Giornata Internazionale della Salute Orale, la prevenzione comincia con un sorriso

La Giornata Internazionale della Salute Orale è un’occasione per ricordare a tutti che prendersi cura della propria bocca significa prendersi cura della propria salute. Si celebra in tutto il mondo il 20 marzo, è rappresenta un richiamo all’impegno per individui e istituzioni.

Ogni anno, il 20 marzo, si celebra la Giornata Internazionale della Salute Orale, un evento globale promosso dalla FDI World Dental Federation. L’obiettivo è sensibilizzare sull’importanza della salute della bocca e dei denti, non solo per avere un bel sorriso, ma per il benessere generale di tutto il corpo. La Giornata Internazionale della Salute Orale non è solo un promemoria per le buone pratiche quotidiane, ma anche un’occasione per riflettere sull’importanza di garantire accesso equo alle cure odontoiatriche, soprattutto alle fasce di popolazione più vulnerabili. Organizzazioni sanitarie, professionisti del settore e istituzioni sono invitati a collaborare per migliorare l’educazione alla salute orale e promuovere politiche di prevenzione efficaci.

Perché la salute orale è così importante?

La salute orale non riguarda solo denti bianchi e alito fresco. Problemi come carie, gengiviti o malattie parodontali non trattate possono avere conseguenze ben più gravi e influenzare la salute generale. Diverse ricerche scientifiche hanno evidenziato legami tra la salute della bocca e:

  • Malattie cardiovascolari
  • Diabete
  • Complicanze in gravidanza
  • Infezioni respiratorie
  • Disturbi digestivi

Proteggere la propria bocca è quindi un passo essenziale per proteggere l’intero organismo.

Le buone abitudini quotidiane per un sorriso sano

La prevenzione è la strategia più efficace per mantenere la bocca in salute. Bastano pochi gesti quotidiani, semplici ma fondamentali:

  • Spazzolare i denti con regolarità
  • Pulire gli spazi interdentali con il filo interdentale o lo scovolino
  • Limitare il consumo di zuccheri e bevande acide, che favoriscono la carie
  • Sottoporsi a controlli regolari dal dentista, almeno una o due volte all’anno
  • Evitare il fumo, dannoso per denti e gengive
  • Seguire un’alimentazione equilibrata, ricca di frutta, verdura e acqua

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Per saperne di più:


ortodonzia fissa

Come lavare i denti con l’apparecchio

Lavare bene i denti quando si indossa un apparecchio ortodontico richiede qualche accortezza in più ma è di fondamentale importanza. L’ortodonzia fissa, infatti, può rendere ancora più difficoltosa l’igiene orale e questo potrebbe vanificare gli sforzi per ottenere un sorriso splendente. Con i giusti consigli, però, tutto si può risolvere.

Sottoporsi a un percorso di ortodonzia per ottenere un sorriso armonioso con denti dritti è un passo importante. I vantaggi dell’ortodonzia sono innumerevoli, però bisogna armarsi anche di un po’ di pazienza. A seconda del tipo di apparecchio che si indossa, poi, le questioni da affrontare sono diverse. Nel caso di ortodonzia mobile, ciò che viene richiesto, ad esempio, è necessario prestare attenzione alla pulizia dell’apparecchio rimovibile. Nel caso di ortodonzia fissa, invece, i problemi possono sorgere proprio nella normale cura dei denti. Chiunque abbia iniziato questo percorso, infatti, sa bene che la presenza di fili e attacchi metallici può rendere la pulizia quotidiana più complessa.

Tutto quello che devi sapere sulla pulizia dei denti

L’importanza dell’igiene orale durante il trattamento ortodontico

Per questo motivo, è fondamentale prestare ancora più attenzione all’igiene orale. Trascurare questo aspetto mentre si porta l’apparecchio può compromettere il risultato finale del trattamento. Oltre alla formazione di carie, l’accumulo di placca può causare gengiviti e alitosi, rendendo il percorso ortodontico più lungo e meno efficace. Una pulizia accurata, invece, permette non solo di mantenere la bocca sana ma anche di evitare fastidiosi imprevisti, come la decalcificazione dello smalto o la necessità di dover rimuovere l’apparecchio prima del previsto.

Come lavare bene i denti

5 consigli per una pulizia efficace con l’apparecchio

Per garantire una corretta igiene orale durante il trattamento ortodontico, ecco 5 suggerimenti pratici:

  • Usa uno spazzolino adatto. Scegli uno spazzolino ortodontico con setole a V o uno spazzolino elettrico con testine specifiche per apparecchi. Questi strumenti aiutano a pulire meglio intorno ai bracket e lungo il filo ortodontico.
  • Applica la giusta tecnica di spazzolamento. Inclina lo spazzolino a 45° rispetto alle gengive e utilizza movimenti circolari per rimuovere la placca. Dedica particolare attenzione alla zona tra denti e gengive, oltre che attorno agli attacchi dell’apparecchio.
  • Non dimenticare il filo interdentale e gli scovolini. Il filo interdentale, utilizzato con un infilafilo ortodontico, aiuta a rimuovere i residui tra i denti. Gli scovolini sono perfetti per pulire le aree difficili da raggiungere tra i bracket e sotto il filo.
  • Segui un’alimentazione equilibrata. Evita cibi appiccicosi o troppo duri, che possono incastrarsi nei bracket o addirittura danneggiare l’apparecchio. Ridurre il consumo di zuccheri aiuta a prevenire la formazione di carie.
  • Effettua controlli regolari dal dentista. Oltre alle visite per regolare l’apparecchio, prenota controlli periodici per una pulizia professionale. Il dentista può monitorare la salute di denti e gengive, intervenendo tempestivamente se necessario.

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togliere dente

Togliere un dente senza paura: 9 domande e risposte sull’estrazione dentale

Togliere un dente è una delle eventualità che incutono maggiore timore. Sono pochi, infatti, quelli che affrontano un’estrazione dentale e cuore leggero, soprattutto per timore del dolore che si potrebbe sentire, nonostante il tutto avvengo sotto anestesia locale. Come spesso accade, però, conoscere ciò che succede prima, durante e dopo l’estrazione di un dente aiuta ad esorcizzare la paura. Questa breve guida dà una risposta ai dubbi principali che assalgono chi deve togliersi un dente.

Non lo si può negare: molte persone hanno paura del dentista. Un timore innato, a volte ingiustificato, a volte magari legato a traumi specifici. Molto spesso, questa paura è legata ad un’ipotesi particolare: l’estrazione dentale. Doversi togliere un dente, infatti, evoca immagini preoccupanti, come quelle di un dentista armato di una pinza gigantesca con cui strappare letteralmente via il “problema”. Tanto è vero che l'espressione "togliersi il dente" è diventato un modo di dire molto diffuso per indicare la necessità di affrontare in modo netto e rapido qualcosa che incute molta preoccupazione. Ovviamente (e per fortuna) l’estrazione di un dente non funziona in modo così traumatico. Per prima cosa, si tratta di un’ipotesi residuale, da praticare solo quando non ci sono soluzioni conservative che possano andare bene. In secondo luogo, i progressi della medicina e dell’odontoiatria hanno reso l’estrazione un’operazione molto più semplice e molto meno invasiva del passato. In questo approfondimento, sono raccolte le 9 domande più frequenti che chi deve togliersi un dente rivolge al proprio dentista o magai cerca sul web. Conoscere ben ciò a cui si va incontro aiuta ad avere meno paura.

Quando è necessario togliere un dente?

I denti rappresentano elementi fondamentali per il corpo umano e per il suo benessere, ed il fatto che siano numerosi non significa che si possa rinunciare ad uno di essi a cuor leggero. Estrarre un dente, quindi, significa privare l’organismo di un pezzo necessario, la cui assenza, se non viene colmata con una protesi, può creare problemi. Ecco perché, negli ultimi anni, si è sempre più affermato l’approccio conservativo alla cura dentale, che limita le ipotesi in cui è necessario togliere il dente a pochi casi eccezionali e predilige invece soluzioni come la devitalizzazione o l’otturazione. Un risultato reso possibile anche dai progressi della tecnica. Ad oggi, quindi, si procede all’estrazione del dente nell’ipotesi di:

Scopri di più sugli impianti dentali a carico immediato

Come si estrae un dente e quanto tempo ci vuole?

Dal punto di vista dell’esecuzione, esistono due tipi di estrazione dentale. La prima, detta estrazione semplice, serve per togliere denti che risultano ben sporgenti dalla gengiva e non hanno problemi di frattura. In questo caso, il dentista anestetizza accuratamente la parte e poi interviene utilizzando elevatore e pinza per estrarre il dente, esercitando la pressione necessaria. Invece, nei casi in cui il dente presenta delle criticità in merito alla sua accessibilità (come per i denti inclusi) è necessario ricorrere all’estrazione chirurgica on incisione della gengiva, a volte eseguita in anestesia totale.

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Cosa si sente durante l’estrazione dentale?

Avvenendo in anestesia locale, durante l’estrazione del dente non si sente dolore, o comunque non in modo insopportabile. Quello che si avverte, però, è una forte pressione, in corrispondenza del dente interessato.

Una volta tolto il dente, vengono messi dei punti?

Spesso, dopo aver tolto il dente, il dentista applica dei punti di sutura, che possono cadere da soli oppure venire rimossi dopo una decina di giorni (dipende dal tipo di punti applicati). È possibile, però, anche che il medico proceda ad un’estrazione senza punti, qualora ritenga che sussistano le condizioni adatte (da valutare caso per caso).

Quanto dura il dolore dopo l'estrazione di un dente e cosa prendere per calmarlo?

