Bambino dal dentista per la prima visita

La prima visita dal dentista dei bambini, cominciare presto per cominciare bene

La prima visita dal dentista di un bambino è un passaggio delicato, che può condizionare Il rapporto con lo studio odontoiatrico per molto tempo. Il primo incontro è fondamentale sia per la salute dei denti, sia per la costruzione della fiducia tra medico e piccolo paziente. Vediamo insieme quando è il caso di portare un bambino per la prima volta dal dentista e che approccio seguire.

Imparare a prendersi cura, fin da piccoli, del proprio sorriso è molto importante. Spetta ai genitori insegnare ai figli a lavare bene denti o abituarli, anche molto presto, alla figura del dentista, per renderlo un amico e non un adulto di cui avere timore. La saggezza popolare, in questo caso, è davvero d’aiuto: chi ben comincia è a metà dell’opera. Ed è importante anche iniziare presto.

Leggi di più: Insegnare ai bambini a lavarsi i denti

La prima visita dal dentista di un bambino, quando e perché farla

È consigliato portare un bambino da dentista, per la prima volta, verso i tre anni, cioè una volta che si è completata la formazione della cosiddetta dentatura decidua. Successivamente, i controlli dovrebbero avvenire con cadenza di 6-12 mesi.

Un errore molto comune, infatti, è quello di considerare i denti da latte come dei denti di “serie b”, che non hanno bisogno di cure perché destinati a cadere. Non è affatto così. I dentini possono subire le stesse patologie della dentatura definitiva. Anzi, essendo più fragili sono più esposti a malattie dentali come le carie.

Leggi di più: Le carie nei dentini da latte

Fare presto una prima visita odontoiatrica è molto importante anche per controllare il corretto sviluppo cranio facciale del bambino. Spesso, infatti, una dentatura storta, che necessita di apparecchio fisso o mobile, è frutto di difetti dovuti alla crescita. Se si riesci ad intercettarli sul nascere e ad intervenire, si possono ottenere risultati migliori, con meno tempo, meno spesa e meno dolore.

Dentista e bambini, questione di feeling

È inutile negarlo: molti bambini hanno paura del dentista. Un timore che non è necessariamente conseguenza di un trauma e che può permanere anche da adulti. In questo, la prima visita gioca un ruolo chiave. È il primo impatto, la prima impressione, il momento in cui si superano le diffidenze. Insomma: questione di feeling.

Far andare bene la prima visita dal dentista è soprattutto un compito di quest’ultimo. Per fortuna, tra gli odontoiatri, c’è una crescente sensibilità in questo senso. Molti studi hanno stanze dedicate ai più piccoli, meno serie e asettiche di quelle per gli adulti. Una mano arriva anche dalla tecnologia, con molti professionisti che si dotano di app per smartphone che propongono giochi interattivi “a tema”, da fare in sala d’attesa (come queste).

Una mano al dentista, però, possono darla anche i genitori, preparando al meglio l’appuntamento con la prima visita. Basta davvero poco, come seguire questi 4 semplici consigli.

  • Niente rassicurazioni eccessive. Frasi come “non ti farà male” o, peggio ancora, “passerà subito” sono assolutamente controproducenti. Se il dentista non è niente di preoccupante, perché tante accortezze? Della prima visita bisogna parlare in modo naturale, quasi come fosse un impegno come un altro.
  • Nessun rimprovero e nessun incitamento. Anche espressioni come “stai fermo”, “fai il bravo”, “non far arrabbiare il dottore” sono da evitare. Creano ansia e non ottengono l’effetto sperato. Meglio lasciar parlare l’odontoiatra.
  • Qualche distrazione in sala d’attesa. Se c’è da aspettare, meglio ingannare il tempo con un bel libro da colorare, una fiaba da leggere o un pupazzetto per giocare. Avere intorno oggetti divertenti e familiari, aiuta il bambino a sentirsi a casa.
  • Restare accanto e farsi vedere. Durante la prima visita, può essere una buona idea rimanere accanto alla poltrona e farsi vedere da proprio figlio. Dalla seconda volta in poi, se tutto è andato bene, si può tornare in sala d’attesa.

Il dentista dei bambini


dolore ai denti

Ascesso dentale: cause, sintomi e cure di un’infezione da non trascurare

L’ascesso ai denti è molto doloroso è, se trascurato, può anche diventare pericoloso. Un'ascesso, infatti, è un’infezione che può facilmente degenerare in complicanze gravi, se non curata con antidolorifici e antibiotici. In caso di ascesso dentale, quindi, è fondamentale riconoscerne subito io sintomi e rivolgersi ad un dentista in tempi rapidi, per iniziare subito le giuste cure a base di antibiotici e scongiurare complicanze serie.

Nella finzione di una pellicola cinematografica, il pericolo spesso cresce in silenzio: un dettaglio che cambia, un rigonfiamento improvviso, qualcosa che non torna. Nella vita reale, un ascesso dentale può seguire lo stesso copione. Si presenta all’inizio con un fastidio lieve, una pressione sul dente, una gengiva che pulsa. Ma se trascurato, può evolvere in un’infezione seria, con sintomi acuti e rischi che vanno ben oltre la bocca. In questo articolo vedremo cos’è un ascesso dentale, come riconoscerlo, quali sono le cause più comuni e perché è importante intervenire subito, prima che il dolore diventi complicazione.

Cos’è l’ascesso dentale? Definizione e tipologie

L’ascesso dentale è un’infezione ai denti che solitamente ha un’origine batterica. Quando si verifica un ascesso, il pus (un agglomerato di batteri, globuli bianchi, plasma e detriti cellulari) invade i tessuti che circondano il dente, cioè la gengiva, l’osso mandibolare e la polpa dentale. 

Esistono tre tipi di ascesso ai denti:

  • Ascesso gengivale: è la forma meno fastidiosa e dolorosa, perché colpisce la sola gengiva, spesso come conseguenza secondaria di un ascesso apicale;
  • Ascesso parondontale: ad essere infetto, in questo caso, è l’intero parodonto (gengiva, osso alveolare, cemento radicolare e legamenti);
  • Ascesso periapicale: colpisce la polpa del dente, generalmente a causa della degenerazione di una carie.

