Otturazione estetica in composito o ceramica, la soluzione ideale per un sorriso impeccabile

L’otturazione estetica è una tipologia di otturazione che consente di mantenere inalterata l’estetica dentale anche quando si è costretti a ricorrere al dentista per curare una carie. In questo approfondimento, tutte le informazioni sui materiali utilizzati, come funziona, quando si può fare, quanto dura e quanto costa.

Ritrovarsi ad avere a che fare con un dente cariato, oltre ad essere un problema di salute, può anche diventare un cruccio estetico. Quando si è costretti a farsi curare un dente aggredito da carie, infatti, è naturale chiedersi quanto sarà visibile l’otturazione e se andrà a rovinare l’estetica del sorriso. Un dubbio più che giustificato, soprattutto fino ad alcuni anni fa, quando anche rivolgendosi ai migliori dentisti, capaci di utilizzare tecniche e materiali avanzati, non si poteva ottenere un risultato perfetto. Infatti, le tradizionali otturazioni in amalgama o addirittura in metallo non riescono a confondersi con il bianco naturale dei denti e vanno ad intaccare la bellezza del sorriso. Per fortuna, questo problema si può considerare ormai superato, grazie all’adozione in odontoiatria di nuovi materiali, che garantiscono risultati non invasivi (qualcuno dice invisibili, anche se il termine non è corretto, perché in odontoiatria non c’è nulla di completamente invisibile). Sono nate così le ormai diffusissime otturazioni estetiche, a cui è dedicato questo approfondimento.

Otturazione estetica, cosa si intende

Alla luce della premessa appena fatta, appare chiaro come l’otturazione estetica altro non sia che una particolare tipologia di otturazione, che a sua volta è il metodo con cui viene riempito un dente parzialmente svuotato per la cura di una carie. L’otturazione è quindi una cosa diversa dalla ricostruzione, che interviene quando il dente è talmente compromesso da dover essere completamente ristrutturato, applicando una nuova corona (la parte visibile). Ciò che differenzia l’otturazione estetica da quella comune è il materiale utilizzato per il riempimento, che deve avere una colorazione tale da confondersi perfettamente con quella naturale del dente e deve essere in grado di mantenere questa caratteristica cromatica nel tempo. I materiali più utilizzati pe realizzare un’otturazione estetica sono il composito (mix di diversi elementi) e la porcellana (estremamente resistente ed efficace). Proprio per la sua capacità di rendersi poco visibile, un’otturazione estetica è particolarmente indicata per curare denti che si trovano in posizione avanzata, come gli incisivi. In questi casi, infatti, il dente è più esposto alla vista e quindi il problema estetico è più importante, rispetto al caso di un molare.

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Quanto durano le otturazioni estetiche?

Quando si parla di otturazioni estetiche sono due le questioni essenziali che emergono: la durata e il costo. In entrambe i casi, non è possibile dare una risposta univoca, perché a fare la differenza è il materiale utilizzato. In generale, le otturazioni estetiche sono un po’ meno resistenti di quelle tradizionali, ed è per questo che non sono indicate per denti come i molari, sottoposti a una notevole e frequente pressione. Volendo distinguere ulteriormente, è possibile affermare che la porcellana, oltre ad essere più bella esteticamente, è anche molto più resistente del composito e quindi garantisce una durata maggiore nel tempo, senza perdere nulla della sua colorazione. Tutte e due le soluzioni superano comunque tranquillamente i dieci anni di durata.

Il costo di un’otturazione estetica

La scelta del materiale per realizzare l’otturazione incide ovviamente anche sul costo. E anche in questo caso, la porcellana, garantendo risultati migliori (sia in termini di estetica che di durata) ha un prezzo maggiore rispetto al composito. L’altra variabile da tenere in considerazione è la complessità dell’otturazione, perché non tutte le carie sono uguali, e a seconda della grandezza e della posizione possono richiedere un impegno diverso. Per questo, è impossibile predeterminare con precisione il costo di un’otturazione estetica senza aver prima visto la situazione del singolo paziente.

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sigillatura denti

La sigillatura dei denti nei bambini, uno strumento per la lotta alla carie

La sigillatura dei denti dei bambini può essere un utile rimedio per evitare la formazione precoce di carie. Un trattamento semplice e indolore, con cui si vanno a chiudere i solchi dentali, utilizzando specifici materiali. Ecco come funziona e quanto è efficace.

La sigillatura dei denti è una pratica odontoiatrica volta a proteggere i denti dai danni causati dalle carie, evitandone la comparsa. Si tratta di un trattamento preventivo efficace che viene spesso consigliato per i bambini, in quanto possono essere particolarmente vulnerabili alle carie dentali. Ma cosa implica esattamente la sigillatura dei denti e quali sono i suoi vantaggi?

Cos'è la sigillatura dei denti e a cosa serve 

Da un punto di vista tecnico, la sigillatura dentale è una procedura in cui un sottile strato di materiale protettivo viene applicato sulle superfici occlusali dei denti molari e premolari. Queste sono le aree più suscettibili alle carie poiché presentano solchi e fessure difficili da pulire completamente con lo spazzolino. La sigillatura dei denti aiuta a creare una barriera fisica tra il dente e i batteri responsabili della formazione di placca e tartaro, riducendo così il rischio di sviluppare problemi dentali.