Vedersi privata di un dente, per la bocca, rappresenta comunque un trauma, un evento che richiede alcune ora per essere “riassorbito”. Quindi, è assolutamente normale avvertire dolore gengivale nei due o tre giorni che seguono l’estrazione, nonché un leggero sanguinamento per circa 24 ore. In questa fase, è possibile alleviare il dolore assumendo farmaci antidolorifici, previa consultazione con il medico.

Dopo un’estrazione, quanto tempo ci vuole per guarire e quanti giorni di riposo sono consigliati?

La completa guarigione dopo un’estrazione arriva dopo alcune settimane. La fase più critica, però, riguarda i primissimi giorni dopo l’intervento, durante i quali, come anticipato, possono manifestarsi dolore e sanguinamento. Per quanto motivo, può essere consigliabile prendersi 1 o 2 giorni di riposo dal lavoro (malattia) e da altre attività faticose.

Quando si toglie un dente bisogna prendere gli antibiotici?

Uno dei rischi maggiori di complicanze post estrazione di un dente e l’insorgere di infezioni. Per questo motivo, alcuni dentisti prescrivono cure antibiotiche a carattere preventivo, con farmaci da assumere nei giorni immediatamente precedenti l’intervento. In altri casi, invece, si opta per somministrare gli antibiotici dopo aver tolto il dente. Infine, un ulteriore opzione prevede la prescrizione degli antibiotici solo in caso di infezione conclamata e non a scopo preventivo.

Quanto ci mette la gengiva a sgonfiarsi e come va disinfettata?

Che la gengiva si gonfi dopo che il dentista ha tolto il dente è una cosa assolutamente normale. E può accadere anche che sanguini. Il tutto, si risolve di solito nel giro di 24 ore. Per facilitare la scomparsa del gonfiore gengivale si possono praticare impacchi di ghiaccio sulla guancia e magari raffreddare la zona consumando del cibo freddo (un bel gelato è la cosa migliore).

Cosa fare e cosa non fare dopo l'estrazione del dente del giudizio?

Di fondamentale importanza, nelle ore e nei giorni a ridosso dell’estrazione dentale, è seguire le prescrizioni mediche in ordine all’assunzione di farmaci antidolorifici ed eventualmente antibiotici. Inoltre, è molto importante mantenere un’adeguata igiene orale, per scongiurare il rischio di infezioni. Anche l’alimentazione va tenuta sotto controllo per qualche giorno, prediligendo cibi morbidi o addirittura liquidi, come frullati, purè, minestre e simili.

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Il nuovo Studio di Emanuele Puzzilli a Milano: un’evoluzione nell’estetica del sorriso

Inaugurato ufficialmente il nuovo studio di Emanuele Puzzilli a Milano. Uno spazio all’avanguardia, dedicato alla salute dentale e all’estetica del sorriso. Servizi esclusivi, avanzate tecnologie e un approccio innovativo sono il marchio di fabbrica di quello che si presenta come un punto di riferimento per l’odontoiatria estetica nel capoluogo lombardo.

Dopo anni di attività nella città di Milano, il Dottor Emanuele Puzzilli rafforza la sua presenza nella più internazionale delle città italiane con l’inaugurazione di un nuovo studio dentistico all’avanguardia, nel suggestivo e moderno quartiere CityLife. Uno spazio che rappresenta un ulteriore passo avanti in un percorso professionale ricco di soddisfazioni, che da sempre coniuga con successo estetica e benessere nella cura del sorriso.

Situato all’interno delle prestigiose Residenze Libeskind, lo studio si distingue per un design innovativo e un ambiente pensato per il massimo comfort dei pazienti. La sala d’attesa, concepita come un elegante salotto, offre un’atmosfera accogliente e rilassante, arricchita dalla presenza di un ulivo secolare e di un dehor verdeggiante. Le tre sale operative sono dotate delle tecnologie più avanzate per garantire trattamenti odontoiatrici di altissima precisione.

Un nuovo approccio all’odontoiatria estetica

Il nuovo studio Puzzilli non è solo un luogo dedicato alla salute dentale, ma un vero e proprio punto di riferimento per l’estetica del sorriso. Il Dottor Puzzilli, infatti, è considerato un pioniere di un approccio odontoiatrico che pone il paziente al centro di un percorso personalizzato, dove la funzionalità incontra l’armonia estetica.

Secondo la sua filosofia, il sorriso non è soltanto un elemento estetico, ma un potente strumento di comunicazione e benessere psicologico. Una dentatura curata e armoniosa contribuisce all’autostima e al modo in cui una persona si relaziona con gli altri. Per questo motivo, ogni trattamento viene studiato su misura, tenendo conto delle caratteristiche individuali del viso e dell’espressione naturale del paziente.