La natura e le caratteristiche dell’ascesso rendono evidente una riflessione: si tratta di una patologia molto seria, un'infezione dentale che non va assolutamente trascurata o presa sottogamba. Se si sospetta di averne uno è importante rivolgersi subito al proprio dentista di fiducia per iniziare la cura più adatta (generalmente a base di antibiotici). 

Temporeggiare significa lasciare all’infezione il tempo di agire e aggravarsi. Le conseguenze e le complicanze di un ascesso dentale non curato possono essere davvero importanti. Ad esempio, l’ascesso può continuare a crescere, aumentando il pus, fino a generare una fistola o una ciste. Addirittura può giungere ad invadere, con il suo potere infettivo, zone del corpo vicine. Quando poi l’ascesso si abbina a patologie gravi (diabete, immunodepressione, cancro), i rischi si fanno ancora peggiori: osteomielite, trombosi del seno cavernoso e setticemia. 

I sintomi dell'ascesso ai denti

Vista la serietà dell'infezione che provoca, è bene conoscerne i sintomi dell'ascesso, per tenerlo sotto controllo ma anche per evitare inutili allarmismi. Anche perché non tutti i mal di denti segnalano la presenza di un’infezione di questo tipo, anzi spesso sono conseguenza di patologie molto meno gravi. 

I principali sintomi dell’ascesso dentale sono:

  • Gonfiore localizzato (con possibile fuoriuscita di pus);
  • Dolore pulsante (come se all’interno del rigonfiamento ci fosse qualcosa che “batte”);
  • Alitosi e cattivo sapore in bocca;
  • Sensibilità dentale (sia alla pressione che alle variazioni caldo/freddo);
  • Infiammazione e arrossamento delle gengive;
  • Febbre;
  • Mal di testa.

Le cause e i fattori di rischio per l’ascesso dentale

La domanda che più spesso un dentista si sente rivolgere riguarda il perché viene l’ascesso dentale. Le cause, in realtà, possono essere diverse, ma tutte hanno a che fare con la presenza eccessiva di batteri nel cavo orale. Tra le più comuni ci sono:

  • Carie degenerate;
  • Lesioni ai denti (spezzati o scheggiati);
  • Lesioni alle gengive;
  • Malattia parodontale.

Esistono poi dei fattori di rischio che amplificano i rischi collegati a queste cause. Quelli a cui prestare maggiore attenzione sono:

  • Scarsa igiene orale;
  • Eccessivo consumo di alcol;
  • Eccessivo consumo di sostanze zuccherate;
  • Fumo;
  • Debolezza del sistema immunitario connessa;
  • Interventi chirurgici ai denti non perfettamente riusciti (può capitare, ad esempio, che un ascesso si verifichi dopo un impianto o dopo l’estrazione del dente del giudizio).

Le carie dentali | Approfondimento

Come sgonfiare e curare un ascesso al dente

Chi lo ha provato lo sa, l’ascesso dentale è davvero molto doloroso, oltre che pericoloso. Per questo motivo, una prima fase di cura si focalizza proprio sull’eliminazione di questa sofferenza. E l’effetto si ottiene utilizzando prevalentemente antidolorifici come l’ibuprofene o il paracetamolo, anche se esistono altre valide opzioni. In questa fase, può essere utile anche adottare alcuni piccoli accorgimenti, come usare uno spazzolino a setole morbide ed evitare il consumo di cibi troppo caldi o troppo freddi. 

La vera cura, però, punto a eliminare l’infiammazione. Per riuscirci, di solito, è necessario intervenire con una terapia a base di antibiotici (amoxicilina, claritromicina, clindarnicina, ecc.). Quale antibiotico assumere ovviamente spetta al dentista dirlo.

La cura antibiotica è sufficiente? Nella maggior parte dei casi sì, ma purtroppo non sempre. Quando l’ascesso è particolarmente grave è stato trascurato, infatti, l’antibiotico può non bastare. In questi casi bisogna passare a procedure chirurgiche: drenaggio, devitalizzazione oppure la più drastica estrazione del dente interessato.

Come lavare bene i denti

Come curare un ascesso dentale a casa? Meglio evitare i rimedi della nonna

Come già detto, l’iter di cura di un ascesso dentale deve essere attentamente seguito da uno specialista. Quello che si deve evitare assolutamente, quindi, è il ricorso ai cosiddetti rimedi della nonna, sempre molto diffusi quando si parla di patologie dentali. L’ascesso dentale non si cura a casa ma in uno studio odontoiatrico.

In alcuni casi questi “trattamenti” frutto della saggezza popolare si rivelano dei semplici palliativi per il dolore, come nel caso degli sciacqui con acqua e salvia. In altri casi, invece, sono molto pericolosi. Ad esempio, c’è chi tenta di sgonfiare l’ascesso “bucandolo” con un ago, per fare uscire il pus. Così facendo, si rischia di innescare la diffusione a macchia d’olio dell’infezione e il suo aggravamento. Ecco perché comportamenti del genere vanno evitati nella maniera più assoluta.

Cosa succede se non si cura un ascesso dentale? Le conseguenze più pericolose

Come già in parte anticipato, un ascesso dentale non trattato può portare a complicazioni anche gravi e rivelarsi molto pericoloso. L’infezione, infatti, può estendersi ai tessuti circostanti, causando gonfiore al volto, difficoltà a deglutire o respirare, e nei casi più estremi può raggiungere anche altri organi attraverso il flusso sanguigno, dando origine a un’infezione sistemica (sepsi). Per questo motivo è fondamentale non ignorare i sintomi e rivolgersi tempestivamente al dentista: intervenire presto è il modo più sicuro per evitare conseguenze più serie.

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Bambino si lava i denti

Lavare i denti ai bambini (e insegnargli a farlo da soli)

Avere una regolare e corretta igiene orale è il modo migliore per assicurarsi una dentatura bella e in salute. Per questo motivo, è fondamentale acquisire fin da bambini buone abitudini su quando e come lavarsi i denti. E soprattutto, se si è genitori, bisogna impegnarsi nella pulizia dei denti del proprio figlio già a partire dai primi mesi di vita, addirittura ancora prima che inizino a spuntare i dentini. Ebbene sì, anche l’igiene orale di un neonato va curata. Per fortuna, non si tratta di un impegno particolarmente gravoso. Bastano pochi e minimi accorgimenti per garantire ai più piccoli uno sviluppo sano della dentatura provvisoria e di quella definitiva.