Quando si fa la sigillatura dei solchi

La sigillatura dei solchi viene solitamente eseguita nei bambini quando sono già spuntati i denti permanenti posteriori, solitamente intorno all'età di 6-7 anni per i primi molari e intorno all'età di 11-14 anni per i secondi molari. Questo è il momento ideale per applicare la sigillatura poiché i denti sono ancora sani e privi di carie, garantendo così una protezione precoce e duratura.

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Come vengono sigillati i denti e con che materiali

Il processo di sigillatura dei denti è relativamente semplice e indolore. Prima di applicare il sigillante, il dentista pulisce accuratamente la superficie del dente per rimuovere eventuali residui di cibo e placca. Successivamente, il sigillante viene applicato sulle aree occlusali dei denti e indurito con una luce speciale. I materiali utilizzati per i sigillanti sono generalmente resine composite o materiali a base di vetro ionomerico, che aderiscono saldamente alla superficie del dente.

Quanto dura la sigillatura dentale

La durata della sigillatura dentale può variare, ma in genere arriva fino a 5-10 anni, a seconda del tipo di materiale utilizzato e delle abitudini di igiene orale del paziente. È importante che i genitori portino regolarmente i loro bambini dal dentista per controlli periodici, in modo che eventuali sigillature danneggiate o usurati possano essere riparati o sostituiti tempestivamente.

Come lavare correttamente i denti

La sigillatura dei denti dei bambini è davvero efficace per la prevenzione delle carie?

Numerosi studi hanno dimostrato che la sigillatura dei denti nei bambini è altamente efficace nel prevenire la formazione di carie. In particolare, secondo dati diffusi dal Ministero della Salute, la sigillatura dentale risulta efficace nell'87% dei casi per i primi 3 anni. La percentuale scende al 76% nel quarto anno e al 65% dopo 9 anni. Nel complesso, quindi, i risultati sono ottimi.

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cibi cariogeni

5 cibi che fanno cariare i denti

Alcuni cibi facilitano la formazione della carie, nemica numero uno dei denti. Conoscere quali sono gli alimenti cariogeni aiuta a costruire un’alimentazione rispettosa della salute orale e a rendere più bianco e sano il proprio sorriso.

Un sorriso sano è il biglietto da visita migliore che si possa mostrare. Purtroppo, però, mantenerlo bianco e splendente non è semplice. Il benessere della bocca e dei denti richiede attenzione e dedizione, a partire dalla tavola. Alcuni cibi, infatti, possono minare la salute orale. In particolare, c’è un nemico molto diffuso e aggressivo che può rovinare il sorriso: la carie dentale. Sono molteplici i fattori che possono portare i denti a cariarsi. Le cattive abitudini alimentari sono senza dubbio uno dei più nocivi, insieme a un’igiene orale non aìdeguata. Ecco quali sono i 5 alimenti più cariogeni, cioè capaci di provocare più facilmente le carie.

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  1. Zuccheri raffinati

Gli zuccheri raffinati, presenti in abbondanza in tantissimi cibi di origine industriale, come dolci, caramelle e bevande zuccherate, sono uno dei principali colpevoli della carie dentale. Questi zuccheri forniscono un ambiente ideale per la proliferazione dei batteri che attaccano lo smalto dei denti. Limitare il consumo di zuccheri raffinati, quindi, può contribuire notevolmente a prevenire la formazione di carie.

  1. Cibi acidi

Alimenti e bevande acide, come agrumi, pomodori e bibite gassate, possono erodere lo smalto dentale nel tempo. Lo smalto danneggiato rende i denti più vulnerabili alla formazione di carie. Ridurre il consumo di cibi acidi e ricordarsi di sciacquare la bocca con acqua dopo il consumo può aiutare a mitigare questo effetto.

  1. Snack troppo zuccherati o salati

Gli snack che contengono alti livelli di zucchero o sale possono essere dannosi per i denti. I cibi salati, infatti, possono contribuire alla secchezza della bocca, aumentando il rischio di carie. Allo stesso modo, gli snack zuccherati forniscono un nutrimento facile per i batteri nocivi. L’ideale, quindi, è controllare i morsi dela fame con spuntini più salutari. Frutta fresca e secca e verdure croccanti possono sono senza dubbio un'opzione migliore per la salute dentale.

  1. Cibi Appiccicosi

Le caramelle gommose, i chewing gum  e altri cibi appiccicosi possono aderire ai denti, creando un ambiente favorevole alla formazione di placca batterica. Questa placca può portare alla carie dentale se non viene rimossa attraverso una buona igiene orale. Optare per cibi che si sciolgono facilmente in bocca può ridurre il rischio di accumulo di placca.

  1. Bevande Alcoliche

Al pari dei già menzionati snack salati, l’alcol può contribuire alla secchezza della bocca, diminuendo la produzione di saliva. Quest’ultima svolge un ruolo cruciale nella protezione dei denti, aiutando a neutralizzare gli acidi e a rimuovere i residui di cibo. È bene quindi consumare bevande alcoliche in modo moderato e assicurarsi di idratarsi adeguatamente.