Tecnologia e materiali innovativi

Lo studio milanese, come già quelli di Ostia e Roma, è dotato delle più moderne tecnologie per la diagnosi e la realizzazione di trattamenti su misura. Tra le innovazioni più rilevanti spiccano:

  • Scanner intraorale 3D, che permette di rilevare le impronte dentali in modo rapido e preciso, senza l’utilizzo di materiali fastidiosi per il paziente.
  • Digital Twin, una tecnologia avanzata che crea un modello 3D del volto del paziente, consentendo di visualizzare in anteprima il risultato finale del trattamento.
  • Approccio metal free, che elimina l’uso di materiali metallici in ortodonzia e implantologia, sostituendoli con zirconia, ceramica e resine biocompatibili per una maggiore sicurezza e comfort.

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Odontoiatria estetica, l’arte del sorriso perfetto

Per legge, un odontoiatra può realizzare anche interventi di medicina estetica non invasiva o mininvasiva su tutto il viso. In uno studio dentistico, quindi, è possibile sottoporsi a trattamenti come filler, botox, peeling e laser estetico.

Un bel sorriso è spesso considerato un biglietto da visita importante, capace di influenzare positivamente la vita sociale e lavorativa. Prendersi cura della bocca, quindi, non è solo una questione di salute ma anche di benessere psicofisico e di autostima. Per questo motivo, negli anni, ha preso sempre più piede quella che viene definita odontoiatria estetica.

Leggi anche: l’importanza del sorriso nella comunicazione non verbale

Cosa si intende per odontoiatria estetica?

L’odontoiatria estetica è una branca dell’odontoiatria che si concentra non solo sulla salute orale ma anche sull’estetica del sorriso e del volto. Grazie ai progressi tecnologici e all’integrazione con la medicina estetica, infatti, oggi è possibile ottenere risultati sorprendenti che armonizzano denti, labbra e contorni del viso. Rispetto all’odontoiatria tradizionale, che si concentra sulla funzionalità, quella estetica ha un focus più orientato al miglioramento dell’aspetto del sorriso. I suoi obiettivi principali sono:

  • correggere imperfezioni come denti ingialliti, scheggiati o malformati;
  • armonizzare il sorriso con il volto, migliorando proporzioni e simmetria;
  • garantire un aspetto naturale, preservando al contempo la funzionalità dentale.

Questa branca combina quindi competenze mediche e un senso estetico raffinato per creare un sorriso che non solo sia bello, ma che si integri perfettamente con l’intero viso.

Nel perimetro dell’odontoiatria estetica rientrano alcuni dei trattamenti dentali più diffusi attualmente:

  • sbiancamento dentale, che rimuove le macchie e rende i denti più bianchi e luminosi;
  • faccette dentali, utili a correggere forma, colore e dimensioni dei denti;
  • ortodonzia invisibile, che consente di allineare i denti in modo discreto, senza l’utilizzo di apparecchi fissi tradizionali;
  • ricostruzioni estetiche, per riparare denti scheggiati o consumati, utilizzando materiali di alta qualità che imitano perfettamente le caratteristiche dei denti naturali;
  • gengivoplastica, un rimodellamento delle gengive per correggere il cosiddetto sorriso gengivale e ottenere un risultato più armonioso.

Il ruolo dell'odontoiatra estetico nel contesto attuale e i rapporti con la medicina estetica

Nel corso degli anni, il ruolo dell’odontoiatra estetico si è molto evoluto, ha acquisito visibilità e ha anche modificato i contorni del proprio operato, al punto da includere nel proprio campo di azione alcuni interventi di medicina estetica. L’idea di fondo è permettere a questo professionista qualificato di occuparsi non solo dei denti ma dell’armonia generale del viso, di cui la bocca è una componente fondamentale ma non unica. Gli odontoiatri estetici, quindi, non si limitano più a trattare i denti, ma considerano il sorriso come una parte di un quadro più ampio. Questo include la valutazione di elementi come il volume di labbra, naso e zigomi, la simmetria facciale e il contorno del viso, la presenza di rughe e altri segni della pelle, tutti elementi chiave per creare un aspetto bilanciato e piacevole.

Ma quali sono gli interventi estetici che possono essere realizzati da un odontoiatra? La normativa è stata aggiornata nel 2023 e parla di trattamenti di medicina estetica non invasivi o mininvasivi che afferiscono al terzo superiore, al terzo medio e al terzo inferiore del viso. In sostanza, quindi, può intervenire su tutto il viso, mentre prima l’operatività era circoscritta al terzo medio e a quello inferiore. Alcuni esempi di interventi possono chiarire meglio il quadro. Un odontoiatra nel suo studio può fare:

  • filler all’acido ialuronico su occhi, naso, zigomi e bocca;
  • iniezioni di tossina botulinica;
  • peeling chimico;
  • trattamenti laser.

 

 

 

Foto di Timothy Dykes su Unsplash


Denti del giudizio storti: raddrizzare o estrarre?

I denti del giudizio storti possono rappresentare un problema, ma con una diagnosi precoce e l’eventuale ricorso all’estrazione dentale, è possibile prevenire complicazioni e mantenere una bocca sana. Per questo motivo, in caso di dolore o fastidio, è bene rivolgersi tempestivamente al proprio dentista di fiducia.