Prendersi cura delle gengive di un neonato

I primi denti iniziano ad affiorare intorno ai 3 mesi di età (qui il calendario completo della dentizione). Fino a quel momento, però, come anticipato, non è lecito trascurare completamente l’igiene della bocca. Il bambino, infatti, mangia regolarmente assumendo il latte materno o artificiale e quindi, pur in assenza di cibo solido, va comunque incontro alla possibile proliferazione dei batteri del cavo orale. Ma come si fa a lavare dei denti che ancora non ci sono? Ovviamente in questa fase non si può parlare davvero di pulizia dei denti. Ciò che si può e si deve fare, invece, è tenere pulite le gengive. Come? È molto semplice: strofinandole delicatamente con una garza di cotone imbevuta con soluzione fisiologica o di acqua minerale. Niente di più.

Quando iniziare a lavare i denti ai bambini

Di solito, però, il vero momento critico arriva quando spunta il primo dentino. Quel minuscolo dente da latte se ne sta lì, bianchissimo o solitario, i genitori lo guardano e si domandano: adesso dobbiamo lavarlo? E come? Poi a quel dentino se ne affiancano tanti altri, che dopo qualche anno cadono e lasciano il posto a denti veri, grandi e stabili. E il problema diventa insegnare ai bambini a lavarseli da soli, possibilmente bene. Ma procediamo con ordine e cerchiamo di dare una mano a questi giovani mamma e papà.

Partiamo con il primo dubbio. Quando si deve iniziare a lavare i denti a un bambino? La risposta è semplice e immediata. Appena spunta il primo dentino. Ebbene sì, anche i denti da latte si lavano, perché si possono cariare, proprio come quelli definitivi.

Leggi anche: Dentini cariati, cosa fare

Come lavare i denti dei bambini

Veniamo al secondo punto cruciale: come lavare i denti. Nel caso dei neonati, quando l’obiettivo sono solo le gengive, farlo è molto semplice. Basta passarci delicatamente sopra una garza leggermente inumidita, magari con un po’ di soluzione fisiologica. E la stessa tecnica si può usare con i primissimi denti da latte. Man mano che il tempo passa e i dentini aumentano, invece, si può passare al dentifricio e allo spazzolino, ovviamente specifici per neonati o bambini piccoli. La spazzolatura va fatta delicatamente, continuando a interessare anche delle gengive. La tecnica utilizzata, però, deve essere la stessa degli adulti: movimento orizzontale e verticale.

Leggi anche: Come lavarsi bene i denti

Insegnare ai bambini a lavarsi i denti da soli? Non è una missione impossibile

Terza e ultima domanda, di certo non meno importante: come faccio a convincere mio figlio a lavarsi i denti da solo? Di sicuro serve tempo e pazienza, e anche un po’ di fantasia, ma non è una missione impossibile.

Cominciare presto

Per insegnare ai bambini come si lavano i denti bisogna iniziare presto. Appena acquisiscono una discreta manualità è bene fargli prendere confidenza con lo spazzolino, anche se solo per giocare. I denti poi glieli lavano per davvero mamma e papà. L’igiene orale, dopo colazione e prima di andare a dormire, deve diventare subito un’abitudine, un piccolo rito.

Imparare giocando

La verità è che, per insegnare qualcosa di antipatico a un bambino, c’è un solo metodo infallibile: giocare con lui. Quando si è piccoli non si percepisce l’importanza di lavarsi i denti. Quindi quei cinque minuti passati davanti allo specchio sono solo una perdita di tempo. A meno che qualcuno non li renda molto divertenti. E quella persona non può essere che la mamma o il papà. Come? Ad esempio, spazzolandosi i denti insieme, con annesse chiacchiere e boccacce, oppure accompagnando il tutto con una filastrocca o una canzoncina (qui ce ne sono alcune molto carine). Funzionano bene anche le favole, o i piccoli premi, oppure la presenza del proprio pupazzo preferito. Un’idea può anche essere quella di utilizzare spazzolini e dentifrici con forme e colori accattivanti: cartoni animati, animali, supereroi. Sempre stando attenti a non acquistare “schifezze” con strane composizioni.

Il controllo finale

Più il bambino diventa indipendente nello spazzolare i denti, più diventa essenziale che il genitore faccia un controllo “finale”. Soprattutto nei primi tempi, capiterà spesso di dover riprendere in mano lo spazzolino, per andare a salvare qualche dente sfuggito allo spazzolino. Poi tutto diventerà normale e ben fatto, senza neanche accorgersene. E il bambino avrà davvero imparato a lavarsi i denti da solo.

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Gengive gonfie, un disturbo da non trascurare

Le gengive gonfie sono un segnale di allarme, perché possono indicare una patologia dentale in corso. Davanti a una gengiva gonfia e dolorante, quindi, meglio non temporeggiare. Il gonfiore gengivale, infatti, può accompagnarsi ad arrossamento e sanguinamento ed essere spia di carie, gengivite o addirittura parodontite. Ecco come prendersi cura del gonfiore delle gengive e quali sono i possibili rimedi.

Quando si parla di gengive gonfie (o ipertrofia gengivale) si fa riferimento a un fenomeno abbastanza comune che comporta l’aumento di volume del tessuto gengivale che si trova intorno al dente, alla sua base. Il gonfiore delle gengive è un disturbo che può avere diversi livelli di gravità ma che non va mai trascurato. Normalmente, infatti, una gengiva in salute si presenta compatta, aderente al corpo del dente e di colore rosa chiaro. Se invece la gengiva è gonfia e dolorante, vuol dire che c’è un problema di infiammazione e bisogna capire da cosa deriva. A volte, si tratta di una semplice irritazione, magari dovuta a un’eccessiva foga nello spazzolamento dei denti. In altri casi, però, dietro a gengive gonfie si possono nascondere problemi più seri, come una gengivite che può sfociare in parodontite. Ecco perché, se il gonfiore gengivale persiste per più giorni, è utile rivolgersi al proprio dentista di fiducia.

