Denti del giudizio storti: raddrizzare o estrarre?
I denti del giudizio storti possono rappresentare un problema, ma con una diagnosi precoce e l’eventuale ricorso all’estrazione dentale, è possibile prevenire complicazioni e mantenere una bocca sana. Per questo motivo, in caso di dolore o fastidio, è bene rivolgersi tempestivamente al proprio dentista di fiducia.
I denti del giudizio, detti anche terzi molari, sono gli ultimi denti a spuntare in bocca e generalmente compaiono tra i 17 e i 25 anni (ecco perché sono detti “del giudizio”, perché arrivano in una fase di maturazione). Spesso, però, lo sviluppo dei denti del giudizio è accompagnato da problemi. Una delle eventualità più ricorrenti è l’insorgenza di un molare del giudizio storto, cioè non allineato come dovrebbe. Come ci si comporta in questi casi? Si può raddrizzare o si deve togliere ricorrendo all’estrazione dentale? In questo articolo, c’è la risposta a queste domande, anticipata però da qualche doverosa premessa.
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Perché i denti del giudizio crescono storti?
La prima riguarda la causa di un dente del giudizio storto. La crescita di questi particolari molari può essere influenzata da diversi fattori, in gran parte comuni anche agli altri denti:
- mancanza di spazio: se l'arcata dentale è già affollata, i denti del giudizio potrebbero non trovare spazio per erompere correttamente;
- orientamento errato: i denti del giudizio possono crescere inclinati verso i denti vicini, creando pressione e spostamenti indesiderati 8ecco perché molto spesso, per evitare di rovinare lunghi lavori di ortodonzia si preferisce toglierli preventivamente);
- ereditarietà: una predisposizione genetica può influire sulla posizione e sulla salute dei denti del giudizio.
Sintomi comuni dei denti del giudizio storti
I denti del giudizio storti possono causare diversi disagi, tra cui:
- dolore o fastidio nella zona posteriore della bocca.
- infiammazione e gonfiore delle gengive.
- difficoltà a masticare o aprire la bocca.
- infezioni frequenti, come la pericoronite.
- danni ai denti vicini, che possono subire carie o spostamenti.
Sai come si dovrebbe masticare correttamente?
Quando e come intervenire su un dente del giudizio storto
Nella quasi totalità dei casi, un dente del giudizio storto provoca uno dei sintomi indicati sopra ed è quindi sempre necessario intervenire. Le modalità di tale intervento dipendono da caso a caso e ovviamente devono essere stabilite da un odontoiatra esperto. Finché il dente del giudizio storto non provoca disagi, ci si può limitare a monitorare la situazione e la sua evoluzione. Quando cominciano a manifestarsi dolore e infiammazioni, invece, bisogna intervenire. E l’unica soluzione disponibile e risolutiva è l’estrazione del dente, magari preceduta da una terapia conservativa a base di antidolorifici e antinfiammatori, che allevia temporaneamente i sintomi.
Leggi come funziona un’estrazione del denta del giudizio
Prevenire le complicazioni
Sebbene non sia possibile controllare la crescita dei denti del giudizio, ci sono accorgimenti che aiutano a prevenire complicazioni:
- visite regolari dal dentista per monitorare lo sviluppo dei denti del giudizio.
- igiene orale accurata, con particolare attenzione alle zone difficili da raggiungere.
- radiografie periodiche per identificare possibili problemi prima che si manifestino.
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La sigillatura dei denti nei bambini, uno strumento per la lotta alla carie
La sigillatura dei denti dei bambini può essere un utile rimedio per evitare la formazione precoce di carie. Un trattamento semplice e indolore, con cui si vanno a chiudere i solchi dentali, utilizzando specifici materiali. Ecco come funziona e quanto è efficace.
La sigillatura dei denti è una pratica odontoiatrica volta a proteggere i denti dai danni causati dalle carie, evitandone la comparsa. Si tratta di un trattamento preventivo efficace che viene spesso consigliato per i bambini, in quanto possono essere particolarmente vulnerabili alle carie dentali. Ma cosa implica esattamente la sigillatura dei denti e quali sono i suoi vantaggi?
Cos'è la sigillatura dei denti e a cosa serve
Da un punto di vista tecnico, la sigillatura dentale è una procedura in cui un sottile strato di materiale protettivo viene applicato sulle superfici occlusali dei denti molari e premolari. Queste sono le aree più suscettibili alle carie poiché presentano solchi e fessure difficili da pulire completamente con lo spazzolino. La sigillatura dei denti aiuta a creare una barriera fisica tra il dente e i batteri responsabili della formazione di placca e tartaro, riducendo così il rischio di sviluppare problemi dentali.
Quando si fa la sigillatura dei solchi
La sigillatura dei solchi viene solitamente eseguita nei bambini quando sono già spuntati i denti permanenti posteriori, solitamente intorno all'età di 6-7 anni per i primi molari e intorno all'età di 11-14 anni per i secondi molari. Questo è il momento ideale per applicare la sigillatura poiché i denti sono ancora sani e privi di carie, garantendo così una protezione precoce e duratura.
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Come vengono sigillati i denti e con che materiali
Il processo di sigillatura dei denti è relativamente semplice e indolore. Prima di applicare il sigillante, il dentista pulisce accuratamente la superficie del dente per rimuovere eventuali residui di cibo e placca. Successivamente, il sigillante viene applicato sulle aree occlusali dei denti e indurito con una luce speciale. I materiali utilizzati per i sigillanti sono generalmente resine composite o materiali a base di vetro ionomerico, che aderiscono saldamente alla superficie del dente.
Quanto dura la sigillatura dentale
La durata della sigillatura dentale può variare, ma in genere arriva fino a 5-10 anni, a seconda del tipo di materiale utilizzato e delle abitudini di igiene orale del paziente. È importante che i genitori portino regolarmente i loro bambini dal dentista per controlli periodici, in modo che eventuali sigillature danneggiate o usurati possano essere riparati o sostituiti tempestivamente.
Come lavare correttamente i denti
La sigillatura dei denti dei bambini è davvero efficace per la prevenzione delle carie?
Numerosi studi hanno dimostrato che la sigillatura dei denti nei bambini è altamente efficace nel prevenire la formazione di carie. In particolare, secondo dati diffusi dal Ministero della Salute, la sigillatura dentale risulta efficace nell'87% dei casi per i primi 3 anni. La percentuale scende al 76% nel quarto anno e al 65% dopo 9 anni. Nel complesso, quindi, i risultati sono ottimi.
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Curettage gengivale, eliminare placca e tartaro in profondità
Il curettage gengivale permette di eliminare placca e tartaro in modo più radicale rispetto alla normale pulzia dei denti professionale. Indicato nei casi di infiammazioni delle gengive o di parodontiti, il curettage interviene soprattutto sulle tasche gengivali. Ma come si svolge il curettage? E cosa bisogna fare dopo l'intervento?
Mantenere i denti ben puliti, combattendo placca e tartaro, deve essere l'obiettivo primario di ciascuno in materia di salute orale. Per realizzarlo è di solito sufficiente lavare i denti bene e con regolarità, utilizzando lo spazzolino adatto e avvalendosi di filo interdentale ed eventualmente collutorio. Inoltre, è fondamentale sottoporsi periodicamente a una pulizia professionale dei denti. In alcuni casi, però, tutto questo può non bastare e i batteri finiscono ugualmente per proliferare in bocca, dando vita ad infiammazioni gengivali che possono provocare arrossamento, gonfiore e sanguinamento o anche sfociare in problemi più gravi. In queste circostanze, è possibile che il dentista di fiducia prenda in considerazione l'eventualità di intervenire con un curettage gengivale.
Cosa si intende per curettage gengivale e che differenza c'è con la pulizia professionale
Il curettage gengivale è un procedimento che serve a realizzare una pulizia profonda della dentatura, soprattutto in presenza di formazione di tasche gengivali. Il nome di questo singolare trattamento discende dallo strumento con cui viene eseguito (curette), che ha la forma di un cucchiaio appuntito sostenuto da un manico lungo e sottile. Rispetto alla classica pulizia dei denti professionale, il curettage gengivale permette di rimuovere placca e tartaro anche da zone solitamente non raggiungibili.
A secondo della profondità con cui interviene, il curettage si distingue in:
-
curettage a cielo chiuso, che è a tutti gli effetti una detartrasi profonda
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curettage a cielo aperto, che è invece un vero e proprio intervento, seppure mininvasivo, visto che prevede la separazione chirurgica della gengiva dall'osso per consentire la pulizia della zona sottostante.
Quando e perché si fa il curettage
In condizioni normali, non è necessario ricorrere al curettage per mantenere una buona igiene orale. È sufficiente, infatti, sottoporsi con regolarità alla pulizia dentale professionale. Il curettage diventa invece necessario quando l'eccessivo accumulo di placca e tartaro arriva a provocare gengivite o parodontite. In questi casi, per evitare che le infiammazioni si aggravino e sfocino in disturbi ancora più seri, è necessario intervenire con una pulizia di caratere straordinario. È importante quindi prestare attenzione ai sintomi che posso rivelare infiammazioni in corso, come il sanguinamento o il gonfiore delle gengive o l'alitosi.
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Come si svolge il curettage
L'esecuzione pratica del curettage da parte dell'odontoiatra può comportare l'adozione, alternativa o cumulativa, di due tecniche: la levigatura radicolare meccanica e il laser. Con la levigatura meccanica si vanno a rimuovere la placca e il tartaro accumulati su tutto il dente. Lo strumento utilizzato è il già citato curette. Il laser, invece, serve a colpire il tartaro sottogengivale, che alimenta la proliferazione dei batteri. È bene precisare che il curettage si svolge in anestesia locale ed è quindi assolutamente indolore per il paziente.
Cosa succede dopo il curettage: come comportarsi e cosa mangiare
Dopo il curettage, è essenziale seguire le istruzioni del dentista per la cura post-operatoria, che può includere il ricorso a collutori specifici, antibiotici o indicazioni sulle abitudini alimentari e di igiene orale. In particolare, per contrastare il dolore, che può durare alcune ore, è utili assumere un farmaco analgesico, previa prescrizione medica. Ci sono poi alcuni comportamenti virtuosi da mettere in atto:
-
evitare per alcuni giorni di mangiare cibi troppo duri, che possono infastidire le gengive;
-
prediligere per un po' di tempo lo scovolino al filo interdentale;
-
spazzolare i denti con maggiore delicatezza rispetto al solito.
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Guida definitiva alla pulizia dei denti: 25 domande e risposte chiare per fugare ogni dubbio
Tutto quello che c’è da sapere sulla pulizia dei denti, dalla procedura agli effetti, dagli strumenti utilizzati al dolore, dalla durata al costo. Una raccolta completa di domande e risposte frutto di un’esperienza decennale nel campo dell’odontoiatria ma anche di una specifica ricerca online.
- Quanto costa fare la pulizia dei denti?
Il costo è molto variabile, a seconda dello studio dentistico, della città e della complessità della procedura.
- Quanto dura l'effetto della pulizia dei denti?
L'effetto dura dai 4 ai 6 mesi, a seconda delle abitudini di igiene orale e dello stile di vita.
- Quanto dura la seduta di una buona pulizia dei denti?
La seduta di pulizia professionale dura generalmente tra i 30 e i 60 minuti.
- Quante sedute ci vogliono per la pulizia dei denti?
Normalmente basta una sola seduta. In casi di accumulo grave di tartaro, possono servire più appuntamenti.
- Ogni quanto tempo bisogna fare la pulizia dei denti?
È consigliabile farla ogni 6 mesi, ma in presenza di problemi gengivali può essere necessaria ogni 3-4 mesi.
- Cosa si fa durante una pulizia dei denti?
Si rimuovono placca e tartaro con strumenti manuali o ad ultrasuoni. A seguire, si procede con la lucidatura e, in alcuni casi, con l’applicazione di fluoro.
- Quali strumenti usa il dentista durante la pulizia dei denti?
Si utilizzano strumenti ad ultrasuoni, curette manuali, spazzolini rotanti e paste lucidanti specifiche.
- Esistono tipi diversi di pulizia dei denti?
Sì, esistono pulizie manuali, ad ultrasuoni e con tecnologie come l'air-polishing, che utilizza getti di bicarbonato.
- Quanto fa male la pulizia dei denti?
Di solito è solo leggermente fastidiosa, ma chi ha gengive sensibili potrebbe avvertire più dolore.
- Come sentire meno dolore durante la pulizia dei denti?
Si può chiedere al dentista di usare anestesia locale o tecniche più delicate, e ci si può rilassare respirando profondamente.
- Quanto dura il dolore dopo la pulizia dei denti?
Il leggero fastidio o sensibilità scompare entro 1-2 giorni al massimo.
- È vero che i denti diventano più sensibili dopo la pulizia?
Sì, è normale una leggera sensibilità temporanea dovuta alla rimozione del tartaro.
- La pulizia dei denti rovina lo smalto?
No, se fatta correttamente da un professionista, non rovina lo smalto ma lo mantiene in salute.
- Perché è importante fare la pulizia professionale dei denti?
Previene carie, gengiviti, parodontiti e mantiene la salute orale rimuovendo il tartaro.
- Qual è la differenza tra pulizia professionale e igiene orale domestica?
L'igiene domestica rimuove la placca superficiale, mentre quella professionale elimina il tartaro anche sotto le gengive.
- Come mantenere i denti bianchi dopo la pulizia?
Evitando fumo, caffè, bevande colorate e mantenendo una corretta igiene orale quotidiana.
- Quali dentifrici o collutori usare dopo la pulizia dei denti?
Usa dentifrici al fluoro per proteggere lo smalto e collutori delicati per le gengive.
- Quando non si può fare la pulizia dei denti?
In caso di infezioni acute, gravi infiammazioni gengivali o patologie non trattate.
- Quanto è utile la pulizia dei denti per chi ha l’apparecchio ortodontico?
È fondamentale per evitare l'accumulo di tartaro intorno ai brackets.
- Si può fare la pulizia dei denti con impianti dentali o protesi?
Sì, anzi è importante per mantenere pulite le strutture artificiali e il tessuto circostante.
- È consigliata la pulizia dei denti per chi soffre di alitosi?
Sì, aiuta a eliminare placca e batteri, spesso causa dell'alitosi.
- Quanto tempo deve passare per mangiare dopo la pulizia dei denti?
Aspetta almeno 30 minuti, soprattutto se è stato applicato il fluoro.
- Cosa non fare dopo la pulizia dei denti?
Evita cibi duri, bevande acide o colorate e fumo per almeno 24 ore.
- Come capire se la pulizia dei denti è stata fatta bene?
I denti sono lisci al tatto, senza residui di tartaro e le gengive appaiono meno infiammate.
- Cosa succede se non fai mai la pulizia dei denti?
L'accumulo di placca e tartaro può portare a carie, gengivite, parodontite e perdita dei denti.
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Penna sbiancante per denti, è davvero una soluzione efficace per un sorriso splendente?
La penna sbiancante per denti gode di molta popolarità tra coloro che vogliono sempre garantirsi un sorriso bianco e splendente. Il suo utilizzo, però, ha un’efficacia molto limitata nel tempo e può causare effetti collaterali, anche se lievi. Per questo motivo, non può in alcun modo essere considerata un sostitutivo dello sbiancamento professionale.
Avere un sorriso bianco e luminoso è il sogno di tutti, per ragioni estetiche ma anche di benessere. I denti bianchi, infatti, sono indice di salute ma anche un elemento che dona bellezza al viso. Purtroppo, però, il passare del tempo, il consumo di cibi particolari e alcune cattive abitudini (come il fumo) possono far perdere brillantezza alla dentatura, farla “ingiallire”. Mantenere denti bianchi non è per niente semplice. Per fortuna, questo processo non è irreversibile: esistono ormai numerose soluzioni per far tornare a splendere il sorriso. Non a caso, uno dei filoni più gettonati dell’estetica dentale è proprio quello legato allo sbiancamento dei denti o all’uso delle faccette dentali per nascondere un colore dello smalto non più immacolato. In commercio, poi, ci sono anche molti rimediti di pronto uso. Uno dei più noti e popolari è la penna sbiancante, che promette di far tornare i denti luminosi in modo pratico, senza doversi recare dal dentista. Ma è davvero così? Vediamolo insieme.
leggi di più sullo smalto dentale
Cos'è la penna sbiancante?
Partiamo inquadrando ciò di cui si parla. La penna sbiancante è un dispositivo cosmetico progettato per applicare un gel sbiancante direttamente sui denti. La sua struttura è semplice e maneggevole, costituita da:
- un corpo cilindrico, allungato e sottile, simile appunto a una penna, realizzato generalmente in plastica leggera e resistente;
- il serbatoio per il gel;
- il meccanismo di erogazione, che permette la fuoriuscita del gel e può essere a rotazione o a pressione;
- la punta applicatrice, costituita da un pennellino o da una spugna, con il compito di distribuire il gel in modo uniforme sui denti;
- il tappo protettivo, che copre la punta applicatrice quando la penna non è in uso.
Come funziona?
Il principio di funzionamento della penna sbiancante è molto semplice: eroga un gel che, a contatto con lo smalto dei denti, rimuove le macchie superficiali causate da cibi, bevande o fumo. Dopo l'applicazione, il gel va lasciato agire per un po’ di tempo (variabile da penna a penna), durante il quale il principio attivo scompone le molecole pigmentate che causano la colorazione. Alcuni prodotti richiedono di sciacquare i denti dopo l'uso, mentre altri sono pensati per essere lasciati asciugare senza risciacquo.
Le sostanze contenute nel gel sono diverse:
- perossido di idrogeno o perossido di carbamide, gli agenti sbiancanti che rimuovono le macchie;
- glicerina per mantenere l’idratazione e l’adesione ai denti;
- agenti aromatizzanti, come la menta, per lasciare un sapore fresco;
- additivi protettivi per ridurre la sensibilità o rafforzare lo smalto.
Sai come si lavano bene i denti?
Quanto dura l'effetto della penna sbiancante?
La durata dell'effetto dello sbiancamento ottenuto con la penna dipende dalla formulazione del prodotto, dalla frequenza di utilizzo e dalle abitudini personali di igiene orale. In alcuni casi, per vedere i risultati servono più applicazioni, ma poi lo sbiancamento dura più a lungo. Viceversa, alcune penne hanno effetti immediati ma più effimeri. Di sicuro, l'effetto può essere mantenuto più a lungo se si evitano cibi o bevande che macchiano i denti e si mantiene una corretta routine di pulizia dentale. La penna sbiancante è spesso utilizzata anche come un trattamento di mantenimento tra sessioni di sbiancamento professionale (ma non può essere considerata un’alternativa).
Ci sono controindicazioni all’uso della penna che sbianca i denti?
Sebbene le penne sbiancanti siano considerate sicure se usate correttamente, esistono alcune controindicazioni o potenziali effetti collaterali:
- sensibilità dentale: il perossido contenuto nel gel può temporaneamente aumentare la sensibilità dei denti, soprattutto se lo smalto è già debole;
- irritazione delle gengive, magari causata da un'applicazione imprecisa.
Inoltre, la penna sbiancante non è indicata per denti restaurati, perché non agisce su corone, otturazioni o faccette e quindi può creare potenziali differenze di colore. Infine, è sconsigliata in gravidanza o allattamento, se non previo consulto con il proprio dentista di fiducia.
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Ascesso gengivale, come curarlo per non avere problemi
L’ascesso gengivale è un’infezione delle gengive di origine batterica e si manifesta con bolle di pus, gonfiore, arrossamento e dolore. La cura principale consiste in una terapia antibiotica, sotto controllo medico. Prima, però, è bene capire cos’è precisamente un asceso alle gengive, quali sono i sintomi e le cause e come fare per sgonfiarlo e lenire il dolore.
Sorridere allo specchio e scoprire di avere una bolla di pus sulle gengive non è certo una cosa piacevole. In primo luogo, perché l’ascesso gengivale (così si chiama questo disturbo) è davvero fastidioso, visto che causa dolore, gonfiore, arrossamento e tutto un ampio corollario di sintomi spiacevoli. E poi perché è necessario sottoporsi tempestivamente a delle cure specifiche, per evitare di veder peggiorare la situazione. Fortunatamente, l’ascesso gengivale è un problema di salute orale tanto comune quanto risolvibile, sempre che venga trattato appena si manifesta. Per farlo, però, è necessario conoscerlo bene e rivolgersi al proprio dentista di fiducia. In questo articolo, alcune informazioni pratiche per capire quando si è in presenza di un ascesso gengivale e cosa bisogna fare.
Cos’è l’ascesso gengivale
Da un punto di vista strettamente medico, l’ascesso gengivale consiste nella formazione di una sacca di pus (quindi un agglomerato di batteri, globuli bianchi, plasma e detriti cellulari) sui tessuti della gengiva. È quindi un’infezione e rappresenta la variante meno preoccupante dell’ascesso dentale, che conosce anche forme più aggressive, come l’ascesso parodontale (che colpisce l’intero parodonto) e quello periapicale (che interessa anche la polpa dentaria).
Sintomi e diagnosi dell’ascesso alle gengive
Il fatto che l’ascesso gengivale possa degenerare e creare problemi molto più gravi a tutta la bocca (denti e gengive) rende fondamentale arrivare a una diagnosi precoce, che si può ottenere se si presta attenzione alla sintomatologia di questo disturbo. Tra i sintomi dell’ascesso gengivale più frequenti ci sono:
- mal di denti;
- gengive gonfie e arrossate;
- sensibilità dentale al caldo e al freddo;
- alitosi;
- gonfiore del viso e dei linfonodi (nei casi più gravi).
Perché viene l’ascesso gengivale: tutte le possibili cause
All’origine di un ascesso gengivale c’è sempre e comunque un’infezione batterica. È il proliferare dei batteri, infatti, a dare vita alla sacca purulenta che attacca le gengive. Quello che ci si può chiedere, però, è quale sia la causa di questa infezione. Le possibilità sono molteplici:
- cattiva igiene orale: è la ragione più frequente, perché lavare poco e male i denti, lasciando residui di cibo tra uno e l’altro, provoca un aumento della placca e del tartaro, che altro non sono che depositi di batteri pronti ad aggredire le gengive (qui una guida per imparare a lavare bene i denti);
- infiammazioni o gengiviti: patologie distinte e con una propria origine, ma che possono sfociare in ascesso;
- malattie parodontali;
- interventi di chirurgia orale con complicanze post-operatorie.
Ci sono poi dei fattori di rischio che aumentano le possibilità di soffrire di ascesso gengivale, come l’età, l’abuso di cibi zuccherini, il fumo, il consumo di alcol, le protesi dentali.
Ecco perché fumare fa male a denti
Cosa fare in caso di ascesso gengivale: prevenzione e cura per farlo sgonfiare
Come detto, conoscere natura, cause e soprattutto sintomi dell’ascesso gengivale è utile al fine di una diagnosi precoce, che può essere fatta da un dentista attraverso un esame obiettivo (e al limite con l’ausilio di una radiografia). Però, la cosa che davvero interessa chi soffre per i dolori di un ascesso è capire come risolvere. Su questo tema, la prima cosa da dire con chiarezza è che l’ascesso gengivale non guarisce da solo. E non è una buona idea neanche farlo “scoppiare” per eliminare le secrezioni. Trattandosi di un’infezione batterica, la scelta attendista non è una buona idea. Anzi, bisogna agire subito, per evitare peggioramenti e complicazioni. Così come è una pessima idea affidarsi ai rimedi della nonna o a improbabili soluzioni fai da te, magari lette online.
Il protocollo di cura di un ascesso gengivale prevede innanzitutto l’assunzione di antibiotici per alcuni giorni, in modo da contrastare l’azione dei batteri. Nei casi di secrezioni molto estese, il dentista può anche scegliere di procedere con il drenaggio dell’ascesso. Parallelamente, in presenza di dolori molto forti, si può procedere con dei farmaci analgesici e con degli accorgimenti pratici, come evitare cibi troppo caldi o troppo freddi e utilizzare uno spazzolino con setole morbide.
Una volta risolta l’infezione, poi, è bene affrontare alla radice il problema che l’ha scatenata, per evitare che l’ascesso gengivale si ripresenti. In questo caso, le soluzioni dipendono dal problema che c’è a monte. Un elemento fondamentale che ritorna, però, è quello della corretta igiene orale, che significa:
- lavare i denti spesso e bene;
- utilizzare i giusti strumenti: spazzolino, dentifricio, filo interdentale ed eventualmente collutorio;
- sottoporsi periodicamente a pulizia professionale;
- evitare il fumo, l’alcol e il consumo eccessivo di cibi e bevande zuccherini.
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Anestesia ai denti: 11 informazioni che è utile sapere
L’anestesia ai denti è l’alleato perfetto per chi deve sottoporsi a delle cure dentali, soprattutto se ha paura di sedersi sulla poltrona del dentista. Grazie agli anestetici locali utilizzati in odontoiatria, infatti, anche gli interventi più complicati diventano pressoché indolori.
Molte persone hanno paura del dentista, soprattutto perché temono di provare dolore durante le cure dentali. Eppure, l’ampio uso che in odontoiatria si fa degli anestetici dovrebbe fugare facilmente questo timore. I dentisti, infatti, per eseguire la maggior parte degli interventi invasivi, utilizzano anestesie locali che eliminano qualsiasi sofferenza. In questa breve guida, vengono approfondite le informazioni principali sull’argomento, attraverso 11 domande ricorrenti e le relative risposte.
Che tipo di anestesia usano i dentisti?
I dentisti usano comunemente delle anestesie locali per intorpidire l'area del trattamento e ridurre il dolore durante le procedure. Gli anestetici locali più utilizzati in ambito odontoiatrico includono Procaina, Clorprocaina, Lidocaina, Prilocaina, Bupivacaina, Ropivacaina, Levobupivacaina, scelti per la loro rapidità d'azione e sicurezza. Questi farmaci bloccano temporaneamente la trasmissione dei segnali di dolore ai nervi della zona trattata, consentendo al dentista di lavorare senza provocare fastidi al paziente. Talvolta, gli anestetici contengono una piccola dose di adrenalina, che aiuta a prolungare l'effetto, riducendo il sanguinamento locale durante la procedura.
Quanto ci mette a fare effetto l’anestesia del dentista?
L'anestesia locale inizia a fare effetto generalmente entro pochi minuti dall'iniezione. Tuttavia, il tempo può variare leggermente a seconda dell’area trattata e del tipo di anestetico utilizzato. Per esempio, in alcune aree della bocca, come il palato, l'anestesia può essere avvertita più rapidamente rispetto ad altre. Durante questo breve periodo di attesa, il dentista verifica che l'area sia completamente insensibile prima di iniziare il trattamento, assicurandosi così che il paziente non provi dolore o fastidio.
Dove si fa l’anestesia dentale?
L’anestesia dentale viene somministrata direttamente nella zona interessata dal trattamento, solitamente nella gengiva vicino al dente su cui si deve lavorare. Per le cure più superficiali, come l’otturazione, può essere sufficiente un’iniezione locale. Per interventi più complessi, il dentista può scegliere di iniettare l’anestetico più vicino al nervo che innerva una porzione maggiore della bocca. L’obiettivo è ottenere un’area di insensibilità specifica, permettendogli di operare senza provocare dolore.
Ecco come superare la paura del dentista
L’anestesia dal dentista fa male?
L'iniezione di anestesia dal dentista può causare una lieve sensazione di pizzico, ma il dolore è minimo e di breve durata. Il dentista può anche applicare un anestetico topico (gel o spray) sulla gengiva prima dell’iniezione, rendendo il processo quasi indolore. Il fastidio principale è solitamente legato all’introduzione dell’ago, ma una volta che l’anestetico ha fatto effetto, la zona diventa insensibile. La maggior parte delle persone percepisce solo una leggera pressione durante l’iniezione, ma non un vero dolore.
Quanto dura l'effetto dell'anestesia ai denti?
L’effetto dell’anestesia locale ai denti dura mediamente da 1 a 3 ore, ma può arrivare fino a 5 ore a seconda del tipo di anestetico e della quantità usata. Durante questo periodo, il paziente avverte un intorpidimento nella zona trattata, che può estendersi anche a labbra e guance vicine. La durata è calibrata per garantire che il paziente rimanga comodo durante il trattamento e poco oltre, permettendo al dentista di completare il lavoro senza fretta. In seguito, il torpore si dissipa gradualmente.
L'anestesia odontoiatrica è sicura per i bambini?
L’anestesia locale è generalmente sicura anche per i bambini, purché somministrata da un professionista esperto. Nei pazienti pediatrici, il dentista calcola il dosaggio in base all'età e al peso del bambino, e spesso utilizza dosi minori o anestetici specifici per la sicurezza dei più piccoli. Prima della procedura, il dentista esegue un’anamnesi approfondita per valutare possibili allergie o altre controindicazioni. Grazie a queste precauzioni, l’anestesia permette di garantire un’esperienza priva di dolore per i più piccoli, favorendo un approccio positivo al trattamento dentale.
E per le donne in gravidanza o in allattamento?
In generale, l’anestesia locale è considerata sicura anche per le donne in gravidanza e in allattamento, ma occorre adottare alcune precauzioni. Durante la gravidanza, i dentisti spesso preferiscono evitare anestetici contenenti adrenalina per minimizzare i rischi, e optano per dosi più basse. Inoltre, di solito si evitano trattamenti invasivi nel primo trimestre e si preferisce intervenire, se possibile, nel secondo trimestre. Le mamme che allattano possono sottoporsi ad anestesia locale senza effetti sul latte materno, poiché i livelli di anestetico che passano nel latte sono minimi.
Chi non può fare l’anestesia dal dentista?
La maggior parte delle persone può fare l’anestesia locale senza problemi, ma ci sono alcune eccezioni. Le persone con allergie note agli anestetici locali devono informare il dentista, che può scegliere alternative sicure. Alcuni pazienti con problemi cardiaci o neurologici possono avere reazioni avverse all’adrenalina, comunemente presente negli anestetici, e in questi casi si usa un anestetico privo di vasocostrittori. Inoltre, chi ha condizioni di salute particolari, come gravi disfunzioni epatiche o renali, deve consultare il proprio medico prima di sottoporsi all’anestesia odontoiatrica.
Tutti i vantaggi dell’impronta dentale digitale
Possono esserci effetti collaterali dell’anestesia per i denti? Può essere pericolosa?
L’anestesia locale odontoiatrica è generalmente sicura e gli effetti collaterali sono rari e lievi. Tra gli effetti temporanei più comuni ci sono lieve gonfiore, sensazione di formicolio o piccole contusioni nel sito dell’iniezione. Raramente, si possono verificare reazioni allergiche o effetti sistemici, come tremori o tachicardia, soprattutto in pazienti sensibili all’adrenalina. Questi eventi, sebbene possibili, sono molto rari grazie alla preparazione dei dentisti e alla loro capacità di personalizzare il trattamento in base alla storia medica del paziente.
Cosa non si dovrebbe fare dopo l’anestesia dal dentista?
Dopo l'anestesia, è consigliabile evitare di masticare finché l’effetto anestetico non è del tutto passato, poiché l’intorpidimento potrebbe causare morsi accidentali a lingua, guance o labbra. Anche bere bevande calde è sconsigliato, poiché si rischia di non percepire correttamente la temperatura e causarsi ustioni. È preferibile aspettare che la sensibilità sia tornata alla normalità prima di mangiare o bere cibi e bevande caldi, per ridurre al minimo i rischi di piccoli traumi nella zona anestetizzata.
Quanto tempo ci vuole per smaltire l’anestesia al dente?
Il corpo smaltisce completamente l’anestetico locale in un arco di tempo variabile, generalmente tra 2 e 5 ore. La maggior parte dei pazienti inizia a sentire l’intorpidimento diminuire dopo 1-2 ore dalla fine del trattamento, con un ritorno completo della sensibilità poco dopo. Tuttavia, in alcuni casi, soprattutto quando sono stati usati anestetici più potenti, l’effetto può durare un po' più a lungo. Per smaltire l'anestesia più velocemente, si consiglia di muovere leggermente la bocca, ma sempre seguendo le indicazioni del dentista.
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Gengive infiammate: cause, conseguenze e come si curano
Le gengive infiammate, oltre ad essere fastidiose e dolorose, sono un importante campanello di allarme per la salute della bocca, a cui prestare molta attenzione. Un’infiammazione gengivale, infatti, può scaturire da diverse cause e manifestarsi con molteplici sintomi. In tutti i casi, però, le gengive infiammate richiedono una cura tempestiva, fatta di dieta equilibrata, buone abitudini di igiene orale e rimedi terapeutici, se necessario anche farmacologici, sotto la supervisione di un dentista.
Capita spesso e a molte persone di avere le gengive infiammate. Il fatto che si tratti di un disturbo frequente, però, non deve far pensare che sia qualcosa di trascurabile. Anzi, è vero proprio il contrario. Oltre ad essere dolorosa e fastidiosa, infatti, l’infiammazione gengivale, se non adeguatamente curata, può degenerare in disturbi più gravi, come la parodontite, che a sua volta può causare addirittura la perdita dei denti. Ecco perché, quando ci si rende conto di avere le gengive infiammate, è necessario rivolgersi tempestivamente al proprio dentista di fiducia, in modo da prendere le giuste contromisure.
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I sintomi delle gengive infiammate
La prima cosa da fare, quindi, è tenere sotto controllo la propria bocca, per intercettare subito gli eventuali sintomi di un’infiammazione gengivale. I più frequenti sono:
- arrossamento, sanguinamento e gonfiore delle gengive stesse;
- alito pesante (alitosi);
- percezione di un cattivo sapore in bocca e in gola.
Nei casi di una gengivite in stato avanzato, poi, è possibile anche notare gengive ritirate e mobilità dentale.
Le possibili cause dell’infiammazione delle gengive
Per quanto riguarda invece le possibili cause delle gengive infiammate, nella maggior parte dei casi l’origine del problema è un’infezione batterica. Si tratta, quindi, di un’infiammazione dovuta all’eccessiva presenza di placca e tartaro sui denti.
Può accadere, però, che l’infiammazione delle gengive sia conseguenza di altre patologie, condizioni particolari o cattive abitudini:
- diabete;
- stress;
- stato di gravidanza;
- uso di farmaci ormonali o a base di cortisone;
- fumo.
Rimedi contro le gengive infiammate
Per fortune, se preso in tempo, quello delle gengive infiammate è un disturbo che può essere tranquillamente risolto. Ovviamente, la soluzione più efficace dipende dall’origine del problema. Se si tratta di un’infiammazione batterica legata all’igiene orale, bisognerà intervenire direttamente in bocca. Se invece l’origine è da ricercarsi in altre patologie, sarà necessario intervenire anche su queste.
Prevenzione e igiene orale
Di certo, però, il rimedio più utile contro l’infiammazione gengivale è la prevenzione, che si fa essenzialmente curando la propria igiene orale. Lavarsi i denti bene e con regolarità è la cosa più importante, ricordandosi di massaggiare anche le gengive. E non bisogna mai dimenticare il filo interdentale, che consente di rimuovere i residui di placca e tartaro più insidiosi, cioè quelli che si annidano tra un dente e l’altro. Molto utile anche l’uso del collutorio.
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Cosa fare e cosa non fare
Ci sono poi tutta una serie di comportamenti consigliati e sconsigliati. Tra le cose che è bene fare, ad esempio, c’è l’abbandono delle cattive abitudini, come il fumo o l’eccessivo consumo di alcolici. Inoltre, bisogna evitare di mettere in contatto le gengive con sostanze tossiche o irritanti, o di infastidirle grattandole o spazzolandole troppo energicamente.
Cosa mangiare e cosa non mangiare
Anche la dieta può essere una valida alleata per combattere l’infiammazione delle gengive. È consigliabile seguire un’alimentazione ricca di calcio e di vitamine C ed E. Spazio, quindi, alle verdure, anche crude, in modo che la masticazione possa attivare anche un’azione pulente. Da evitare, invece, i cibi ricchi di grassi e di zuccheri, così come le bevande gassate.
Cure farmacologiche e odontoiatriche
L’infiammazione delle gengive può essere inizialmente trattata con farmaci antinfiammatori e farmaci corticosteroidi ad applicazione topica, che la leniscono e riducono il dolore. È possibile anche l’utilizzo di antibiotici, se l’infiammazione è di origine batterica. Per intervenire alla radice del problema, invece, il dentista può ricorrere ad una pulizia dentale professionale e alla levigatura radicolare, quest’ultima utile a rimuovere il tartaro che si trova sotto la gengiva.
Igiene dentale professionale presso lo Studio Odontoiatrico Puzzilli
Come evitare le carie ai denti: 7 consigli per una corretta prevenzione
È possibile evitare che si formino carie sui denti? Certo che sì. Basta adottare le giuste misure di prevenzione. Ecco 7 consigli semplici e di buon senso che possono aiutare a far sparire il problema delle carie dentali.
Nessuno vorrebbe mai avere a che fare con una carie dentale, per tanti motivi, tutti molto validi. In primo luogo, le carie possono rovinare il sorriso, perché und ente cariato, se non curato adeguatamente, può perdere il suo aspetto naturale. Inoltre, in casi molto gravi, una carie trascurata può portare alla necessità di interventi invasivi, come devitalizzazioni o addirittura estrazioni dentarie. In secondo luogo, sottoporsi alle cure di un dentista per una carie è comunque un’esperienza fastidiosa, anche se non dolorosa, grazie all’uso di efficienti anestetici. Diventa quindi molto importante evitare la formazione delle carie, agendo con la prevenzione. Ecco alcuni consigli davvero vincenti.
- Mantieni una regolare igiene orale. Lava i denti dopo ogni pasto, con la giusta tecnica e con strumenti adeguati: spazzolino manuale o elettrico e dentifricio, magari arricchito con fluoro.
- Utilizza tutti i giorni il filo interdentale e/o lo scovolino. Il filo interdentale deve essere passato almeno una volta al giorno, facendo attenzione a non trascurare alcun dente. Per chi ha poca dimestichezza con questo strumento, lo scovolino può rappresentare una valida alternativa (o, in alcuni casi, un completamento, perché agisce meglio in caso di spazi ampi tra i denti).
- Mangia pochi zuccheri. Gli zuccheri alimentano i batteri che causano la carie. È fondamentale, quindi, limitare il consumo di dolci, bevande zuccherate e snack trasformati.
- Non mangiare fuori pasto. Quando si fanno continui spuntini, la saliva non viene prodotta in quantità sufficiente e non riesce a neutralizzare gli acidi.
- Bevi molto. Bere molta acqua è importante, mentre vanno evitare le bibite zuccherate o acide, che possono erodere lo smalto dentale.
- Segui una dieta bilanciata. Assicurati di includere nella tua dieta alimenti ricchi di calcio, come i latticini, e cibi che stimolano la produzione di saliva, come frutta e verdura croccanti.
- Sottoponiti a regolari controlli dal tuo dentista di fiducia. Una visita periodica dal dentista andrebbe fatta anche quando non si hanno sintomi evidenti. Spesso, infatti, le carie lavorano nell’ombra, prima di palesarsi con dolori forti. Andare regolarmente dal dentista aiuta a intercettare tempestivamente eventuali problemi.
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Vuoi sapere di più sulle carie? Leggi anche:
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- Perché i denti si cariano anche se lavati regolarmente?
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- Carie tra due denti
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- Carie e fluoroprofilassi nei bambini
- Dentini cariati
Dolore da dentizione nei neonati, come riconoscerlo e come alleviarlo
Lo spuntare dei primi dentini nei neonati può portare con sé dolori anche forti. Per riconoscere i dolori da dentizione, è importante osservare l’insorgere di altri sintomi. Una volta accertata la causa dei fastidi sopportati dal bambino, è possibile alleviare i dolori dei dentini che spuntano con massaggi o, nei casi più gravi, farmaci antidolorifici.
I dolori da dentizione rappresentano una fase delicata nello sviluppo dei neonati, poiché i primi dentini che spuntano possono causare fastidi e malesseri. I genitori spesso si preoccupano quando vedono il proprio bambino irritabile e sofferente, chiedendosi se i sintomi siano legati alla dentizione. In questo articolo, vedremo come riconoscere i segnali del dolore da dentizione, quanto durano e quali rimedi si possono adottare per alleviare il fastidio.
Premessa. La dentizione nei neonati: quando inizia e cosa aspettarsi
La dentizione è un processo naturale che inizia solitamente tra il 4° e il 7° mese di vita, anche se può variare molto da bambino a bambino. Alcuni neonati iniziano a mostrare i primi segni di dentizione già a 3 mesi, mentre altri possono aspettare fino ai 12 mesi o più. In ogni caso, anche se i denti sono ancora pochi e destinati ad essere sostituiti da quelli definitivi (da qui il nome di denti da latte o dentizione decidua), è bene cominciare a introdurre una corretta igiene orale pulendo delicatamente le gengive e i dentini appena spuntati con un panno umido o una garza. Questo aiuterà a prevenire problemi futuri e a creare buone abitudini fin da subito.
Leggi di più sul calendario della dentizione
Come riconoscere i sintomi del dolore da dentizione
I sintomi della dentizione possono variare da neonato a neonato, ma ci sono segni tipici che indicano l'arrivo dei primi dentini. Tra i segnali più comuni c’è senza dubbio il dolore localizzato, che però non si manifesta necessariamente in modo intenso. Tale dolore può poi essere accompagnato da altri sintomi. Molto comune è l’aumento della salivazione, spesso unita alla tendenza del bambino a mordere qualsiasi oggetto per cercare sollievo. L’irritabilità è un altro sintomo frequente: il neonato può sembrare più nervoso, piangere senza apparente motivo e avere difficoltà a dormire. Altri segnali includono gengive gonfie e arrossate, oltre a un lieve aumento della temperatura corporea. È importante però sottolineare che la dentizione non causa sanguinamento gengivale e febbre alta o gravi infezioni, come spesso si crede erroneamente. Se la febbre supera i 38°C, potrebbe trattarsi di un'altra condizione, ed è consigliabile consultare il pediatra. Un altro mito comune è che la dentizione sia sempre accompagnata da diarrea significativa, quando in realtà, al massimo, si può osservare un lieve ammorbidimento delle feci a causa del suddetto aumento della salivazione.
Come pulire i denti ai neonati
Quanto durano i dolori dei dentini che spuntano
La durata dei dolori da dentizione dipende dal ritmo di crescita dei dentini. Il processo di eruzione dentale può protrarsi fino ai 2-3 anni, quando l'intera dentatura da latte è completa. Tuttavia, il periodo più critico si verifica soprattutto con i primi dentini, con dolori intermittenti che possono durare qualche giorno o persino settimane. Ogni dente può portare con sé un nuovo episodio di fastidio, ma la buona notizia è che i sintomi tendono a diminuire con il passare del tempo, quando il neonato si abitua al processo.
Come alleviare i dolori dei denti nei neonati
Per alleviare i dolori della dentizione esistono diverse soluzioni. Il massaggio delle gengive con un dito pulito o con un panno fresco può offrire un sollievo temporaneo. Anche i massaggiagengive refrigerati sono un ottimo strumento, poiché il freddo riduce il gonfiore e calma il dolore. In casi di irritabilità maggiore, si può ricorrere a gel specifici o rimedi naturali, sempre dietro consiglio del pediatra. È importante evitare l’uso eccessivo di farmaci antidolorifici, riservandoli ai casi di reale necessità e solo su prescrizione medica.
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