I denti del giudizio, detti anche terzi molari, sono gli ultimi denti a spuntare in bocca e generalmente compaiono tra i 17 e i 25 anni (ecco perché sono detti “del giudizio”, perché arrivano in una fase di maturazione). Spesso, però, lo sviluppo dei denti del giudizio è accompagnato da problemi. Una delle eventualità più ricorrenti è l’insorgenza di un molare del giudizio storto, cioè non allineato come dovrebbe. Come ci si comporta in questi casi? Si può raddrizzare o si deve togliere ricorrendo all’estrazione dentale? In questo articolo, c’è la risposta a queste domande, anticipata però da qualche doverosa premessa.

Vuoi saperne di più sui denti del giudizio?

Perché i denti del giudizio crescono storti?

La prima riguarda la causa di un dente del giudizio storto. La crescita di questi particolari molari può essere influenzata da diversi fattori, in gran parte comuni anche agli altri denti:

  • mancanza di spazio: se l'arcata dentale è già affollata, i denti del giudizio potrebbero non trovare spazio per erompere correttamente;
  • orientamento errato: i denti del giudizio possono crescere inclinati verso i denti vicini, creando pressione e spostamenti indesiderati 8ecco perché molto spesso, per evitare di rovinare lunghi lavori di ortodonzia si preferisce toglierli preventivamente);
  • ereditarietà: una predisposizione genetica può influire sulla posizione e sulla salute dei denti del giudizio.

Sintomi comuni dei denti del giudizio storti

I denti del giudizio storti possono causare diversi disagi, tra cui:

  • dolore o fastidio nella zona posteriore della bocca.
  • infiammazione e gonfiore delle gengive.
  • difficoltà a masticare o aprire la bocca.
  • infezioni frequenti, come la pericoronite.
  • danni ai denti vicini, che possono subire carie o spostamenti.

Sai come si dovrebbe masticare correttamente?

Quando e come intervenire su un dente del giudizio storto

Nella quasi totalità dei casi, un dente del giudizio storto provoca uno dei sintomi indicati sopra ed è quindi sempre necessario intervenire. Le modalità di tale intervento dipendono da caso a caso e ovviamente devono essere stabilite da un odontoiatra esperto. Finché il dente del giudizio storto non provoca disagi, ci si può limitare a monitorare la situazione e la sua evoluzione. Quando cominciano a manifestarsi dolore e infiammazioni, invece, bisogna intervenire. E l’unica soluzione disponibile e risolutiva è l’estrazione del dente, magari preceduta da una terapia conservativa a base di antidolorifici e antinfiammatori, che allevia temporaneamente i sintomi.

Leggi come funziona un’estrazione del denta del giudizio

Prevenire le complicazioni

Sebbene non sia possibile controllare la crescita dei denti del giudizio, ci sono accorgimenti che aiutano a prevenire complicazioni:

  • visite regolari dal dentista per monitorare lo sviluppo dei denti del giudizio.
  • igiene orale accurata, con particolare attenzione alle zone difficili da raggiungere.
  • radiografie periodiche per identificare possibili problemi prima che si manifestino.

 

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sigillatura denti

La sigillatura dei denti nei bambini, uno strumento per la lotta alla carie

La sigillatura dei denti dei bambini può essere un utile rimedio per evitare la formazione precoce di carie. Un trattamento semplice e indolore, con cui si vanno a chiudere i solchi dentali, utilizzando specifici materiali. Ecco come funziona e quanto è efficace.

La sigillatura dei denti è una pratica odontoiatrica volta a proteggere i denti dai danni causati dalle carie, evitandone la comparsa. Si tratta di un trattamento preventivo efficace che viene spesso consigliato per i bambini, in quanto possono essere particolarmente vulnerabili alle carie dentali. Ma cosa implica esattamente la sigillatura dei denti e quali sono i suoi vantaggi?

Cos'è la sigillatura dei denti e a cosa serve 

Da un punto di vista tecnico, la sigillatura dentale è una procedura in cui un sottile strato di materiale protettivo viene applicato sulle superfici occlusali dei denti molari e premolari. Queste sono le aree più suscettibili alle carie poiché presentano solchi e fessure difficili da pulire completamente con lo spazzolino. La sigillatura dei denti aiuta a creare una barriera fisica tra il dente e i batteri responsabili della formazione di placca e tartaro, riducendo così il rischio di sviluppare problemi dentali.

Quando si fa la sigillatura dei solchi

La sigillatura dei solchi viene solitamente eseguita nei bambini quando sono già spuntati i denti permanenti posteriori, solitamente intorno all'età di 6-7 anni per i primi molari e intorno all'età di 11-14 anni per i secondi molari. Questo è il momento ideale per applicare la sigillatura poiché i denti sono ancora sani e privi di carie, garantendo così una protezione precoce e duratura.