Tutti gli articoli sulle gengive

I sintomi associati alle gengive gonfie

La gravità del gonfiore alle gengive si può intuire anche dagli altri sintomi che spesso l’accompagnano. Generalmente, infatti, le gengive gonfie appaiono anche arrossate, più del normale. Addirittura, nei casi più seri, può verificarsi anche del sanguinamento. Altri sintomi che a volte accompagnano il gonfiore sono il dolore localizzato e l’alito cattivo. In casi molto gravi, si può verificare una recessione gengivale (le cosiddette gengive ritirate).

Le cause del gonfiore gengivale

Vediamo ora quali possono essere le cause del gonfiore delle gengive, perché dalla corretta individuazione di queste scaturisce anche la scelta della cura più adeguata.

Le più ricorrenti sono:

  • scarsa igiene orale (che porta a depositi di placca e tartaro, molto pericolosi per la salute della bocca);
  • carie (che in qualche modo rappresenta l’esito peggiore della scarsa cura della pulizia dei denti);
  • gengivite;
  • parodontite.

C’è poi la possibilità che il gonfiore sia legato a patologie che non riguardano direttamente la bocca, come il diabete e le carenze vitaminiche. Infine, anche il fumo o determinate terapie mediche possono portare questo tipo di effetto collaterale.

Leggi anche: Tutti i danni del fumo sui denti

Gengive gonfie in gravidanza

Una menzione a parte la merita la gravidanza, una condizione in cui la donna può ritrovarsi a combattere con gengive gonfie. Il fenomeno è dovuto soprattutto all’aumento del sangue in circolo, alla crescita dei livelli ormonali o all’abbassamento delle difese immunitarie.

Leggi anche: Salute dei denti e ormoni femminili

Gengive gonfie nei bambini

Anche i bambini possono manifestare questo tipo di disturbo, generalmente a causa sempre di una scarsa capacità di lavarsi bene i denti (magari in presenza di un affollamento dentale ancora non corretto con l’ortodonzia).

Gengive gonfie e apparecchio ai denti

Un discorso analogo può essere fatto anche per il gonfiore gengivale che colpisce chi porta un apparecchio fisso. Anche in questo caso, infatti, si fa più fatica a pulire i denti e si può andare incontro a gengive gonfie.

Cosa fare quando le gengive si gonfiano: tutti i rimedi

Se è vero, come visto finora, che il gonfiore gengivale è causa principalmente di una scarsa igiene orale, viene da sé che la prima cura è la prevenzione, cioè lavarsi bene i denti, utilizzando i giusti spazzolino, dentifricio e filo interdentale.

Molto diffusi nella tradizione popolare sono anche dei rimedi naturali, come gli impacchi di camomilla o malva, o l’applicazione di bicarbonato e aloe vera. Il loro effetto, però, è poco più che un palliativo.

La soluzione farmacologica, invece, è senza dubbio la più efficace, a base di antinfiammatori o addirittura di antibiotici (quando l’attacco batterico è molto forte). Ovviamente, poi, bisogna andare alla radice del problema rivolgendosi al proprio dentista di fiducia.

Come prendersi cura delle gengive?


bite per malocclusione

Malocclusione dentale, come verificarla e curarla

La malocclusione dentale (o malocclusione mandibolare) impedisce la corretta chiusura della bocca, provocando disturbi in tutto il corpo. Per questo motivo, correggere la malocclusione della mandibola è fondamentale per riacquistare benessere e qualità della vita. Per scegliere la terapia più adeguata, però, bisogna capire cosa ha causato la malocclusione e qual è il suo livello di gravità. Inoltre, nel trattamento delle malocclusioni si rivela particolarmente efficace l’approccio polispecialistico, che vede operare in sinergia diversi esperti, nella consapevolezza che le varie parti del corpo umano sono strettamente connesse.

Il corpo umano è un sistema complesso le cui singole parti sono strettamente connesse tra di loro. Accade cos’ che un problema localizzato in bocca possa provocare ripercussioni negative fino ai piedi. Caso emblematico è quello delle malocclusioni dentali e più in generale dei disturbi dell’ATM (articolazione temporo-mandibolare). Infatti, anche se può sembrare incredibile, un non corretto allineamento dei denti o un problema di chiusura della bocca può essere all’origine di mal ti testa, mal di schiena, squilibri posturali e via dicendo. Ecco perché quello delle malocclusioni dentali è un tema che merita di essere conosciuto e approfondito.

Cos’è la malocclusione dentale, quando la bocca non si chiude bene

Partiamo dalla definizione. La malocclusione dentale, conosciuta anche come malocclusione mandibolare, è un difetto delle arcate dentali che ne impedisce la chiusura corretta. Quando parliamo, mastichiamo, deglutiamo o semplicemente ci rilassiamo tenendo la bocca chiusa, i denti dell’arcata superiore e quelli dell’arcata inferiore dovrebbero essere perfettamente allineati e toccarsi senza problemi.

In alcuni casi, questo non avviene, ed ecco che ci si trova davanti a una malocclusione. Cosa impedisce la corretta chiusura del morso? I motivi possono essere essenzialmente due:

  • denti storti;
  • asimmetrie ossee tra mandibola e mascella (una che tende in avanti o l’altra che tende indietro, ad esempio).

La malocclusione può avere diversi livelli di gravità, che richiedono interventi più o meno incisivi. La classificazione di questo difetto prevede tre gradini.

  • Malocclusione di prima classe: l’arcata superiore (mascella) è leggermente più avanti di quella inferiore, nel complesso, però, l’occlusione è quasi normale.
  • Malocclusione di seconda classe (retrognatismo o sovramorso): l’arcata superiore è molto più avanti di quella inferiore e spesso i denti incisivi (sia sopra che sotto) sono piuttosto distanti tra loro. Ci si trova, quindi, di fronte a un mix di retrognatismo e affollamento dentale.
  • Malocclusione di terza classe (prognatismo o sottomorso): qui è l’arcata inferiore a essere più avanti di quella superiore, il cosiddetto morso inverso.

