcate dentali. Infatti, in alcuni casi per correggere il disallineamento ed evitare quindi il sovraccaricarsi dei muscoli facciali, l’unica soluzione è un apparecchio dentale, mobile o anche fisso. Se invece la malocclusione è conseguenza di una carie curata male o di un’otturazione mal riuscita, bisogna intervenire per risistemare la situazione.
In ogni caso, quando il mal di testa non passa e si riscontrano i sintomi di un problema alla bocca, è importante rivolgersi a un dentista, che solamente dopo un’accurata diagnosi per individuare le cause potrà scegliere la cura migliore per correre ai ripari nel minor tempo possibile.
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Denti e postura: la relazione invisibile tra malocclusioni e colonna vertebrale
I denti e la postura sono legati da relazioni invisibili ma strette. Difetti del morso e malocclusioni dentali hanno effetti negativi sulla colonna vertebrale e sull’equilibrio posturale. La relazione tra i denti e la postura, quindi, finisce per coinvolgere gran parte del corpo: testa, schiena, gambe, piedi ma anche orecchie e occhi. Indagare queste correlazioni è compito dell’odontoiatra, sulla base di un approccio olistico, che considera il corpo umano come un sistema complesso e unitario. E i rimedi più comuni per risolvere i difetti posturali causati dai denti sono il bite e l’ortodonzia.
Denti e postura, che relazione c’è tra malocclusioni e problemi posturali?
Di questa connessione tra denti e postura si sta acquisendo sempre più consapevolezza. Non a caso, gli odontoiatri vengono coinvolti spesso in processi di riequilibrio motorio e posturale. Come detto, infatti, diversi studi hanno confermato come i problemi ai denti e al morso possono svolgere un ruolo chiave nell’insorgere di disturbi come mal di testa, mal di schiena (cervicale e lombare), difetti di postura e simili. Allo stesso modo, le malocclusioni dentali possono influenzare la vista, l’udito, anche la corretta articolazione del linguaggio. Connessioni che suggeriscono di prediligere un approccio polispecialistico nel trattamento di questa tipologia di disturbi, come avviene nel Centro polifunzionale Kìnesis, dove il paziente si trova a contatto con una pluralità di esperti che collaborano verso lo stesso obiettivo (ortodontista, osteopata, optometrista, logopedista, nutrizionista, esperto in riprogrammazione muscolare).
Le cause dei problemi di postura generati dai denti
Ma perché i denti influenza la postura (e viceversa)? Il motivo è complesso, ma può essere spiegato in modo semplice. Partiamo dalla definizione di postura, cioè l’atteggiamento statico e dinamico del corpo nei confronti dell’ambiente. In altri termini, la postura è la posizione che assumiamo quotidianamente quando stiamo fermi e quando ci muoviamo. Questo atteggiamento del corpo è il risultato di un insieme di “elementi” che, interagendo tra loro, determinano appunto la nostra posizione. I due vertici di questo insieme sono la testa e i piedi. La colonna vertebrale si trova in mezzo e trasmette i segnali che arrivano dai vari punti del corpo.
La caratteristica principale del corpo umano è, come anticipato, proprio l’interconnessione tra i vari elementi, perciò un disturbo generato in un punto si trasmette a varie parti dell’organismo. In questo senso, la mandibola occupa una posizione molto delicata e influente sull’atteggiamento generale. Infatti, l’articolazione temporo mandibolare (ATM), con i suoi muscoli molto potenti, esercita pressione direttamente sulla colonna vertebrale. Se i muscoli mandibolari non si attivano correttamente, perché le arcate dentali non si chiudono bene, finiscono per generare delle tensioni che si scaricano sulla spina dorsale.
Leggi anche: I disturbi dell’ATM
Gli effetti delle malocclusioni dentali sulla postura
Spiegato il perché i denti influiscono sulla postura, bisogna ora definire quali sono nello specifico i disturbi che si verificano con più frequenza e insistenza.
La malocclusione è sicuramente il primo dei disturbi che dalla bocca provoca squilibri posturali. Infatti, quando l’arcata dentale superiore non è perfettamente allineata all’arcata inferiore, si vengono a generare una serie di problemi relazionati alla posizione scorretta della mandibola. Tali effetti variano a seconda del tipo di malocclusione e quindi del posizionamento tra arcata dentale inferiore e superiore. La relazione occluso-posturale è infatti una delle più complesse all’interno del corpo umano. Vediamo le situazioni più comuni:
- Il morso aperto (open bite) provoca un’incurvatura delle spalle e della testa.
- Il morso incrociato (cross bite) comporta principalmente problemi a livello di bacino, oltra a contrazioni muscolari che coinvolgono il torace alto e le spalle.