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rinforzare denti

Come rinforzare i denti, 5 consigli per un sorriso sano e forte

Rinforzare i denti e il loro smalto è possibile e opportuno, per renderli più resistenti all’aggressione dei batteri contenuti in placca e tartaro, responsabili delle carie e di altre patologie. Ma come si possono ottenere denti più forti? Sicuramente curando l’igiene orale ma anche stando attenti a ciò che si mangia, integrando vitamine e sali minerali se ce n’è bisogno e prevenendo e trattando sia il bruxismo sia i disturbi gastrici e alimentari.

Rinforzare i denti è una delle preoccupazioni principali di chi ha a cuore il proprio sorriso, sia sotto il profilo estetico che della salute. Dei denti forti, infatti, sono meno soggetti all’aggressione dei batteri contenuti in placca e tartaro. Rinforzare i denti, quindi, significa metterli al riparto dal nemico numero uno, la carie, ma anche da numerosi altri disturbi, come la sensibilità dentale o le patologie delle gengive. Ecco 5 buoni consigli da seguire per rendere forti i propri denti.

Curare l’alimentazione: il benessere dei denti inizia a tavola

Se è vero che la salute inizia a tavola, questa affermazione si rivela particolarmente corretta quando riferita ai denti. Ciò che si mangia, infatti, può incidere in maniera positiva o negativa sulla salute orale. Tra i cibi capaci di rinforzare i denti ci sono sicuramente quelli ricchi di fosforo (pesce e formaggi) e di calcio (sempre i formaggi e ovviamente il latte). Molto indicate anche le uova, perché ricche di vitamina D, e tutte le tipologie di verdure, cariche di Sali minerali e vitamine. Ci sono poi alcuni alimenti, come sedano, carote e finocchi, che favoriscono la masticazione e la pulizia meccanica dei denti, aiutando a mantenere pulita la bocca e ad evitare gli accumuli di placca e tartaro. Ci sono poi i cibi che invece vanno evitati il più possibile, perché molto dannosi. Tra questi vanno sicuramente indicati bibite gassate, agrumi e pomodori, che sono piuttosto aggressivi verso lo smalto. Meglio evitare anche gli zuccheri e il vino rosso.

Scopri tutti i cibi nemici dei denti bianchi

Integrare vitamine e minerali

Quando non si riesce ad assumere la giusta dose di vitamine e minerali dal cibo, è bene integrare questi nutrienti facendo ricorso a prodotti specifici, sotto consiglio medico. Particolarmente importanti sono le vitamine A, B, C e D. La vitamina A, nello specifico, aiuta a mantenere in buono stato il flusso salivare, che a sua volta è uno degli strumenti più potenti di cui il corpo è dotato per pulire la bocca. La vitamina B, invece, previene le infiammazioni della lingua. Va poi sottolineato il ruolo fondamentale della vitamina C, che sostiene le gengive favorendo la produzione di collagene. Infine, è fondamentale tenere sotto controllo la vitamina D, che è direttamente responsabile dell’assorbimento del calcio, componente indispensabile della dentatura.

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Prestare attenzione all’igiene orale

Il terzo consiglio da seguire se si vuole rafforzare la dentatura è in realtà il comandamento fondamentale in materia di salute della bocca: lavare bene e frequentemente i denti. Dentro questo precetto c’è tutto: scelta degli strumenti giusti (spazzolino idoneo, dentifricio adatto, filo interdentale, scovolino, collutorio), corretta tecnica di spazzolamento, frequenza di lavaggio. Nello specifico, per ottenere l’obiettiva di rinforzamento dei denti, bisogna evitare l’uso di dentifrici aggressivi (come sono quelli che promettono improbabili risultati di sbiancamento) e spazzolini duri. Sono invece ben accetti i dentifrici con fluoro. Inoltre, non bisogna accentuare troppo lo sfregamento delle setole sui denti.

Leggi di più su fluoro e denti

Combattere i disturbi gastrici e alimentari

Può sembrare un collegamento forzato, ma i disturbi gastrici possono avere una forte influenza sui denti. In caso di reflusso, ad esempio, l’eccessiva acidità che si viene a creare in bocca può indebolire lo smalto dei denti. Stesso discorso per i disturbi che portano a vomitare frequentemente.

Prevenire e trattare il bruxismo

Un’altra pesante minaccia alla salute dello smalto è rappresentata dal bruxismo, cioè dall’involontaria abitudine di digrignare i denti. Si tratta disturbo che può scaturire da una pluralità di cause e che ha come conseguenza di rendere la dentatura più fragile e di usurarla precocemente. Per fortuna, il bruxismo può essere efficacemente prevenuto e trattato, magari attraverso l’utilizzo di un bite personalizzato.

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curettage gengivale

Curettage gengivale, eliminare placca e tartaro in profondità

Il curettage gengivale permette di eliminare placca e tartaro in modo più radicale rispetto alla normale pulzia dei denti professionale. Indicato nei casi di infiammazioni delle gengive o di parodontiti, il curettage interviene soprattutto sulle tasche gengivali. Ma come si svolge il curettage? E cosa bisogna fare dopo l'intervento?