Ci sono poi anche altre anomali, che si distinguono per caratteristiche specifiche:

  • morso profondo: quando gli incisivi superiori coprono quelli inferiori;
  • morso aperto: quando i denti anteriori non si chiudono;
  • morso crociato: quando i denti inferiori coprono i loro corrispettivi superiori;
  • diastema: quando c’è troppo spazio tra due denti contigui;
  • affollamento: quando c’è sovrapposizione tra la maggior parte dei denti (o addirittura tutti).

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Le cause della malocclusione della mandibola

Trovato il problema, bisogna indagarne le ragioni. Quando si analizzano le cause della malocclusione dentale è possibile ricondurle a due grandi categorie:

  • difetti ereditari (proprio della struttura fisica di ciascuno)
  • difetti emersi a seguito di cattive abitudini o di eventi traumatici.

Se il disallineamento tra le arcate è conseguenza della conformazione stessa di mascella, mandibola e denti, non ci si può imputare nessuna colpa. Equivale all’essere bassi, alti, con dita lunghe o corte, eccetera. È responsabilità del caso o della natura, come si preferisce.

Diverso è il discorso quando la malocclusione nasce da un comportamento sbagliato o patologico. Qualche esempio: bruxismo (cioè la tendenza a digrignare), denti mancati e non sostituiti o scheggiati e non ricostruiti, tic nervosi (come lo spingere con la lingua contro le arcate dentali). Inoltre, molto dannoso, nei bambini, è l’uso di succhiarsi il pollice o l’abuso del ciuccio. In tutti questi casi, sarebbe bene eliminare alla radice il comportamento errato prima che sia troppo tardi.

Come riconoscere la malocclusione dentale: sintomi e diagnosi

In un primo momento, si potrebbe pensare che le diverse tipologie di malocclusioni siano soltanto delle imperfezioni estetiche. In realtà, tutto ciò che riguarda il morso e la chiusura dei denti ha ripercussioni pesantissime sul resto del corpo: testa, schiena, orecchie, postura. Per questo è utile una diagnosi precoce, che permetta di arginare subito le conseguenze negative di questo difetto.

I sintomi a cui bisogna prestare attenzione sono molti:

Se si accusano alcuni dei sintomi su indicati, è bene rivolgersi subito al dentista di fiducia. È lui il più indicato a fare una corretta diagnosi di malocclusione dentale. Spesso già ad occhio nudo è possibile verificare l’esistenza di questo difetto. Per comprenderne bene la gravità, però, può essere necessario ricorrere a degli esami, come le radiografie (o telegrafie) di mascella e mandibola.

Come curare la malocclusione mandibolare: le terapie disponibili e l’approccio polispecialistico

Una volta diagnostica la malocclusione bisogna correre ai ripari, il prima possibile. La giusta terapia dipende, però, dalla gravità del difetto, dalle sue caratteristiche e dalle cause. Molto rilevante è anche l’età di chi inizia la cura. Nei bambini è tutto più semplici, perché ossa e dentatura non sono ancora completamente formati e stabilizzati. Più complesso, invece, intervenire su un adulto. In linea di massima, la terapia più utilizzata è l’ortodonzia, in varie forme. Da quelle più lievi, con bande, fili ed elastici, a quelle più incisive, che prevedono l’uso del bite per malocclusioni o dell’apparecchio specifico. In alcuni casi, può anche essere necessario procedere all’estrazione di uno o più denti, per ridurre il sovraffollamento delle arcate. Infine, nelle forme più gravi, può servire di ricorrere all’intervento chirurgico su mascella e/o mandibola.

Le malocclusioni, però, sono uno degli ambiti in cui più incisiva è l’efficacia dell’adozione di un approccio polispecialistico. Il presupposto da cui tutto muove è semplice: il corpo umano è un sistema complesso, le cui singole parti sono strettamente collegate e che viene attraversato da una fitta rete di correlazioni. Quindi, se un’articolazione forte e cruciale come quella temporo-mandibolare si disallinea, non possono non esserci conseguenze a cascata su zone del corpo anche molto lontane dalla bocca e dai denti. Non a caso, come abbiamo visto, le malocclusioni sono in relazione con diversi disturbi, come emicranie, mal di schiena, difetti posturali e nella camminata, problemi di vista e di udito. Una relazione che è bilaterale: in alcuni casi sono i disallineamenti dentali a generare questi fastidi, in altri casi è la malocclusione a sorgere come conseguenza di altre problematiche. Di sicuro, però, per trovare il bandolo della matassa bisogna realizzare delle analisi approfondite e coinvolgere più specialisti, che lavorino in sinergia: dall’ortodontista all’osteopata, dall’optometrista al logopedista, dal nutrizionista all’esperto in riprogrammazione muscolare.

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Dentini cariati? Meglio andare subito dal dentista

I dentini da latte cariati sono un problema piuttosto diffuso. Può succedere, infatti, che la carie aggredisca la dentizione decidua, soprattutto se i piccoli fanno un po’ di storie quando è ora di lavare i denti. Ciò che è importante sapere, però, è che i dentini cariati vanno curati. Il fatto che siano destinati a cadere, infatti, non significa che non vadano curati. In questo modo, si risparmieranno al proprio figlio molto dolore e spiacevoli conseguenze.

Purtroppo sì, anche i denti da latte si possono cariare. Infatti, non c’è un’età che possa dirsi davvero protetta da questa dolorosa e dannosa infezione. Anzi, propri i dentini decidui sono quelli più a rischio, per diversi motivi. Ed è per questo che vanno tenuti particolarmente d’occhio, con visite precoci e regolari dal dentista e un’attenta igiene orale. A tal proposito, qui ci sono due approfondimenti interessanti:

Ciò che è davvero importante capire, però, è che i denti da latte cariati vanno curati, proprio come si farebbe con quelli definitivi. Guai a pensare che, essendo destinati a cadere, non debbano rappresentare una preoccupazione.