- Il morso profondo (deep bite) può generare l’accentuarsi da una parte di problemi di lordosi cervicale e dall’altra varie contrazioni ai muscoli del collo.
Morso aperto
Può succedere che la lingua eserciti una pressione eccessiva sui denti, spingendo così in avanti l’arcata dentale superiore. Il risultato? Molto spesso si viene a creare una beanza, per via del mancato contatto tra le due arcate. Si tratta di quella che,, in termini tecnici, viene definita come una malocclusione verticale. Spesso questo tipo di problema deriva dall’uso prolungato del ciuccio o dall’abitudine del “dito in bocca” durante l’infanzia. A livello posturale, il morso aperto (open bite) provoca l’avanzamento del baricentro corporeo, con le scapole che scivolano avanti. In questi casi, si può avvertire quindi dolore e fastidio a livello lombare.
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Morso incrociato
Si parla di morso incrociato (cross bite) quando l’occlusione è disallineata orizzontalmente. In questa situazione, infatti, l’arcata superiore non riesce a scavalcare quella inferiore, provocando così un disallineamento che può interessare vari punti della dentatura, un solo lato della bocca oppure entrambi. Le cause del morso incrociato possono essere legate a problemi dentali, per esempio l’inclinazione di alcuni denti, oppure un ponte troppo alto che provoca una masticazione asimmetrica. In altri casi, invece, le cause possono essere di diversa entità: problemi genetici di tipo ereditario, bruxismo, postura bassa della lingua, le abitudini infantili scorrette già citate sopra, perdita di alcuni denti. Gli effetti a livello posturale sono dovuti per lo più a una conseguente alterazione della colonna vertebrale, con disallineamento del bacino e dolori muscolari, che si avvertono invece su spalle e parte alta del torace.
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Morso profondo
A differenza delle due situazioni appena descritte, il morso profondo ha prevalentemente origini legate ad anomalie scheletriche, che spesso sono poi accentuate dalla pessima abitudine (molto comune) di digrignare con forza i denti, soprattutto durante il sonno (bruxismo). Il cross bite è purtroppo uno dei problemi più frequenti nei pazienti e si manifesta quando gli incisivi superiori coprono troppo quelli inferiori, arrivando a sormontarli per più di 2 mm. A livello orale, i sintomi si manifestano con difficoltà a masticare, deglutire, spesso anche a pronunciare le parole. Gli effetti a livello posturale sono invece diversi. Lo spostamento in avanti della testa provoca infatti una accentuazione della lordosi cervicale e diverse problematiche dovute alla contrazione dei muscoli del collo. Inoltre, poiché in presenza di questa situazione la mandibola è costretta a spostarsi indietro, molto spesso si hanno anche diversi problemi alle articolazioni mandibolari.
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Come correggere i problemi di occlusioni dentali errate e postura: bite, ortodonzia e approccio polispecialistico
La prevenzione dei problemi posturali passa quindi anche per il benessere orale. Questo significa che visite periodiche dal dentista, una buona igiene orale e una cura adeguata dei nostri denti sono importanti anche per evitare problemi a testa e schiena. Detto ciò, come accennato sopra, non bisogna nemmeno cadere nell’errore di sovrastimare l’effetto dei denti sui problemi posturali.
In linea generale, è fondamentale prima di tutto realizzare un’approfondita visita occluso-posturale, per giungere a una diagnosi che tenga in considerazione la posizione del corpo, la masticazione, il modo di appoggiare i piedi. Senza questo approccio olistico è infatti molto complicato riuscire a individuare con precisione l’origine del malessere posturale. Vista la crescente attenzione sul tema, negli ultimi anni in ambito odontoiatrico si è sviluppata la gnatologia, una disciplina che studia specificamente l’equilibrio e le funzioni dei muscoli della masticazione, come deglutizione, masticazione e fonazione. Grazie alla visione d’insieme su cui si basa, una visita gnatologica può dare indicazioni importanti sulle relazioni tra malocclusioni e postura. Per lo stesso motivo, è importante anche promuovere un approccio polispecialistico ai difetti di postura causati dai denti. Solo facendo intervenire una pluralità di medici ed esperti, infatti si può pensare di risolvere un problema dalle molte facce e implicazioni.
Venendo specificatamente alle soluzioni odontoiatriche per la correzione delle malocclusioni, una volta individuato il problema, il dentista può scegliere di agire in diversi modi a seconda della situazione particolare. Una delle soluzioni più comuni, comunque, è l’utilizzo del bite, un apparecchio mobile da apporre tra le arcati dentali per correggere la chiusura mandibolare ed evitare così contrazioni muscolari alla bocca. Altrettanto diffuso è il ricorso all’ortodonzia, nelle sue diverse forme: apparecchi fissi, mobili o trasparenti. Infine, in altri casi più complessi e gravi, per risolvere il problema della masticazione si può arrivare anche a optare per un intervento protesico.
Scovolino o filo interdentale? Ecco qual è la soluzione migliore per l’igiene orale
Per la pulizia dei denti, è meglio usare il filo interdentale o lo scovolino? Per poter dare una risposta che non sia guidata dai pregiudizi, bisogna analizzare con attenzione pregi e difetti di entrambe le soluzioni. E poi scegliere in modo consapevole.
C’è un tema su cui tutti i dentisti concordano in maniera totale e granitica: l’importanza di acquisire corrette abitudini di igiene orale. Infatti, pulire bene i denti, con regolarità e utilizzando i giusti strumenti, significa non solo proteggerli dalle carie ma anche assicurare la salute di tutte le altre componenti della bocca, a cominciare dalle gengive. Placca e tartaro sono nemici implacabili del sorriso e combatterli efficacemente serve a mettersi al riparo da numerose e dolorose complicazioni. In questa battaglia, armi fondamentali sono il filo interdentale e lo scovolino, entrambe deputati a pulire gli spazi tra i denti, dove tendono ad annidarsi residui di cibo e quindi a proliferare i batteri. Ma quale di questi due strumenti è il più efficace? Intorno a questa domanda si creano spesso vere e proprie fazioni contrapposte. Per dirimere questa sfida c’è bisogno di capire meglio pregi e difetti delle due soluzioni e magari di ipotizzare una terza opzione, frutto di una sintesi più che di un braccio di ferro.
Pregi e difetti del filo interdentale
Per la maggior parte delle persone, il filo interdentale è la prima scelta per la pulizia dei denti. Costituito essenzialmente da un semplice filamento di nylon, può essere più o meno spesso ed eventualmente cerato. Il suo principale pregio è senza dubbio la notevole capacità di rimozione della placca e dei residui alimentari dagli spazi tra i denti (anche i più stretti). Inoltre, è molto pratico da portare sempre con sé, perché confezionato in piccole scatoline, dotate di un’apposita linguetta metallica per il taglio del filo alla lunghezza desiderata.
Allo stesso tempo, però, il filo interdentale presenta anche alcuni svantaggi. Per esempio, può essere difficile da usare per chi ha meno manualità o per chi ha denti con una superficie irregolare e tagliente, che può causare la rottura del filo. Inoltre, se non utilizzato correttamente, può provocare danni alle gengive, come piccole lacerazioni o sanguinamenti.
Leggi l’approfondimento sul filo interdentale
Pregi e difetti dello scovolino
Lo scovolino ha la stessa funzione del filo interdentale, cioè la pulizia degli spazi tra i denti, ma struttura e modalità d’uso sensibilmente diverse. È formato da un piccolo manico in plastica sulla cui testa è fissata una struttura a cono, costituita da un filo metallico centrale da cui si dipanano delle setole (più o meno ampie). In anni più recenti si sono diffusi anche degli scovolini in cui le setole sono sostituite da un cono in gomma. La forma dello scovolino è perfetta per infilarsi nel punto di contatto tra i denti, vicino alla gengiva, e spingere via i residui alimentari. È molto semplice e rapido da utilizzare, richiedendo meno manualità del filo interdentale. Inoltre, è particolarmente indicato per chi porta apparecchi ortodontici o ponti.
Anche lo scovolino, però, presenta degli svantaggi. Per esempio, non è utilizzabile in spazi interdentali molto stretti (mentre è estremamente funzionale in quelli larghi), dove può non inserirsi comodamente o essere meno efficace. Inoltre, se usato con troppa forza, può danneggiare le gengive o graffiare il collare di un impianto.
Leggi l’approfondimento sullo scovolino
L’alleanza tra scovolino e filo interdentale per la salute dei denti
A questo punto, però, è lecito porsi un dubbio: chi lo ha detto che il rapporto tra filo interdentale e scovolino deve risolversi in una contrapposizione? Entrambe, infatti, sono strumenti eccellenti per la pulizia interdentale, ed è proprio il loro uso combinato a offrire la migliore protezione contro problemi dentali come la carie e la malattia parodontale. Da una parte, filo interdentale è insuperabile nella rimozione della placca e dei residui alimentari negli spazi stretti tra i denti. D'altra parte, lo scovolino è particolarmente efficace negli spazi più larghi e intorno agli apparecchi ortodontici. Associandoli, ci si assicura una pulizia capace di far fronte a tutte le esigenze della bocca. Utilizzare sia il filo interdentale che lo scovolino come parte della routine quotidiana di igiene orale può quindi migliorare significativamente la salute generale dei denti e delle gengive, adattandosi in modo flessibile alle necessità di ciascuno.
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