Mantenere i denti ben puliti, combattendo placca e tartaro, deve essere l'obiettivo primario di ciascuno in materia di salute orale. Per realizzarlo è di solito sufficiente lavare i denti bene e con regolarità, utilizzando lo spazzolino adatto e avvalendosi di filo interdentale ed eventualmente collutorio. Inoltre, è fondamentale sottoporsi periodicamente a una pulizia professionale dei denti. In alcuni casi, però, tutto questo può non bastare e i batteri finiscono ugualmente per proliferare in bocca, dando vita ad infiammazioni gengivali che possono provocare arrossamento, gonfiore e sanguinamento o anche sfociare in problemi più gravi. In queste circostanze, è possibile che il dentista di fiducia prenda in considerazione l'eventualità di intervenire con un curettage gengivale.

Cosa si intende per curettage gengivale e che differenza c'è con la pulizia professionale

Il curettage gengivale è un procedimento che serve a realizzare una pulizia profonda della dentatura, soprattutto in presenza di formazione di tasche gengivali. Il nome di questo singolare trattamento discende dallo strumento con cui viene eseguito (curette), che ha la forma di un cucchiaio appuntito sostenuto da un manico lungo e sottile. Rispetto alla classica pulizia dei denti professionale, il curettage gengivale permette di rimuovere placca e tartaro anche da zone solitamente non raggiungibili.

A secondo della profondità con cui interviene, il curettage si distingue in:

  • curettage a cielo chiuso, che è a tutti gli effetti una detartrasi profonda

  • curettage a cielo aperto, che è invece un vero e proprio intervento, seppure mininvasivo, visto che prevede la separazione chirurgica della gengiva dall'osso per consentire la pulizia della zona sottostante.

Quando e perché si fa il curettage

In condizioni normali, non è necessario ricorrere al curettage per mantenere una buona igiene orale. È sufficiente, infatti, sottoporsi con regolarità alla pulizia dentale professionale. Il curettage diventa invece necessario quando l'eccessivo accumulo di placca e tartaro arriva a provocare gengivite o parodontite. In questi casi, per evitare che le infiammazioni si aggravino e sfocino in disturbi ancora più seri, è necessario intervenire con una pulizia di caratere straordinario. È importante quindi prestare attenzione ai sintomi che posso rivelare infiammazioni in corso, come il sanguinamento o il gonfiore delle gengive o l'alitosi.

Leggi di più sui servizi di parodontologia degli Studi Emanuele Puzzilli

Come si svolge il curettage

L'esecuzione pratica del curettage da parte dell'odontoiatra può comportare l'adozione, alternativa o cumulativa, di due tecniche: la levigatura radicolare meccanica e il laser. Con la levigatura meccanica si vanno a rimuovere la placca e il tartaro accumulati su tutto il dente. Lo strumento utilizzato è il già citato curette. Il laser, invece, serve a colpire il tartaro sottogengivale, che alimenta la proliferazione dei batteri. È bene precisare che il curettage si svolge in anestesia locale ed è quindi assolutamente indolore per il paziente.

Cosa succede dopo il curettage: come comportarsi e cosa mangiare

Dopo il curettage, è essenziale seguire le istruzioni del dentista per la cura post-operatoria, che può includere il ricorso a collutori specifici, antibiotici o indicazioni sulle abitudini alimentari e di igiene orale. In particolare, per contrastare il dolore, che può durare alcune ore, è utili assumere un farmaco analgesico, previa prescrizione medica. Ci sono poi alcuni comportamenti virtuosi da mettere in atto:

  • evitare per alcuni giorni di mangiare cibi troppo duri, che possono infastidire le gengive;

  • prediligere per un po' di tempo lo scovolino al filo interdentale;

  • spazzolare i denti con maggiore delicatezza rispetto al solito.

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gengive infiammate

Afte in bocca, come prevenirle e come curarle

Le afte sono una forma di infiammazione della bocca che si manifesta attraverso la comparsa di piccole ma molto fastidiose ulcere che si sviluppano su gengive, guance e palato. Le cause precise che portano alla formazione di un’afta non sono ancora chiare, ma di certo contribuiscono dei fattori scatenanti, come lo stress o la predisposizione genetica. Invece, i rimedi per prevenire e curare le afte sono molto più collaudati.

La bocca e l’intero cavo orale, se non puliti accuratamente tutti i giorni, possono andare incontro a diverse forme di infiammazioni, genericamente conosciute come stomatiti. Tra queste, una delle tipologie più frequenti è quella delle stomatiti aftose, anche dette semplicemente afte. È facile, infatti, trovare qualcuno che si sia dovuto confrontare almeno una volta nella vita con una fastidiosa afta in bocca. Quindi, vista la diffusione del problema, vale la pena dedicargli un approfondimento che permetta di fissare alcune informazioni chiave: cosa sono le afte, quali sono le cause scatenanti, come possono essere prevenute e curate.

Cosa sono le afte

La cosa migliore è iniziare dalla definizione.

Le afte sono piccole ulcere dolorose che si sviluppano all'interno della bocca, spesso sulle guance, sulle labbra, sulla lingua o sul palato. Sono caratterizzate da piccole lesioni tonde o ovali con un centro bianco o giallastro e un bordo rosso.

Particolarmente comuni tra gli adolescenti e gli adulti giovani, le afte possono però colpire chiunque e a qualunque età. Inoltre, pur non essendo contagiose, queste infezioni possono causare notevoli fastidi e disagi.

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Perché vengono le afte in bocca: tutte le possibili cause

La scienza e la medicina non sono ancora riuscite a dare una spiegazione precisa dell’origine delle afte, ad indicarne con esattezza le cause. È opinione comune, però, che si tratti di una patologia riconducibile a una pluralità di fattori:

  • predisposizione genetica;
  • condizioni di stress psicofisico;
  • carenze di vitamina B12 o di zinco, acido folico e ferro;
  • disturbi del sistema immunitario;
  • squilibri ormonali;
  • morsi accidentali;
  • uso di strumenti di igiene orale inadeguati (come spazzoloni troppo rigidi);
  • malattie infiammatorie croniche intestinali (come celiachia, morbo di Crohn, colite ulcerosa);
  • grave infiammazione gengivale;
  • dente cariato;
  • consumo di cibi ricchi di grassi o irritanti, di cioccolato o di bevande alcoliche.

Leggi di più sull’ascesso gengivale

Come curare un’afta in bocca

Sebbene le afte siano estremamente fastidiose, di solito guariscono da sole nel giro di una o due settimane. Tuttavia, esistono diverse strategie per alleviare il dolore e accelerare il processo di guarigione. L'uso di collutori o gel specifici, ad esempio, può fornire sollievo temporaneo, aiutando a mantenere la zona pulita e riducendo l'irritazione. Molto diffuse sono anche le toccature con apposite sostanze (acido retinoico e gel astringente a base di cloruro di alluminio). Per affrontare i casi meno gravi, poi, esistono anche alcuni rimedi casalinghi per ridurre dolore e infiammazione, come l'applicazione di ghiaccio o l'assunzione di cibi freschi e morbidi. Infine, nel caso in cui le afte persistano o risultino particolarmente dolorose, è consigliabile consultare un dentista o un medico per escludere ulteriori problemi di salute.

Come prevenire la comparsa delle afte

La prevenzione delle afte può richiedere alcune modifiche nello stile di vita e nelle abitudini quotidiane. Innanzitutto, mantenere una buona igiene orale, inclusa una corretta routine di spazzolamento dei denti e l'uso di un collutorio, può ridurre il rischio di sviluppare afte. Allo stesso tempo, evitare cibi piccanti, acidi o troppo duri può contribuire a prevenire lesioni accidentali nella bocca. Inoltre, è importante gestire lo stress attraverso tecniche come lo yoga, la meditazione o l'esercizio fisico regolare. Infine, l'integrazione di una dieta equilibrata ricca di vitamine e minerali può svolgere un ruolo fondamentale nella prevenzione delle afte, poiché carenze di sostanze nutritive come vitamina B12, ferro e acido folico possono aumentare il rischio di sviluppare queste fastidiose ulcere.

Leggi di più sulla pulpite


neonato con gioco in bocca

Come lavare i denti a un bambino

Come lavare i denti a un bambino? Con uno spazzolino e un dentifricio adatti, ovviamente. Ma non basta, serve anche qualche piccolo trucco. Di sicuro, operò, lavare i denti a un bambino è fondamentale, perché garantisce fin da un’età precoce la salute della dentatura e di tutta la bocca. Ecco allora qualche consiglio.

Avere una regolare e corretta igiene orale è il modo migliore per assicurarsi una dentatura bella e in salute. Per questo motivo, è fondamentale acquisire fin da bambini buone abitudini su quando e come lavarsi i denti. E soprattutto, se si è genitori, bisogna impegnarsi nella pulizia dei denti del proprio figlio già a partire dai primi mesi di vita, addirittura ancora prima che inizino a spuntare i dentini. Ebbene sì, anche l’igiene orale di un neonato va curata. Per fortuna, non si tratta di un impegno particolarmente gravoso. Bastano pochi e minimi accorgimenti per garantire ai più piccoli uno sviluppo sano della dentatura provvisoria e di quella definitiva.

Qualche trucco per insegnare ai bambini a lavare i denti

Prendersi cura delle gengive di un neonato

I primi denti iniziano ad affiorare intorno ai 3 mesi di età (qui il calendario completo della dentizione). Fino a quel momento, però, non è lecito trascurare completamente l’igiene della bocca. Il bambino, infatti, mangia regolarmente assumendo il latte materno o artificiale e quindi, pur in assenza di cibo solido, va comunque incontro alla possibile proliferazione dei batteri del cavo orale. Ma come si fa a lavare dei denti che ancora non ci sono? Ovviamente in questa fase non si può parlare davvero di pulizia dei denti. Ciò che si può e si deve fare, invece, è tenere pulite le gengive. Come? È molto semplice: strofinandole delicatamente con una garza di cotone imbevuta con soluzione fisiologica o di acqua minerale. Niente di più.

Consigli per lavare i denti a un bambino

Man mano che i mesi passano e i dentini si moltiplicano, però, bisogna intensificare gli sforzi. Fino a che il bambino non è in grado di maneggiare da solo un piccolo spazzolino (cosa che accade, più o meno, dopo l’anno di età), spetta ai genitori occuparsene direttamente. Anche in questo caso, non si tratta di un’attività particolarmente difficile ma che senza dubbio deve fare i conti con le possibili resistenze del bambino coinvolto. Gli strumenti da utilizzare per lavare i denti a un bambino sono sempre gli stessi: spazzolino e dentifricio (fino ai 4 anni, il filo interdentale può essere evitato).

Il dentifricio, però, va usato con moderazione: basta metterne sullo spazzolino una quantità grande quanto un chicco di riso.

Leggi come scegliere il dentifricio per bambini

Per quanto riguarda lo spazzolino, invece, bisogna fare attenzione a quale si sceglie, prediligendo quelli con setole molto morbide, per non irritare le delicate gengive del neonato.

Leggi come scegliere lo spazzolino da denti per bambini

Massima delicatezza deve essere applicata anche nella spazzolatura, per non esagerare. Un paio di minuti per due volte al giorno sono un tempo più che sufficiente per donare igiene e pulizia alla piccola bocca di un bambino.

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dente del giudizio

Togliere il dente del giudizio tutto quello che c’è da sapere per superare la paura

L’estrazione del dente del giudizio è una delle operazioni odontoiatriche che desta più preoccupazione nei pazienti. A mettere paura a chi deve togliere il dente del giudizio sono soprattutto il dolore che si può provare e i postumi a cui si può andare incontro nei giorni successivi. Conoscere qualche informazione in più su questa operazione, quindi, è di aiuto per superare le difficoltà e affidarsi al proprio odontoiatra di fiducia senza troppe tensioni.

Il dente del giudizio è forse uno degli elementi più popolari di tutta la dentatura umana. Già il nome con cui è conosciuto si differenzia da tutti gli altri. Non un nome prettamente scientifico (altrimenti andrebbe correttamente chiamato terzo molare) ma una denominazione evocativa, che fa rifermento al fatto che questi denti particolari (sono quattro, posti ai due estremi di ogni arcata) sono gli ultimi a spuntare, molto dopo tutti gli altri, spesso quando si è già superata l’adolescenza. Insomma, quando si diventa più responsabili e si mette giudizio, secondo l’interpretazione popolare. La fama del dente del giudizio, però, è solitamente legata a un’idea di dolore e sofferenza. Essere costretti a togliere il dente del giudizio, infatti, è piuttosto comune e questo mette in ansia molte persone, nella convinzione che si tratti di una procedura dolorosa e con postumi pesanti. Sicuramente non è un’operazione esente da fastidi, ma non è neanche un ostacolo insormontabile di cui avere terrore. Conoscere meglio i termini dell’estrazione del dente del giudizio può senza dubbio aiutare e a mitigare l’ansia.

Leggi di più sui denti del giudizio

Quando è necessario togliere il dente del giudizio

La prima questione da approfondire è quella relativa alle cause che portano il dentista a suggerire la soluzione drastica dell’estrazione del dente del giudizio. E qui viene in rilievo proprio la tardività con cui questo molare si palesa in bocca. Il dente del giudizio, infatti, arriva quando tutti gli altri hanno già preso posizione. Questo può comportare il verificarsi di due situazioni problematiche:

  • il dente del giudizio non ha spazio adeguato per spuntare in quella che sarebbe la sua collocazione naturale e quindi trova altre vie ed assume posizioni scorrette o addirittura rimane incluso;
  • il dente del giudizio, pur non trovando sufficiente spazio, emerge ugualmente e spinge gli altri denti provocandone lo spostamento.

In entrambe i casi, le conseguenze per l’intera salute della bocca possono essere molteplici e pesanti, tra cui:

Come avviene l’estrazione del dente del giudizio

Quando si verifica una di queste situazioni, l’odontoiatra non può far altro che proporre l’estrazione del dente del giudizio, per mettere al riparo la dentatura. L’eventualità è molto diffusa, perché i problemi ai denti del giudizio sono piuttosto frequenti. Per fortuna, i progressi della scienza e della tecnologia hanno reso questa operazione molto più semplice che in passato e i timori che quasi tutti i pazienti hanno possono essere facilmente superati.

Il primo passo che il dentista fa per arrivare a togliere il dente del giudizio è una radiografia che gli consenta di determinarne precisamente la posizione e le condizioni, soprattutto con riferimento a ciò che succede sotto la linea della gengiva. Nei giorni che precedono l’intervento, poi, è molto importante curare con ancora più attenzione del solito la pulizia del cavo orale, per evitare aggressioni batteriche. In alcuni casi, viene anche prescritta una terapia antibiotica preventiva.

Per quanto riguarda invece direttamente l’operazione, l’estrazione del dente del giudizio viene eseguita in anestesia locale, salvo casi eccezionali che possono richiedere quella totale o almeno la sedazione cosciente (ottima soprattutto per chi ha paura del dentista).

Leggi anche l’approfondimento dedicato al bruxismo

Cosa fare e cosa non fare dopo aver tolto il dente del giudizio

La cosa davvero importante quando si subisce l’estrazione di un dente del giudizio, però, è la gestione della fase post-operatoria. Non a caso, le domande più frequenti sul tema, a parte quelle che riguardano il dolore, sono relative a cosa si può fare o non fare, mangiare o non mangiare. Togliere un dente non è mai piacevole e nelle ore seguenti, dopo che la parte interessata si è risvegliata dall’anestesia locale, si possono verificare dei piccoli ma fastidiosi inconvenienti, come sanguinamento e dolore localizzati. Per questo, è bene attenersi scrupolosamente alla terapia analgesica prescritta dal proprio dentista di fiducia e fare ancora più attenzione all’igiene orale. Inoltre, è bene evitare cibi troppo caldi, freddi o duri oppure alimenti piccanti o speziati. In condizioni normali, infatti, il decorso post estrazione non presenta criticità particolari ma è comunque una fase di maggiore esposizione della bocca al rischio di infezioni. Ovviamente, poi, la rapidità del recupero dipende anche dalla complessità dell’intervento.

Ecco come lavare correttamente i denti


Smalto dei denti

Smalto dei denti rovinato, cause e rimedi per un sorriso splendente

Lo smalto è la parte più visibile del dente, la superficie esterna che fa brillare il sorriso. Con il tempo, purtroppo, può essere indebolito, rovinato o consumato per diverse cause. È così che nascono i difetti dello smalto, che danneggiano l’estetica del sorriso e la salute della bocca. Per fortuna, però, esistono dei rimedi che consentono di risolvere il problema dello smalto rovinato o almeno ridurne l’impatto.

Una delle ragioni più frequenti di perdita di bellezza del sorriso è lo smalto rovinato. Il motivo è presto detto: lo smalto è proprio ciò che si vede del dente. Mantenere la brillantezza dello smalto, quindi, è una delle preoccupazioni principali per chi tiene all’estetica della propria bocca e del proprio volto. Per questo motivo, è molto importante capire quali sono le possibili cause di smalto dentale rovinato e cosa si può fare per rimediare. Prima, però, bisogna conoscere bene di cosa si sta parlando.

Cos’è lo smalto dentale e a cosa serve

Lo smalto, come anticipato, è la parte più esterna del dente, una copertura sottile, senza capillari ne cellule, costituita al 95% da una sostanza naturale estremamente dura, tanto da poter essere tagliata solo utilizzando il diamante. Lo smalto dentale svolge un ruolo chiave, perché è ciò che viene mostrato quando si sorride. Bianco, traslucido e fortemente mineralizzato, è lo smalto a dare colore ai denti, ricoprendo la corona come se fosse un cappuccio. Inoltre, ricopre un ruolo fondamentale, perché ha il compito di proteggere la parte interna del dente dall’usura, dai batteri e dagli sbalzi termici, proprio come se fosse uno scudo.

I difetti dello smalto

Nonostante, come già detto, sia la sostanza più dura presente nel corpo umano, lo smalto dentale è anche estremamente fragile. Rispetto alle altre parti del dente, è molto più sensibile all’aggressione da parte delle sostanze acide e può essere soggetto a demineralizzazione. Inoltre, anche la forte pressione che si scatena nei casi di bruxismo e digrignamento può danneggiarlo seriamente.

Nel tempo, quindi, possono manifestarsi diversi difetti dello smalto che rovinano il sorriso da un punto di vista estetico ma soprattutto mettono a repentaglio la salute della bocca. Le principali problematiche che possono colpire lo smalto dentale sono:

  • presenza di macchie bianche (dovute a fluorosi, traumi o consumo dello stesso smalto);
  • presenza di macchie gialle o brune (dovute a difetti di mineralizzazione);
  • consumo/erosione (fino a rendere i denti trasparenti lungo i bordi;
  • abrasione (a causa del bruxismo o dell’uso di sostanze aggressive per l’igiene orale);
  • ipoplasia (cosiddetti denti senza smalto).

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Le cause dello smalto rovinato

Passando ad elencare le cause più frequenti di indebolimento dello smalto, oltre alle ragioni di tipo genetico ed ereditario, vanno senza dubbio menzionate:

  • Consumo di cibi molto acidi (come gli agrumi);
  • Consumo frequente di bevande gassate e ricche di zuccheri;
  • Consumo frequente di the e caffè;
  • Fumo;
  • Problemi di reflusso gastroesofageo;
  • Scarsa igiene orale;
  • Bruxismo non trattato.

Come lavare bene i denti

Rinforzare i denti e lo smalto: consigli e rimedi

Una volta identificate le possibili cause che rovinano lo smalto dentale, è bene passare alle accortezze che aiutano a rafforzarlo e ai possibili rimedi da utilizzare quando sono già comparsi i primi difetti.