Leggi di più sul calendario della dentizione

Come vengono sigillati i denti e con che materiali

Il processo di sigillatura dei denti è relativamente semplice e indolore. Prima di applicare il sigillante, il dentista pulisce accuratamente la superficie del dente per rimuovere eventuali residui di cibo e placca. Successivamente, il sigillante viene applicato sulle aree occlusali dei denti e indurito con una luce speciale. I materiali utilizzati per i sigillanti sono generalmente resine composite o materiali a base di vetro ionomerico, che aderiscono saldamente alla superficie del dente.

Quanto dura la sigillatura dentale

La durata della sigillatura dentale può variare, ma in genere arriva fino a 5-10 anni, a seconda del tipo di materiale utilizzato e delle abitudini di igiene orale del paziente. È importante che i genitori portino regolarmente i loro bambini dal dentista per controlli periodici, in modo che eventuali sigillature danneggiate o usurati possano essere riparati o sostituiti tempestivamente.

Come lavare correttamente i denti

La sigillatura dei denti dei bambini è davvero efficace per la prevenzione delle carie?

Numerosi studi hanno dimostrato che la sigillatura dei denti nei bambini è altamente efficace nel prevenire la formazione di carie. In particolare, secondo dati diffusi dal Ministero della Salute, la sigillatura dentale risulta efficace nell'87% dei casi per i primi 3 anni. La percentuale scende al 76% nel quarto anno e al 65% dopo 9 anni. Nel complesso, quindi, i risultati sono ottimi.

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curettage gengivale

Curettage gengivale, eliminare placca e tartaro in profondità

Il curettage gengivale permette di eliminare placca e tartaro in modo più radicale rispetto alla normale pulzia dei denti professionale. Indicato nei casi di infiammazioni delle gengive o di parodontiti, il curettage interviene soprattutto sulle tasche gengivali. Ma come si svolge il curettage? E cosa bisogna fare dopo l'intervento?

Mantenere i denti ben puliti, combattendo placca e tartaro, deve essere l'obiettivo primario di ciascuno in materia di salute orale. Per realizzarlo è di solito sufficiente lavare i denti bene e con regolarità, utilizzando lo spazzolino adatto e avvalendosi di filo interdentale ed eventualmente collutorio. Inoltre, è fondamentale sottoporsi periodicamente a una pulizia professionale dei denti. In alcuni casi, però, tutto questo può non bastare e i batteri finiscono ugualmente per proliferare in bocca, dando vita ad infiammazioni gengivali che possono provocare arrossamento, gonfiore e sanguinamento o anche sfociare in problemi più gravi. In queste circostanze, è possibile che il dentista di fiducia prenda in considerazione l'eventualità di intervenire con un curettage gengivale.

Cosa si intende per curettage gengivale e che differenza c'è con la pulizia professionale

Il curettage gengivale è un procedimento che serve a realizzare una pulizia profonda della dentatura, soprattutto in presenza di formazione di tasche gengivali. Il nome di questo singolare trattamento discende dallo strumento con cui viene eseguito (curette), che ha la forma di un cucchiaio appuntito sostenuto da un manico lungo e sottile. Rispetto alla classica pulizia dei denti professionale, il curettage gengivale permette di rimuovere placca e tartaro anche da zone solitamente non raggiungibili.

A secondo della profondità con cui interviene, il curettage si distingue in:

  • curettage a cielo chiuso, che è a tutti gli effetti una detartrasi profonda

  • curettage a cielo aperto, che è invece un vero e proprio intervento, seppure mininvasivo, visto che prevede la separazione chirurgica della gengiva dall'osso per consentire la pulizia della zona sottostante.

Quando e perché si fa il curettage

In condizioni normali, non è necessario ricorrere al curettage per mantenere una buona igiene orale. È sufficiente, infatti, sottoporsi con regolarità alla pulizia dentale professionale. Il curettage diventa invece necessario quando l'eccessivo accumulo di placca e tartaro arriva a provocare gengivite o parodontite. In questi casi, per evitare che le infiammazioni si aggravino e sfocino in disturbi ancora più seri, è necessario intervenire con una pulizia di caratere straordinario. È importante quindi prestare attenzione ai sintomi che posso rivelare infiammazioni in corso, come il sanguinamento o il gonfiore delle gengive o l'alitosi.

Leggi di più sui servizi di parodontologia degli Studi Emanuele Puzzilli

Come si svolge il curettage

L'esecuzione pratica del curettage da parte dell'odontoiatra può comportare l'adozione, alternativa o cumulativa, di due tecniche: la levigatura radicolare meccanica e il laser. Con la levigatura meccanica si vanno a rimuovere la placca e il tartaro accumulati su tutto il dente. Lo strumento utilizzato è il già citato curette. Il laser, invece, serve a colpire il tartaro sottogengivale, che alimenta la proliferazione dei batteri. È bene precisare che il curettage si svolge in anestesia locale ed è quindi assolutamente indolore per il paziente.