Le carie nei denti da latte, come si formano e perché

Ma perché i dentini si cariano? Anche in questo caso, nulla di nuovo o di speciale: il processo che porta alla formazione della carie nei denti da latte è identico a quello che agisce sulla dentatura degli adulti. La responsabile è sempre la placca, che ospita i pericolosi batteri della bocca. I germi della placca, alimentati dal glucosio presente nel cibo, formano il lattato, che a sua volta attacca lo smalto dentale (la parte superficiale) e poi la dentina (la parte interna).  Lo smalto dei denti da latte, però, è meno spesso e forte di quello dei denti definitivi, quindi cede ancora più facilmente e rapidamente. Inoltre, la superficie dentale è più piccola, quindi viene aggredita più velocemente.

Quando spuntano i denti dei bambini?

Come prevenire la formazione della carie sui denti provvisori

Vediamo ora quali possono essere i principali fattori di rischio che facilitano il manifestarsi delle carie nei bambini e cosa bisogna fare per prevenirne la formazione.

Lo zucchero è senza dubbio il primo indiziato. A volte sono proprio i genitori a viziare i figli con pessime abitudini, come quella del ciuccio cosparso di zucchero o miele. Altro errore: l’uso eccessivo di caramelle, merendine e dolcetti vari, cibi pieni di conservanti e altre sostanze dannose. Troppo spesso si dimentica che anche la salute della bocca dipende da una corretta alimentazione.

Ridurre i dolciumi, però, non mette al riparo dalla comparsa delle carie. Il vero e unico rimedio, infatti, è l’igiene orale. Fin da piccolissimi, i bambini vanno abituati alla pulizia dei denti. Finché non sono autonomi, ci pensano mamma e papà. Poi devono imparare a fare da soli e a prendere confidenza con spazzolino e dentifricio.

Terzo fattore che può aumentare il rischio carie nei denti da latte: la carenza di fluoro. Quest’ultimo, infatti, è un ottimo antagonista dei batteri che aggrediscono lo smalto. Se manca, quindi, le difese naturali del corpo sono meno efficaci. Per questo motivo, su consiglio e controllo del proprio pediatra di fiducia, è possibile sottoporre il bambino a una cura di integrazione del fluoro.

Cosa fare se i denti da latte si cariano?

Una volta scoperto che il proprio bambino ha uno o più denti cariati, spesso i genitori si chiedono se è necessario intervenire. In circolazione, infatti, c’è una specie di leggenda metropolitana che sostiene che, trattandosi di denti da latte, non sia necessario andare dal dentista. Tanto sono destinati a cadere, prima o poi, che importa.

Chiariamolo subito: è un atteggiamento assolutamente sbagliato. L’intervento dello specialista ci vuole e anche rapidamente. La carie può causare dolorosi ascessi ed evolvere in fastidiose infezioni. Senza contare le possibili conseguenze sulla corretta crescita dei denti definitivi, che potrebbe essere compromessa fino a generare vere e proprie forme di malocclusione.

Tutto questo rende chiaro che una visita del dentista è d’obbligo quando si ha anche solo il sospetto di una carie. Intervenendo in tempo, si può davvero risolvere tutto in modo semplice e rapido. Trascurando, invece, si sommano problemi a problemi.

Il dentista dei bambini


come lavare i denti

Come lavarsi bene i denti, le regole fondamentali per la perfetta igiene orale

Lavare bene i denti è fondamentale per mantenere una buona igiene orale e salvaguardare il sorriso da carie e altri disturbi. Ma quante volte al giorno bisogna lavarli? Quando è il momento migliore? Come vanno spazzolati? Quali sono gli strumenti giusti da usare? Insomma, lavarsi bene i denti è un tema che offre molti spunti di approfondimento e su cui circolano anche molte informazioni sbagliate.

Quante volte bisogna lavarsi i denti? È bene farlo subito dopo i pasti o bisogna aspettare un po’? La bocca va sciacquata sia prima che dopo? Pulire i denti sembra un’operazione banale, quasi ovvia, che tutti fanno fin da bambini. Ma non è così. La maggior parte delle persone, infatti, si prende cura del proprio sorriso in modo sbagliato. Errori alimentati spesso anche da falsi miti e leggende metropolitane, davvero duri a morire. Eppure, sapere come lavare bene i denti è indispensabile per una corretta igiene dentale e per tenere la bocca al riparo da placca, tartaro e carie. Ecco perché è bene imparare a spazzolare bene i denti, seguendo poche semplici regole.

Anche i bambini dovrebbero imparare a lavare bene i denti. Ecco come insegnarglielo.

Con cosa pulire i denti: spazzolino, dentifricio, filo interdentale e collutorio

Prima di approfondire le tecniche di lavaggio dei denti, una doverosa premessa: buoni risultati dipendono anche dalla scelta degli strumenti giusti. Tre sono quelli indispensabili, per la pulizia della bocca: spazzolino, dentifricio e filo interdentale (o scovolino). Vivamente consigliato è anche l’uso del collutorio. Ovviamente, anche nella scelta degli “attrezzi del mestiere” bisogna fare attenzione. Nel mercato se ne trovano di tutti i tipi, perciò bisogna saper selezionare sulla base della qualità del prodotto ma anche delle proprie esigenze. Per questo è bene farsi consigliare dal proprio dentista di fiducia o dall’igienista dentale.

Come spazzolare i denti

Il vero tema dell’igiene orale, però, è come vengono spazzolati i denti. È qui, infatti, che si gioca tutta l’efficacia di questa operazione. Su quale sia la tecnica giusta se ne sentono davvero tante. Cerchiamo di fare chiarezza. Il metodo migliore prevede che i denti vengano spazzolati sia in direzione orizzontale, cioè da destra verso sinistra, che verticale, cioè dalla gengiva verso la punta. Ogni movimento, inoltre, deve essere ripetuto per circa 2 minuti. Molto importante, poi, è accertarsi di raggiungere ogni punto delle arcate dentali, sia interno che esterno. infine, un piccolo consiglio aggiuntivo: prima di procedere al lavaggio, è bene sciacquare la bocca con un bicchiere d’acqua. Un’accortezza che serve a proteggere lo smalto, messo a dura prova quando si ingeriscono prodotti acidi.