Le soluzioni migliori per mantenere lo smalto in salute sono:

  • Curare l’alimentazione. Infatti, così come ci sono alimenti che danneggiano lo smalto, ce ne sono altri che lo rendono più forte. Si tratta soprattutto di cibi che contengono molti minerali (vista l’elevata mineralizzazione dello smalto). Alcuni esempi? Verdure a foglia scura, latticini, cibi proteici. Altro elemento da non trascurare è l’idratazione. Bere molto aiuta la salivazione che, a sua volta, è un toccasana per la salute dei denti.
  • Limitare il consumo di bevande acide. La cosa migliore sarebbe berne il meno possibile. Una valida alternativa per limitare i danni, però, è l’suo della cannuccia, che limita il passaggio del liquido sulla dentatura.
  • Curare l’igiene orale. Che si traduce nello spazzolare bene i denti ogni volta che si mangia e nel passare regolarmente il filo interdentale. In questo modo, infatti, si eliminano i batteri, nemici numero uno del sorriso. Inoltre, l’uso di appositi dentifrici e collutori, con calcio e fluoro, contribuisce sempre alla mineralizzazione.
  • Assumere integratori a base di fluoro. In questo caso, però, è necessario farsi seguire e prescrivere le giuste dosi da un medico, perché l’eccesso di fluoro è dannoso tanto quanto la sua carenza.
  • Recarsi regolarmente dal dentista. Fare visite di controllo regolari è fondamentale per la prevenzione e il trattamento precoce di problemi dentali, inclusi danni allo smalto.

Nel caso in cui lo smalto sia invece già rovinato, è possibile ricorrere ad un rimedio ormai molto diffuso ed apprezzato: le faccette dentali estetiche. Con i veeners, infatti, la superficie dentale viene coperta con una sottile lamina in ceramica, facendo scomparire ogni difetto. Inoltre, le faccette sono pensate per imitare perfettamente il colore dei denti naturali, in modo da risultare assolutamente naturali.

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donna con carie

Carie del colletto: cause, sintomi e trattamenti

La carie del colletto (o cervicale) è una particolare tipologia di carie che si localizza nello spazio tra la gengiva e la corona dentale, una zona difficile da pulire bene con la quotidiana igiene dentale. Ecco perché la carie del colletto può rivelarsi molto insidiosa e degenerare fino a richiede la devitalizzazione del dente.

La carie è la più diffusa e anche temuta patologie dei denti. Oltre ad essere molto dolorosa, infatti, una carie dentale può sfociare in disturbi molto più gravi, inficiando la salute complessiva della bocca. Tra l’altro, si tratta di una patologia che può colpire anche in tenera età, come dimostrano i casi di carie dei denti da latte. Di carie ne esistono diverse tipologie, distinte a seconda della loro profondità o della posizione sulla superficie dentale. L’approfondimento che segue è dedicato ad una di queste tipologie, cioè la carie del colletto.

Cos’è la carie del colletto (o cervicale)

La carie del colletto, nota anche come carie cervicale, colpisce la parte del dente situata vicino alla gengiva, chiamata colletto o colletto cervicale. Questa zona è particolarmente suscettibile alla carie poiché è più delicata e più difficile da pulire rispetto ad altre parti del dente. Questo la rende più facilmente individuabile rispetto magari alla carie radicolare o alla carie tra due denti. Il problema, però, è che la carie del colletto ha la caratteristica di svilupparsi e crescere più rapidamente rispetto alle altre, andando ad attaccare molto presto la polpa dentaria. Per questo motivo, è importante diagnosticarla e curarla tempestivamente.

I sintomi della carie cervicale

Oltre ad esser visibile come una piccola macchia scura sul dente o un foro, la carie cervicale presenta sintomi analoghi a tutte le altre tipologie di carie:

Cause e conseguenze della carie del colletto

Anche sotto il profilo delle cause e delle possibili conseguenze, la carie del colletto non si discosta dalle altre tipologie di carie. I motivi per cui i denti si cariano, infatti, sono sempre gli stessi, e sono legati all’accumulo di placca e tartaro. L’unica differenza è che alcune carie insorgono più facilmente perché si trovano in zone meno facili da raggiungere durante la pulizia con spazzolino e dentifricio.

Per quanto riguarda invece le conseguenze, una carie del colletto non adeguatamente curata può degenerare fino a danneggiare seriamente il dente e richiedere una devitalizzazione oppure addirittura l’estrazione.

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Come si cura una carie del colletto: i possibili trattamenti

La prevenzione è essenziale per evitare qualsiasi tipologia di carie. Questo si traduce nella necessità di mantenere una buona igiene orale, includendo la spazzolatura regolare dei denti, l'uso del filo interdentale e le visite regolari dal dentista per controlli e pulizie professionali.

Nel caso in cui la carie del colletto si formi comunque, i trattamenti possibili dipendono dalla gravità della situazione, che a sua volta è strettamente legata alla tempestività della diagnosi. Le possibili cure per la carie sono:

  • Otturazione: consiste nella rimozione della parte danneggiata del dente e nel riempimento della cavità con materiali come composito o amalgama;
  • Restauro dentale: è necessario se la carie ha causato una significativa perdita di tessuto dentale;
  • Curettage gengivale: in alcuni casi, può essere necessario eliminare il tessuto gengivale danneggiato e pulire la zona colpita.
  • Cura canalare: essenziale se la carie si è estesa fino alla polpa dentale (nervo).

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