Cosa succede dopo il curettage: come comportarsi e cosa mangiare

Dopo il curettage, è essenziale seguire le istruzioni del dentista per la cura post-operatoria, che può includere il ricorso a collutori specifici, antibiotici o indicazioni sulle abitudini alimentari e di igiene orale. In particolare, per contrastare il dolore, che può durare alcune ore, è utili assumere un farmaco analgesico, previa prescrizione medica. Ci sono poi alcuni comportamenti virtuosi da mettere in atto:

  • evitare per alcuni giorni di mangiare cibi troppo duri, che possono infastidire le gengive;

  • prediligere per un po' di tempo lo scovolino al filo interdentale;

  • spazzolare i denti con maggiore delicatezza rispetto al solito.

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Guida definitiva alla pulizia dei denti: 25 domande e risposte chiare per fugare ogni dubbio

Tutto quello che c’è da sapere sulla pulizia dei denti, dalla procedura agli effetti, dagli strumenti utilizzati al dolore, dalla durata al costo. Una raccolta completa di domande e risposte frutto di un’esperienza decennale nel campo dell’odontoiatria ma anche di una specifica ricerca online.

  1. Quanto costa fare la pulizia dei denti?

Il costo è molto variabile, a seconda dello studio dentistico, della città e della complessità della procedura.

  1. Quanto dura l'effetto della pulizia dei denti?

L'effetto dura dai 4 ai 6 mesi, a seconda delle abitudini di igiene orale e dello stile di vita.

  1. Quanto dura la seduta di una buona pulizia dei denti?

La seduta di pulizia professionale dura generalmente tra i 30 e i 60 minuti.

  1. Quante sedute ci vogliono per la pulizia dei denti?

Normalmente basta una sola seduta. In casi di accumulo grave di tartaro, possono servire più appuntamenti.

  1. Ogni quanto tempo bisogna fare la pulizia dei denti?

È consigliabile farla ogni 6 mesi, ma in presenza di problemi gengivali può essere necessaria ogni 3-4 mesi.

  1. Cosa si fa durante una pulizia dei denti?

Si rimuovono placca e tartaro con strumenti manuali o ad ultrasuoni. A seguire, si procede con la lucidatura e, in alcuni casi, con l’applicazione di fluoro.

  1. Quali strumenti usa il dentista durante la pulizia dei denti?

Si utilizzano strumenti ad ultrasuoni, curette manuali, spazzolini rotanti e paste lucidanti specifiche.

  1. Esistono tipi diversi di pulizia dei denti?

Sì, esistono pulizie manuali, ad ultrasuoni e con tecnologie come l'air-polishing, che utilizza getti di bicarbonato.

  1. Quanto fa male la pulizia dei denti?

Di solito è solo leggermente fastidiosa, ma chi ha gengive sensibili potrebbe avvertire più dolore.

  1. Come sentire meno dolore durante la pulizia dei denti?

Si può chiedere al dentista di usare anestesia locale o tecniche più delicate, e ci si può rilassare respirando profondamente.

  1. Quanto dura il dolore dopo la pulizia dei denti?

Il leggero fastidio o sensibilità scompare entro 1-2 giorni al massimo.

  1. È vero che i denti diventano più sensibili dopo la pulizia?

Sì, è normale una leggera sensibilità temporanea dovuta alla rimozione del tartaro.

  1. La pulizia dei denti rovina lo smalto?

No, se fatta correttamente da un professionista, non rovina lo smalto ma lo mantiene in salute.

  1. Perché è importante fare la pulizia professionale dei denti?

Previene carie, gengiviti, parodontiti e mantiene la salute orale rimuovendo il tartaro.

  1. Qual è la differenza tra pulizia professionale e igiene orale domestica?

L'igiene domestica rimuove la placca superficiale, mentre quella professionale elimina il tartaro anche sotto le gengive.

  1. Come mantenere i denti bianchi dopo la pulizia?

Evitando fumo, caffè, bevande colorate e mantenendo una corretta igiene orale quotidiana.

  1. Quali dentifrici o collutori usare dopo la pulizia dei denti?

Usa dentifrici al fluoro per proteggere lo smalto e collutori delicati per le gengive.

  1. Quando non si può fare la pulizia dei denti?

In caso di infezioni acute, gravi infiammazioni gengivali o patologie non trattate.

  1. Quanto è utile la pulizia dei denti per chi ha l’apparecchio ortodontico?

È fondamentale per evitare l'accumulo di tartaro intorno ai brackets.

  1. Si può fare la pulizia dei denti con impianti dentali o protesi?

Sì, anzi è importante per mantenere pulite le strutture artificiali e il tessuto circostante.

  1. È consigliata la pulizia dei denti per chi soffre di alitosi?

Sì, aiuta a eliminare placca e batteri, spesso causa dell'alitosi.

  1. Quanto tempo deve passare per mangiare dopo la pulizia dei denti?

Aspetta almeno 30 minuti, soprattutto se è stato applicato il fluoro.

  1. Cosa non fare dopo la pulizia dei denti?

Evita cibi duri, bevande acide o colorate e fumo per almeno 24 ore.

  1. Come capire se la pulizia dei denti è stata fatta bene?

I denti sono lisci al tatto, senza residui di tartaro e le gengive appaiono meno infiammate.

  1. Cosa succede se non fai mai la pulizia dei denti?

L'accumulo di placca e tartaro può portare a carie, gengivite, parodontite e perdita dei denti.

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Penna sbiancante per denti, è davvero una soluzione efficace per un sorriso splendente?

La penna sbiancante per denti gode di molta popolarità tra coloro che vogliono sempre garantirsi un sorriso bianco e splendente. Il suo utilizzo, però, ha un’efficacia molto limitata nel tempo e può causare effetti collaterali, anche se lievi. Per questo motivo, non può in alcun modo essere considerata un sostitutivo dello sbiancamento professionale.

Avere un sorriso bianco e luminoso è il sogno di tutti, per ragioni estetiche ma anche di benessere. I denti bianchi, infatti, sono indice di salute ma anche un elemento che dona bellezza al viso. Purtroppo, però, il passare del tempo, il consumo di cibi particolari e alcune cattive abitudini (come il fumo) possono far perdere brillantezza alla dentatura, farla “ingiallire”. Mantenere denti bianchi non è per niente semplice. Per fortuna, questo processo non è irreversibile: esistono ormai numerose soluzioni per far tornare a splendere il sorriso. Non a caso, uno dei filoni più gettonati dell’estetica dentale è proprio quello legato allo sbiancamento dei denti o all’uso delle faccette dentali per nascondere un colore dello smalto non più immacolato. In commercio, poi, ci sono anche molti rimediti di pronto uso. Uno dei più noti e popolari è la penna sbiancante, che promette di far tornare i denti luminosi in modo pratico, senza doversi recare dal dentista. Ma è davvero così? Vediamolo insieme.

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Cos'è la penna sbiancante?

Partiamo inquadrando ciò di cui si parla. La penna sbiancante è un dispositivo cosmetico progettato per applicare un gel sbiancante direttamente sui denti. La sua struttura è semplice e maneggevole, costituita da:

  • un corpo cilindrico, allungato e sottile, simile appunto a una penna, realizzato generalmente in plastica leggera e resistente;
  • il serbatoio per il gel;
  • il meccanismo di erogazione, che permette la fuoriuscita del gel e può essere a rotazione o a pressione;
  • la punta applicatrice, costituita da un pennellino o da una spugna, con il compito di distribuire il gel in modo uniforme sui denti;
  • il tappo protettivo, che copre la punta applicatrice quando la penna non è in uso.

Come funziona?

Il principio di funzionamento della penna sbiancante è molto semplice: eroga un gel che, a contatto con lo smalto dei denti, rimuove le macchie superficiali causate da cibi, bevande o fumo. Dopo l'applicazione, il gel va lasciato agire per un po’ di tempo (variabile da penna a penna), durante il quale il principio attivo scompone le molecole pigmentate che causano la colorazione. Alcuni prodotti richiedono di sciacquare i denti dopo l'uso, mentre altri sono pensati per essere lasciati asciugare senza risciacquo.

Le sostanze contenute nel gel sono diverse:

  • perossido di idrogeno o perossido di carbamide, gli agenti sbiancanti che rimuovono le macchie;
  • glicerina per mantenere l’idratazione e l’adesione ai denti;
  • agenti aromatizzanti, come la menta, per lasciare un sapore fresco;
  • additivi protettivi per ridurre la sensibilità o rafforzare lo smalto.

Sai come si lavano bene i denti?

Quanto dura l'effetto della penna sbiancante?

La durata dell'effetto dello sbiancamento ottenuto con la penna dipende dalla formulazione del prodotto, dalla frequenza di utilizzo e dalle abitudini personali di igiene orale. In alcuni casi, per vedere i risultati servono più applicazioni, ma poi lo sbiancamento dura più a lungo. Viceversa, alcune penne hanno effetti immediati ma più effimeri. Di sicuro, l'effetto può essere mantenuto più a lungo se si evitano cibi o bevande che macchiano i denti e si mantiene una corretta routine di pulizia dentale. La penna sbiancante è spesso utilizzata anche come un trattamento di mantenimento tra sessioni di sbiancamento professionale (ma non può essere considerata un’alternativa).

Ci sono controindicazioni all’uso della penna che sbianca i denti?

Sebbene le penne sbiancanti siano considerate sicure se usate correttamente, esistono alcune controindicazioni o potenziali effetti collaterali:

  • sensibilità dentale: il perossido contenuto nel gel può temporaneamente aumentare la sensibilità dei denti, soprattutto se lo smalto è già debole;
  • irritazione delle gengive, magari causata da un'applicazione imprecisa.

Inoltre, la penna sbiancante non è indicata per denti restaurati, perché non agisce su corone, otturazioni o faccette e quindi può creare potenziali differenze di colore. Infine, è sconsigliata in gravidanza o allattamento, se non previo consulto con il proprio dentista di fiducia.

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