Scopri come rinforzare lo smalto dei denti

Quante volte lavare i denti in un giorno

Un’altra cruciale domanda a cui è necessario rispondere è: quante volte al giorno bisogna lavarsi i denti? La maggior parte delle guide che si possono trovare online risponde in modo secco e incontrovertibile: 3 volte. Non è sbagliato, ma è una risposta che va motivata. La ragione di questo numero è che sempre 3 sono i pasti principali della giornata: colazione, pranzo e cena. E in questa informazione c’è l’implicita risposta al quesito che segue: quando lavarsi i denti?

Quando lavarsi i denti

Anche in questo caso, risposta semplice e netta: i denti vanno lavati dopo ogni pasto (almeno quelli fondamentali). Questo principio vale anche per la mattina, quindi non ha molto senso spazzolare i denti al risveglio (anche perché dovrebbero essere stati puliti la sera precedente, prima di coricarsi). Molto più sensato farlo dopo aver consumato la colazione.

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Faccette dentali, la rivoluzione del sorriso perfetto

Le faccette dentali estetiche in ceramica consentono di correggere molti difetti del sorriso: denti storti, denti corti o consumati, denti macchiati. Con le faccette, infatti, il dentista specializzato interviene sulla forma, sul colore, sulla posizione oppure su eventuali fratture o scheggiature, ottenendo sempre un effetto naturale. Il Dottor Emanuele Puzzilli è uno dei massimi esperti in Italia nell’apposizione di faccette estetiche. Molti i vip che si sono affidati alle sue cure, nei suoi studi di Roma (Ostia) e Milano o nella sua innovativa clinica dentale White Rome, sempre a Roma.

Cosa sono le faccette dentali estetiche

Le faccette dentali (veneers), conosciute anche come faccette in ceramica, sono una delle soluzioni di odontoiatria estetica più richieste, la cui applicazione ha importanti risvolti anche sulla salute orale. Da un punto di vista pratico, le faccette estetiche per denti sono delle lamine sottilissime realizzate in ceramica. Lo spessore è minimo (simile a quello delle lenti a contatto) e vengono applicate sulla superficie esterna del dente. La forma, invece, viene modellata, di volta in volta, sulle esigenze del paziente e soprattutto sulle caratteristiche della sua dentatura.

A cosa servono e quando si utilizzano le faccette in ceramica

Ciò che a reso molto popolari le faccette dentali è la loro duttilità, cioè la possibilità di utilizzarle per correggere numerosi difetti estetici e funzionali dei denti. Grazie ai veneers, infatti, è possibile intervenire con successo su forma, colore, lunghezza e posizione. E il risultato che si ottiene è assolutamente naturale.

Questo significa che le faccette estetiche rivestono un ruolo fondamentale nel trattare i casi di:

Vantaggi e svantaggi delle faccette dentali

Il fatto che l’applicazione delle faccette sia uno dei trattamenti di estetica dentale più richiesti la dice lunga sul bilanciamento tra vantaggi e svantaggi. La maggior parte dei pazienti che hanno optato per questa soluzione, infatti, si dice soddisfatta. I pro sono tanti, a cominciare dall’avere un sorriso più bianco e regolare, per finire con il ripristino di una masticazione corretta e funzionale. I contro, invece, son praticamente nulli, A meno che non ci si rivolga a medici non professionali (come vedremo più avanti) o non si tralascino le più elementari regole per la manutenzione.

Faccette dentali estetiche: prima e dopo

Ecco alcuni dei lavori realizzati dal Dottor Emanuele Puzzilli con l’applicazione delle faccette dentali estetiche in ceramica.

(l'articolo prosegue dopo le immagini)

Come si mettono le faccette sui denti: l’applicazione completa

L’applicazione delle faccette estetiche è un’operazione che va svolta con cura. Per questo è importante affidarsi solo a dentisti qualificati ed esperti. Si passa attraverso diverse fasi: dalla preparazione dei denti, fino all’apposizione delle placchette definitive. È bene precisare fin da subito che mettere le faccette non fa male. L’operazione, come descritta in seguito, comporta dolore minimo se non addirittura completamente nullo.

La limatura e l’impronta. Il processo di applicazione delle faccette dentali inizia con la preparazione dei denti interessati. Questi, infatti, vanno leggermente limati, rimuovendo un sottilissimo strato di smalto dentale dalla superficie. A seguire, sempre durante la prima seduta, il dentista prende l’impronta della dentatura, da cui ricaverà le informazioni su forma e struttura. Sempre in questa fase, si può anche procedere a identificare il colore che dovranno avere i veneers, per renderli uguali ai denti naturali.

Le prove e le verifiche. Gli appuntamenti successivi al primo servono per fare le dovute “prove”. Il dentista verifica se le faccette realizzate corrispondono effettivamente a quanto necessario e se si adattano alla dentatura del paziente. Bisogna controllare con attenzione forma e colore, per non trovarsi poi con spiacevoli sorprese a lavoro finito.

L’applicazione definitiva dei veneers. Infine, arriva il momento del “montaggio” delle faccette definitive. La superficie dei denti viene accuratamente pulita e mordenzata, così come quella delle faccette, che viene lavorata per risultare più ruvida. L’applicazione avviene utilizzando una particolare resina adesiva, che salda ogni veneers al suo dente. La resina viene poi fatta solidificare rapidamente (polimerizzata) e si ripulisce la bocca dalle eventuali eccedenze.

Quanto costano le faccette dentali estetiche

Quello del prezzo delle faccette dentali è senza dubbio uno degli argomenti principali che ruotano intorno a questo trattamento. La prima domanda che ogni dentista si sente rivolgere è sempre la stessa: quanto costa? La convinzione diffusa, infatti, è che si tratti di un intervento per cui serve sborsare cifre da capogiro. In realtà non è così, e non c’è poi molta differenza rispetto ad altri trattamenti simili, sempre di natura dentale.

Ovviamente, il costo non può essere stabilito a priori, ma va fatto un preventivo sul caso concreto, perché ci sono molti elementi che lo influenzano, tra cui il numero dei denti coinvolti.

È bene ripeterlo una volta di più: quando si parla di interventi che hanno a che fare con il corpo e la salute i prodotti low cost sono assolutamente sconsigliati. C’è chi pensa addirittura di poter risolvere la questione comprando delle (finte) faccette dentali su Amazon. O chi si avventura in estenuanti ricerche online per trovare il prezzo scontatissimo. Salvo poi magari ritrovarsi nelle mani di veri e propri “macellai”, che mettono le mani nella bocca dei pazienti senza sapere cosa fanno.

Questo non significa che bisogna accettare in modo acritico qualsiasi preventivo, ma vuol dire informarsi bene su cosa di va fare, sui materiali utilizzati e sul professionista che si ha di fronte. Ne va del proprio benessere.

Quanto durano le faccette per denti e di quali cure hanno bisogno

La scelta di affidarsi ad un professionista per l’applicazione delle faccette dentali, rinunciando al low cost, viene ripagata in termini di durata dei veneers e di sforzo per la loro manutenzione. Quando il lavoro è fatto bene, infatti, le placchette possono tranquillamente durare ben oltre i 10 anni senza mostrare problemi. Non rischiano di staccarsi e non hanno neanche bisogno di particolari accortezze. Basta trattarle proprio come i denti naturali: lavarli più volte al giorno (ecco come farlo bene), sottoporsi a igiene orale ogni 6 mesi, stare attenti a consumare cibi particolarmente duri e tenersi lontano dal fumo. Inoltre, si può mangiare di tutto perché la masticazione non viene intaccata, prestando però attenzione ai cibi molto duri, da evitare o da “maneggiare” con cura.

Vuoi mettere le faccette dentali? Contattaci per una consulenza a Ostia, a Roma – Centro o a Milano


dolore ai denti

Mal di denti? I rimedi efficaci per alleviare il dolore

Di rimedi efficaci contro il mal di denti ne esistono diversi. Tutti hanno come scopo calmare un dolore che può rivelarsi estremamente fastidioso: forte, insistente, a volte pulsante. Un dolore che quasi tutti hanno provato almeno una volta nella vita. I rimedi contro il mal di denti possono essere farmacologici o naturali. Arrestare il dolore, però, non significa rimuovere le cause del mal di denti, che vanno cercate attentamente e richiedono l’intervento di un dentista.

Mal di denti. Cioè un dolore intenso e insistente, che può far davvero impazzire chi ne soffre. A volte esplode all’improvviso e può rendere davvero impegnativa qualsiasi attività quotidiana, perché assorbe completamente l’attenzione e i pensieri. Per non parlare del mal di denti notturno, magari pulsante, che impedisce di dormire. Il mal di denti, in realtà, è spesso spia di un problema più serio, ed è quindi molto importante indagarne le cause, affidandosi a un dentista di fiducia. E tra le cause più frequenti di dolore dentale si possono segnalare: carie, pulpite, parodontite, ipersensibilità. Mentre si indagano le radici del problema, però, è utile riuscire a calmare il dolore sfruttando uno dei possibili rimedi contro il mal di denti, che sono molteplici.

Cosa fare contro il mal di denti? Meglio iniziare dalla prevenzione

Prima di analizzare i rimedi per contrastare il mal di denti, però, è necessario fare una premessa. Il dolore non è la vera malattia ma solo il sintomo di un problema. Questo significa che per identificare la cura più efficace bisogna prima capire bene di cosa si soffre. Ad esempio, in molti casi un mal di denti rivela l’esistenza di una carie o di un’infezione dentale. In questi casi, si può intervenire immediatamente per bloccare il dolore ma bisogna poi recarsi dal proprio dentista di fiducia per curare il problema all’origine, altrimenti continuerà a peggiorare.

Anche contro il mal di denti, quindi, l’arma più efficace è la prevenzione, che significa:

Rimedi efficaci contro il mal di denti

Fatta questa doverosa premessa sulla prevenzione, si può passare in rassegna l’elenco dei possibili rimedi contro il mal di denti, partendo da quelli di scura efficacia, perché fondati scientificamente. Alcuni di questi, più che con la rimozione del dolore, hanno a che fare con la sua gestione e il suo non aggravamento.

Alimentazione

In cima ala lista c’è l’alimentazione. Se si soffre di mal di denti, infatti, bisogna stare molto attenti a ciò che si mangia, per evitare di peggiorare la situazione. Sono banditi, quindi, i cibi troppo zuccherosi ma anche quelli troppo duri o che posso generar residui che si incastrano tra i denti, rendendo più complicata l’igiene orale. Per quanto riguarda gli alimenti consigliati, invece, può essere buona pratica prediligere cibi morbidi.

Leggi anche: Alimentazione per denti bianchi

Igiene orale

Anche sul fronte dell’igiene orale, pur in presenza di dolore dentale, è bene fare più attenzione del solito. Ovviamente bisogna continuare a lavare i denti con regolarità. È importante, però, muoversi con delicatezza, per non stressare ulteriormente denti e gengive. Quindi spazzolare con cura ma senza esercitare troppa pressione.

Impacchi freddi con ghiaccio

Un buon rimedio casalingo per allentare la morsa del dolore, in caso di mal di denti, è l’applicazione localizzata di ghiaccio. Un sacchetto di ghiaccio, avvolto in un panno e appoggiato sulla guancia può davvero dare sollievo, seppur momentaneo, soprattutto nei casi di fastidio non troppo forte.

Rimedi farmacologici

I rimedi più efficaci contro il mal di denti, però, sono senza dubbio i farmaci. Le possibilità sono diverse:

  • Antinfiammatori non steroidei
  • Antibiotici
  • Anestetici topici
  • Antidolorifici

Rimedi naturali

Infine, una menzione a parte la meritano anche i rimedi naturali, ciò quelli basati su sostanze di origine vegetale. Molto gettonate, ad esempio, sono le piante con proprietà antinfiammatorie, cioè calendula, aloe e malva. Altre soluzioni apprezzate sono l’olio essenziale di chiodi di garofano e la tintura idroalcolica di propoli.

Leggi anche l’approfondimento sulla nevralgia ai denti


I magnifici 7: sorrisi celebri che hanno fatto la storia del cinema

Magnetici, spensierati, folli, magici. