Gli Angeli della Bellezza, il nuovo programma Discovery con Emanuele Puzzilli

Dal 27 maggio, tutti i sabati, alle 15,50, su Real Time (Canale 31), il Dottor Emanuele Puzzilli sarà tra i protagonisti de “Gli Angeli della Bellezza”. Insieme alla Dottoressa Annalisa Pizzetti, dermatologa, e a Fabrizio Labanti, esperto di soluzioni per capelli, il Dentista dei Vip accompagnerà donne e uomini in un viaggio alla riscoperta della propria bellezza perduta e di una nuova consapevolezza di sé.

Dopo la fortunata esperienza di Selfie, il programma condotto da Simona Ventura, e dopo numerose presenze televisive come divulgatore sui temi dell’estetica del sorriso, il Dottor Emanuele Puzzilli torna protagonista di un format per il piccolo schermo. Si tratta di “Angeli della Bellezza”, il nuovo programma firmato Real Time che andrà in onda sul Canale 31, tutti i sabati alle 15,50 (a partire dal 27 maggio), e sarà poi disponibile on demand sulla piattaforma Discovery+. Il format vede la partecipazione anche di altri due professionisti del mondo beauty: Annalisa Pizzetti, nota dermatologa specializzata in medicina estetica, e Fabrizio Labanti che da oltre vent’anni si occupa di soluzioni per capelli e inventore del rivoluzionario patch cutaneo. In ognuna delle 6 puntate previste, i tre “angeli della bellezza” si prenderanno cura di donne e uomini che vogliono cambiare qualcosa del proprio aspetto, per ritrovare sé stessi. Grazie a tecniche d’avanguardia, i tre professionisti regaleranno ai partecipanti il sogno di una trasformazione non solo fisica ma anche psicologica. Un viaggio alla riscoperta della bellezza perduta e di una nuova consapevolezza.

“Ho accettato di affrontare questa nuova esperienza”, sottolinea il Dottor Puzzilli, “perché credo sia importante lanciare un messaggio a tutti coloro che non si trovano a proprio agio con un aspetto del proprio corpo: cambiare si può ed è giusto farlo”. In anni di esperienza, Emanuele Puzzilli ha elaborato un metodo efficace per regalare a ciascuno il sorriso dei propri sogni, con la consapevolezza che curare la bocca non è solo una questione di salute ma anche di sicurezza mentale. Il sorriso, infatti, è il biglietto da visita con cui ci si presenta agli altri, nella vita privata come nel lavoro. Se si è a disagio con i propri denti si rischia di rimanere bloccati e di privarsi di molte gioie e di tanta spensieratezza. Tornare a sorridere con sicurezza, invece, significa aprirsi al mondo e alla vita.

puzzilli su real time


ragazza con dolore post apicectomia

Apicectomia dentale, cos’è e come si esegue

L’apicectomia è un intervento di chirurgia dentale endodontica che rimuove l’estremità della radice del dente in caso di ascessi, granulomi e cisti non curabili altrimenti (magari mediante devitalizzazione). È un intervento invasivo ma non doloroso, che è importante affidare a un dentista esperto. In questo articolo, un breve approfondimento sul suo funzionamento.

L’apicectomia è un intervento di chirurgia orale che rientra tra le pratiche di endodonzia, quella ramificazione dell’odontoiatria che si occupa della parte interna del dente. Non è molto diffuso, perché viene utilizzato solo nei casi di infezioni dentali in cui non è possibile procedere con devitalizzazione (o questa si è rivela inefficace) e allo stesso tempo si vuole evitare l’estrazione del dente. Con l’apicectomia, infatti, si rimuove l’estremità superiore della radice dentale, eliminando il tessuto infetto e salvando il dente.

Quando si fa un’apicectomia

Quindi, un dentista può decidere di fare un’apicectomia in presenza di:

Come anticipato, però, in tutti questi casi, è utile sempre valutare la possibilità di ricorrere ad altre soluzioni prima di procedere con questo tipo di intervento.

Come si esegue l’apicectomia dentale

Da un punto di vista operativo, è importante sapere che l’apicectomia è un intervento chirurgico di tipo ambulatoriale, che si esegue in anestesia locale e quindi non risulta doloroso.

Le fasi principali dell’operazione sono:

  • Incisione della gengiva per esporre la radice del dente;
  • Rimozione dell’apice della radice (circa 3 millimetri);
  • Disinfezione dell’area;
  • Otturazione del dente;
  • Applicazione dei punti di sutura sulla gengiva.

I postumi dell’apicectomia e cosa fare: dolore, gonfiore e masticazione

Dopo aver subito l’intervento di apicectomia si dovranno affrontare alcuni giorni di convalescenza, con sintomi tipici come:

Si tratta di sintomi assolutamente normali, collegati ai tempi di cicatrizzazione della gengiva e, in generale, al riassestamento dell’intera bocca dopo un intervento comunque invasivo. Tale sintomatologia è destinata a scomparire nel giro di 7-10 giorni, durante i quali è consigliabile avere alcune accortezze sia durante la masticazione (evitando di sollecitare troppo il dente curato) che durante l’igiene orale (utilizzando uno spazzolino con setole morbide e prodotti non aggressivi). Inoltre, in presenza di disturbi forti e su consiglio medico, è possibile applicare del ghiaccio sulla parte interessata (dall’esterno) e assumere farmaci antinfiammatori o addirittura un antibiotico.

Il rischio più grande legato ad un’apicectomia mal riuscita è quello di doversi sottoporre all’estrazione del dente. Ecco perché è molto importante affidarsi a un dentista di fiducia ed esperto.

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pulizia spazzolino

Come pulire lo spazzolino da denti

Pulire bene lo spazzolino da denti e cambiarlo con regolarità sono due buon abitudini vincenti, che migliorano l’igiene orale e contribuiscono a bellezza e salute del sorriso. Per assicurare al proprio spazzolino da denti, sia manuale che elettrico, la giusta manutenzione basta seguire poche semplici regole.

Quando si parla di spazzolini da denti, c’è un aspetto che viene spesso trascurato e che invece ha un’importanza fondamentale: la manutenzione. E qui vengono in rilievo due temi: ogni quanto va cambiato lo spazzolino e come va pulito. Sono tutte e due questioni essenziali, perché una cattiva gestione dello spazzolino riduce la sua efficacia e può addirittura trasformarlo in un veicolo di germi e batteri. Ovviamente, entrambe i temi riguardano sia lo spazzolino manuale che quello elettrico.

Leggi di più sulla corretta igiene orale

Ogni quanto va cambiato lo spazzolino da denti?

Partiamo dalla prima domanda: ogni quanto va cambiato lo spazzolino da denti? Il consiglio è di tenerlo non più di tre mesi. Ovviamente, però, bisogna guardarlo. Se le setole mostrano segni di cedimento e tendono ad aprirsi, meglio buttarlo anche prima dei tre mesi. Il rischio, infatti, è che uno spazzolino troppo vecchio, con setole ormai usurate, non riesca più a fare il suo dovere di rimozione di placca e tartaro.

Come scegliere lo spazzolino giusto?

Pulire e disinfettare lo spazzolino da denti: consigli utili

Veniamo invece all’altra questione: la pulizia dello spazzolino da denti. Gli accorgimenti necessari sono pochi e semplici, ma è importante seguirli con attenzione, perché riescono a garantire l’igiene dello spazzolino e quindi la sua capacità di prendersi cura della bocca.

Ecco le buone pratiche per pulire e disinfettare lo spazzolino:

  • Sciacquare le setole dopo ogni utilizzo, passandole sotto il getto d’acqua del rubinetto e avendo bene cura di eliminare ogni impurità presente;
  • Riporre lo spazzolino con la testina rivolta verso l’alto, in modo da evitare il ristagno di acqua;
  • Evitare di riporre lo spazzolino all’interno di un contenitore (come i tanto diffusi cappucci), per impedire che si crei umidità;
  • Disinfettare approfonditamente lo spazzolino almeno una volta a settimana, immergendolo per 15-20 minuti in una soluzione di acqua, bicarbonato e limone.

Queste regole di igiene posso essere tranquillamente applicate anche alo spazzolino elettrico, ovviamente avendo cura di smontare la testina e disinfettare solo quella.

Ecco come lavare bene i denti


dolore ai denti

Cisti dentali, cosa sono e come si curano

Le cisti dentali sono degli accumuli di pus o altri liquidi che possono minare seriamente la salute della bocca. Ne esistono di diverse tipologie, spesso senza sintomi nelle fasi inziali. I rimedi principali contro le cisti dentarie sono drenaggio e asportazione chirurgica.

Tra le varie patologie che colpiscono i denti, le cisti dentali, oltre ad essere abbastanza diffuse, sono tra le più insidiose, perché spesso silenti. Quindi la diagnosi tempestiva gioca un ruolo chiave. Di seguito, un breve approfondimento che risponde alle domande più frequenti che riguardano le cisti dei denti.

Definizione e tipologie di cisti dentali

Da un punto di vista medico, la ciste dentale è un accumulo di liquido (sieroso, mucoso o gassoso) all’interno di una piccola cavità, ricoperta da un sottile strato di pelle. L’aspetto esteriore è quello di una bolla o meglio ancora di una piccola pallina, solitamente situata all’estremità del dente.

Di cisti dentarie ne esistono diverse tipologie:

  • Ciste radicolare: molto diffusa e pericolosa, si forma come conseguenza di un’infezione che colpisce i tessuti interni del dente e se trascurata può addirittura distruggere l’osso;
  • Ciste follicolare: di origine genetica, si forma prima che il dente spunti ed è dovuta proprio ad un problema nell’eruzione;
  • Ciste parodontale: è diretta conseguenza di una parodontite.

Le cause delle cisti dentali

La divisione nelle diverse tipologie già dice qualcosa in merito alle cause delle cisti dentali, che possono essere così riassunte ed elencate:

I sintomi della ciste ai denti e come si diagnostica

Una delle caratteristiche che rende più pericolosa la cisti dentale è che nelle prime fasi non si manifesta con sintomatologia evidente. Tanto è vero che molto spesso la si scopre casualmente, sottoponendosi ad una radiografia per altri motivi.

I sintomi della ciste dentaria cominciano a farsi strada quando la patologia è già avanzata e sono essenzialmente:

Le conseguenze e i rischi di una ciste dentale non curata

La comparsa di uno o più sintomi tra quelli appena elencati è il segnale che è necessario rivolgersi a uno specialista. Infatti, la diagnosi tempestiva della cisti è fondamentale per evitare che degeneri e porti a conseguenze molto gravi per la salute della bocca, oltre che per l’estetica del sorriso. Se trascurata e non risolta, la cisti dentaria può ingrandirsi e attaccare una porzione sempre più ampia di tessuti del dente e delle gengive, fino a causare la distruzione dell’osso e quindi la perdita del dente.

Come si elimina una ciste del dente

Tali rischi seri, fanno apparire particolarmente urgente intervenire per eliminazione della ciste dalla bocca. I rimedi possibili in odontoiatria sono molteplici. La scelta dell’uno o dell’altro dipende essenzialmente dalla tipologia di ciste e dalla gravità della situazione.

Le opzioni a disposizione del dentista sono:

  • Drenaggio, utile a svuotare e rendere innocue le cisti più piccole e circoscritte;
  • Asportazione chirurgica, comporta un preventivo drenaggio del liquido contenuto nella ciste, seguito dalla rimozione dello strato di epitelio;
  • Apicectomia, che comporta la rimozione dell’apice della radice del dente infetto;
  • Estrazione del dente, utilizzata solamente nei casi più gravi.

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carie

Carie tra due denti, cosa sono e come si curano

La carie tra due denti è particolarmente insidiosa perché rimane nascosta più a lungo e può essere difficile da individuare. In questo approfondimento, una panoramica sui sintomi delle carie interdentali, sulle cause e sulle possibili cure.

Tra le patologie dei denti, la più comune e insidiosa è senza dubbio la carie. Un dente cariato, infatti, oltre a dare forte dolore, può deteriorarsi fino addirittura a dover essere estratto, con tutte le conseguenze negative che questo comporta per l’equilibrio della bocca. Ecco perché è necessario prestare particolare attenzione all’insorgere di questo disturbo. Il problema, però, è che spesso la carie, soprattutto nelle fasi iniziali, non dà sintomi e non è ben visibile. è il caso, ad esempio, della carie interdentale, a cui è dedicato questo approfondimento, che ha la caratteristica di formarsi nel punto di contatto tra due denti. Vista la sua posizione particolare, infatti, questo tipo di carie rimane per lungo tempo nascosta alla vista e quindi si rivela particolarmente pericolosa.

Leggi anche l’approfondimento dedicato alla carie

Le cause della carie interdentale

Le cause che portano alla formazione di una carie tra dente e dente sono prevalentemente legate alla scarsa igiene orale, che fa proliferare di placca e tartaro. La zona interdentale, infatti, è la più difficile da tenere pulita. Per riuscirci, bisogna spazzolare bene i denti e soprattutto affidarsi al filo interdentale. Quando non lo si fa, si lascia libera strada all’azione dei batteri cariogeni.

L’importanza della pulizia dei denti

Come riconoscere una carie tra due denti: i sintomi

Dal punto di vista dei sintomi, la carie tra due denti non ha nulla di diverso da tutte le altre tipologie. La sintomatologia ricorrente comprende:

Come si cura una carie tra i denti

Anche dal punto di vista delle cure che un dentista può mettere in atto, la carie interdentale non si discosta dalle altre forme.

La prima terapia possibile è rappresentata dall’otturazione. L’odontoiatra, quindi, procede a rimuovere la porzione di dente aggredito dalla carie, lo pulisce e poi lo richiude utilizzando un apposito materiale.

Se la carie si trova in stato avanzato, però, la semplice otturazione può non essere risolutiva ed occorre orientarsi verso la devitalizzazione (o cura canalare), che comporta la rimozione della polpa e la sua sostituzione con materiali compatibili, sia fisiologicamente che esteticamente.

Molto più remota, invece, l’eventualità che la situazione sia talmente compromessa da richiedere l’estrazione del dente.

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mal di denti da parodontite apicale acuta

Parodontite apicale acuta, di cosa si tratta e come si può salvare il dente

La parodontite apicale acuta è una dolora infezione del parodonto che può causare mal di denti, arrossamento delle gengive (e anche sanguinamento) e mobilità dentale. Di solito, è causata da una carie profonda non curata. Il trattamento fondamentale contro la parodontite periapicale acuta è la devitalizzazione del dente.

Il parodonto, cioè l’insieme di quei tessuti (gengive comprese) che tengono fermi e saldi i denti, è un elemento fondamentale nel quadro della salute della bocca. Allo stesso tempo, però, è anche facilmente soggetto di patologie che, oltre ad essere molto dolorose, possono metter a repentaglio la sopravvivenza dei denti.  Tra questi disturbi, rientra la parodontite apicale acuta (da non confondersi con la parodontite propriamente detta). Proprio la gravità di questa malattia dentale rene opportuno approfondire le caratteristiche, i sintomi e i possibili trattamenti. Il tutto partendo da una sua corretta definizione.

Cos’è la parodontite apicale acuta e quali sono le cause

La prima domanda a cui rispondere quindi è la seguente: cosa si intende per parodontite apicale acuta? Da un punto di vista medico, si tratta di

un’infiammazione del parodonto (tessuti periapicali), provocata dalla presenza di batteri attivi.

Per questa ragione, la parodontite apicale acuta è definibile come un disturbo endodontico, cioè che interessa la parte interna del dente, dove ha sede la polpa dentaria.

La causa più comune di questa patologia è una carie profonda non curata (o curata male) che provoca una pulpite da cui scaturisce ulteriormente la parodontite apicale acuta. In alternativa, il disturbo più essere una conseguenza di traumi ai denti o una complicanza di trattamenti endodontici complessi.

Infine, in sede di definizione della parodontite apicale acuta, è bene distinguerla dalla parodontite apicale cronica, le cui diverse manifestazioni sono meglio conosciute come granuloma dentale o cisti radicolare.

I sintomi della parodontite apicale acuta

I sintomi principali della parodontite apicale acuta sono:

Come si cura la parodontite apicale acuta: il trattamento endodontico e la devitalizzazione (h2)

Il trattamento di riferimento quando si tratta di curare una parodontite apicale acuta è quello endodontico, cioè la devitalizzazione del dente (cura canalare). In questo modo, grazie ad un approccio conservativo, si salva il dente rimuovendo completamente l’infiammazione. Il trattamento endodontico, svolto in modalità ambulatoriale e solitamente con anestesia locale, consiste nella rimozione completa della polpa dentaria infetta, per poi andare a disinfettare i canali e riempirli con materiale di sostegno.

Leggi di più sulla devitalizzazione


Denti con carie

Carie radicolare: cos'è, quali sono i sintomi e come si cura

La carie radicolare colpisce il dente al di sotto del livello della gengiva ed è molto frequente negli over 50. Una carie sotto gengiva manifesta con dolore, sensibilità dentale e cambio di colore dello smalto. Di solito, per curare una carie radicolare è necessario ricorrere alla devitalizzazione del dente.

Tra le patologie dei denti, la carie è senza dubbio tra le più diffuse e anche una di quelle che fanno più paura, perché mette a repentaglio salute e bellezza del sorriso, oltre a provocare molto dolore. Di carie dentali, però, ne esistono diverse tipologie e non tutte si manifestano con la stessa gravità. In questo articolo, viene approfondita la carie radicolare, analizzandone i tre aspetto fondamentali: caratteristiche, sintomi e possibili cure.

Cos’è una carie radicolare

Tutte le diverse forme di carie dei denti possono essere definite come infezioni, o meglio ancora come malattie degenerative dei tessuti duri del dente. I processi cariosi aggrediscono prima lo smalto, poi la dentina e, se trascurati, possono degenerare in ascesso, pulpite, ciste, granuloma, gengivite o piorrea. Anche la causa di ogni carie è sempre la stessa: la proliferazione di batteri orali, magari conseguenza di una scarsa igiene orale (ecco perché è importante lavare sempre bene i denti). Ciò che caratterizza la carie radicolare rispetto alle altre è che colpisce la porzione di dente che si trova sotto il livello della gengiva (ecco perché è anche detta carie subgengivale). Ed è proprio questa posizione particolare che la rende ostica e difficile da curare, anche perché poco visibile e veloce nel peggiorare. È bene sottolineare che la carie radicolare è molto frequente negli uomini e nelle donne con più di 50 anni, perché spesso associata ad una riduzione del flusso salivare che si traduce in un minor azione antibatterica della bocca.

I sintomi della carie sotto gengiva

I sintomi della carie radicolare sono in gran parte quelli tipici di tutte le altre forme cariose:

Come si cura una carie radicolare

Il trattamento più utilizzato per rimuovere la carie radicolare è senza dubbio la cura canalare (conosciuta anche come devitalizzazione). In sintesi, previa anestesia, il dentista pratica un’incisione sul dente in modo da poter accedere alla polpa dentaria infetta per rimuoverla. Successivamente, sostituisce la polpa con un composto biocompatibile e sigilla il dente. Può accadere, però, che nei casi più gravi, in cui magari siano incorse complicanze, la devitalizzazione non sia più una strada percorribile. In questo caso, l’odontoiatra dovrà procedere con apicectomia (cioè rimozione della radice dentale) o addirittura con l’estrazione del dente.


donna con mal di denti da granuloma

Granuloma dentale: cos’è, quali sintomi dà e come si cura

Il granuloma dentale è un’infiammazione che può avere manifestazioni molto dolorose e conseguenze negative anche serie. In questo approfondimento vengono passati in rassegna i temi principali legati al granuloma ai denti: definizione, tipologie, sintomi, cause, rischi e cure.

Cos’è il granuloma ai denti (e perché non c’entra nulla con il tumore)

Il granuloma dentale è un’infiammazione che si forma all’estremità apicale (cioè vicina a mascella o mandibola) della radice del dente stesso. Per questo motivo, è detto anche granuloma apicale. Le sue dimensioni dipendono dalla gravità dell’infiammazione. Il nome di questa patologia fa pensare a molti che si tratti di una forma tumorale (granuloma, infatti, a melanoma). E in effetti questa associazione si rivela corretta per alcune forme di granuloma non legate ai denti. Per fortuna, invece, per il granuloma dentale non è assolutamente così: non è un tumore. Questo però non significa che non si tratti di un disturbo serio che va affrontato per evitare che degeneri. A seconda di come evolve, infatti, il granuloma può mantenersi asintomatico (granuloma semplice) oppure provocare un ascesso dentale e poi cronicizzarsi.

I sintomi del granuloma dentale

Come anticipato, nello stadio iniziale o nelle forme più semplici, il granuloma può essere asintomatico. Nei casi più gravi o via via che l’infiammazione avanza, invece, posso comparire i seguenti sintomi:

Essendo sintomi molto generici, però, per una corretta diagnosi di granuloma è possibile che il dentista decida di procedere con una radiografia.

Le cause che possono provocare un granuloma

Una corretta diagnosi comporta anche la necessità di indagare le cause del granuloma dentale. In molti casi, trattandosi di un’infezione di origine batterica, ciò che provoca un granuloma è la scarsa igiene orale. Un motivo di più, quindi, per prendersi cura attentamente della pulizia dei denti: lavarli bene e con gli strumenti giusti (spazzolino, dentifricio e filo interdentale). Altre possibili ragioni alla base dell’infiammazione del dente sono una carie non curata oppure la frattura del dente.

Come si cura il granuloma dei denti

Che sia asintomatico o molto doloroso, è comunque necessario curare il granuloma. Trascurarlo, infatti, può portare a conseguenze anche molto serie, come si vedrà più avanti. Attendere sperando che sparisca da solo è sbagliato. Il granuloma, infatti, si riassorbe e sparisce solo se curato. Ecco perché è anche inutile chiedersi quando dura un granuloma, visto che può rimanere silente addirittura per anni. La risposta è banale: dura finché non si va dal dentista per il trattamento.

Ma in cosa consiste la terapia per il granuloma? Le opzioni sono diverse, è dipendono dalle caratteristiche dell’infiammazione e dal suo livello di gravità:

  • Cura antibiotica. Ha senso solamente nel trattamento delle fasi acute e solo come fase iniziale. In generale, infatti, gli antibiotici non sono efficace nei confronti di infiammazioni profonde come quella che caratterizza un granuloma.
  • Devitalizzazione. La cosiddetta cura canalare è la terapia d’elezione, perché consente di ripulire il dente dall’infezione. Nel caso di granuloma su dente già devitalizzato, si può optare per un ritrattamento canalare, laddove possibile.
  • Apicectomia. È un intervento chirurgico che prevede la rimozione dell’apice del dente (colpito da infezione) e l’otturazione della radice.
  • Estrazione del dente. È l’ultima opzione, da tenere in considerazione se tutte le possibilità precedentemente elencate risultano impraticabili.

Rischi e conseguenze di un granuloma non curato

Togliere il dente è una delle conseguenze negative a cui si può arrivare se non si cura tempestivamente un granuloma dentale. E non è un pericolo da poco, visto che la mancanza di un dente, se non rimpiazzato mediante protesi, può provocare malocclusione e quindi tutta una serie di disturbi a cascata, a cominciare dalla postura (ma anche mal di testa, acufeni, problemi di vista, eccetera).

Ci sono, però, ulteriori rischi e possibili complicazioni da tenere in considerazione, perché spesso anche più gravi di un’estrazione. L’infezione che caratterizza il granuloma, infatti, se trascurata, può estendersi ben oltre il limite del dente. Sfruttando un abbassamento delle difese immunitarie, infatti, i batteri possono penetrare nel sangue e raggiungere altre parti del corpo.


denti neonato

Denti da latte in anticipo: tutto quello che c’è da sapere sulla dentizione precoce dei neonati

I denti da latte del tuo bambino stanno spuntando prima del tempo? Non preoccuparti, la dentizione precoce nei neonati è un fenomeno più diffuso di quanto si pensi, può avere diverse cause e non è assolutamente spia di un problema grave. Basta tenere la situazione sotto controllo e non c’è nulla di cui un genitore deve preoccuparsi. Vediamo perché.

La dentizione nei neonati è un passaggio naturale e delicato, che spesso mette in ansia i genitori. Lo spuntare dei dentini da latte, infatti, può portare con sé numerosi fastidi per il bambino, come febbre e irritazione. Inoltre, molti neogenitori si trovano a domandarsi se i tempi siano quelli giusti o se la dentizione decidua del loro piccolo sia in anticipo o in ritardo. In questo articolo, ci occuperemo proprio della prima eventualità, cioè la dentizione precoce, mentre per l’altro caso, cioè i dentini in ritardo, è disponibile quest’altro approfondimento.

Una premessa: i tempi della dentizione nei bambini

Però, prima di affrontare la questione dei denti del neonato che spuntano troppo presto, è bene chiarire una cosa: i tempi della dentizione non sono scritti sulla pietra. Detto in altre parole, se è vero che i primi dentini (gli incisivi centrali inferiori) potrebbero cominciare ad affacciarsi intorno ai 3 mesi, è altrettanto vero che la situazione cambia da bambino a bambino. I neonati non sono tutti i uguali e la natura non fa le cose con il cronometro. In alcuni casi la dentizione può partire prima, in altri dopo. Addirittura, possono verificarsi situazioni in cui i dentini spuntano in ordine diverso da quello considerato normale. Quella dei medici e dei dentisti, quindi, deve essere presa come un’indicazione approssimativa e non come una legge inviolabile. Oscillazioni di alcune settimana nello spuntare dei denti da latte sono normali e in questi casi non vale neanche la pena parlare di anticipo o ritardo.

Leggi di più sul calendario della dentizione

Dentizione precoce nel neonato: i denti natali e neonatali

Alla luce della premessa fatta sui tempi della dentizione, è bene circoscrivere i casi in cui si può parlare davvero di denti precoci. Ad esempio, se sulle gengive di un neonato cominciano a vedersi gli incisivi centrali inferiori già a due mesi e mezzo, senza dubbio si può dire c’è un po’ di anticipo rispetto al previsto, ma è eccessivo parlare di dentizione precoce.

I veri denti precoci, invece, sono di due tipi:

  • denti natali: presenti già al momento della nascita;
  • denti neonatali: che spuntano nei primi 30 giorni di vita.

Ovviamente, si tratta di casi molto rari, nell’ordine di un neonato ogni mille nati. Su quali siano le cause della dentizione precoce, la medicina non si è ancora riuscita a esprimere in modo definitivo. Si è ipotizzato un carattere ereditario o un loro dipendere dalla presenza della gemma dentaria in posizione molto superficiale, quindi pronta per un’eruzione precoce.

Cosa fare con i denti da latte precoci

Di per sé, i denti natali e neonatali non sono un problema, anche perché nella maggior parte dei casi appartengono alla dentizione primaria. Può accadere, però, che tali denti diano vita a delle complicazioni, che possono essere di tre tipi:

  • sindrome di Riga – Fele: lo sfregamento dei denti sulla lingua durante la suzione provoca la comparsa di ulcere;
  • deficit di nutrizione: nell’allattamento, la presenza dei dentini da latte precoci può provocare dolore al seno alla madre e difficoltà nella suzione al neonato;
  • inalazione accidentale: i dentini precoci possono presentare estrema mobilità (perché senza radice) e quindi far correre al bambino il rischio di ingoiarli inavvertitamente.

Il compito di un genitore di fronte ad un caso di dentizione precoce, quindi, è quello di monitorare la situazione attraverso il supporto di uno specialista. Sarà quest’ultimo, infatti, a stabilire l’eventuale pericolosità dei denti natali o neonatali e a decidere di procedere con quella che, ad oggi, è l’unica soluzione possibile, cioè l’estrazione.

Come insegnare ai bambini a lavarsi i denti


Ascesso periapicale: cause, sintomi e cure

L’ascesso dentale periapicale è una patologia orale molto dolorosa e che può sfocare in complicazioni serie. Generalmente causata da una carie gravemente trascurata, questa tipologia di ascesso si manifesta con sintomi che minano la qualità della vita di chi ne soffre e necessita di un intervento medico tempestivo, che può sfociare nella devitalizzazione del dente o nella sua estrazione (oltre che nella somministrazione di antibiotici e antinfiammatori).

Avere a che fare con l’ascesso ad un dente è un’esperienza molto fastidiosa e complicata, che sarebbe meglio non sperimentare mai e che necessita sempre dell’intervento del proprio dentista di fiducia. Dolore, gonfiore e arrossamento sono solo i sintomi più evidenti dell’ascesso, che può accompagnarsi anche a disturbi più intensi. A seconda di quale sia la parte del dente colpita, l’ascesso si distingue in tre tipologie: gengivale, parodontale e periapicale. L’approfondimento che segue è dedicato proprio all’ascesso periapicale.

Leggi, invece, gli approfondimenti su ascesso gengivale e parodontale o quello sull’ascesso in generale

Cos’è l’ascesso periapicale

L’ascesso pariapicale si chiama così perché colpisce la parte apicale (cioè la sommità) della radice del dente e interessa a polpa dentaria, da dove poi si può espandere all’intera struttura. Questa tipologia di ascesso è conosciuta anche con il nome di pulpite complicata, perché caratteristica di denti affetti da infezione dei tessuti interni. Come nelle altre forme di ascesso, anche in questo caso l’infezione è di tipo batterico e porta alla formazione di pus, che può raccogliersi in una sacca visibile all’esterno. La presenza di batteri rende indispensabile l’intervento medico (con le modalità che si vedranno più avanti).

I sintomi dell’ascesso periapicale

Dal punto di vista dei sintomi con cui si manifesta, l’ascesso periapicale non si discosta particolarmente dalle altre forme di infezione dentale. La comparsa di un forte mal di denti, incontrollabile e pulsante, è sicuramente il primo segnale di allarme. L’ascesso senza dolore, infatti, è molto raro.

Altri sintomi sono:

  • gonfiore localizzato;
  • formazione di sacche di pus (che danno fastidio durante la masticazione);
  • sensibilità dentale;
  • arrossamento delle gengive;
  • alito pesante;
  • bocca amara.

Se trascurato, poi, l’ascesso periapicale può anche provocare ulteriori conseguenze, andando oltre i disturbi della bocca:

  • febbre;
  • mal di testa,
  • mal di gola;
  • ingrossamento dei linfonodi;
  • osteomielite;
  • trombosi del seno cavernoso;
  • setticemia.

Qui trovi tutti gli approfondimenti sulle malattie dei denti

Le cause dell’ascesso periapicale

La causa più comune dell’ascesso periapicale è la carie gravemente complicata, capace di provocare necrosi della polpa dentaria. Una carie può arrivare a questo stadio quando non diagnosticata in tempo e quindi trascurata. Da qui la necessità di periodici controlli dal dentista e di una corretta igiene orale. Allo stesso modo, anche se più raramente, l’ascesso periapicale può scaturire da traumi gravi ai denti, in grado sempre di mandare in necrosi la polpa.

Leggi di più sulla carie dentale

Come si cura l’ascesso periapicale

Di fronte alla necessità di curare un ascesso periapicale, i rimedi possibili si articolano in tre fasi consecutive. Inizialmente, il medico specialista provvederà a somministrare antibiotici (per combattere l’infezione) e antidolorifici (per alleviare il dolore sofferto dal paziente). Al contempo, è di fondamentale importanza, laddove presente, procedere al drenaggio del pus. Tutte questi interventi, però, si concentrano sui sintomi a senza risolvere il problema all’origine. Per far questo, è necessario procedere alla cura canalare (devitalizzazione del dente) o all’estrazione dello stesso.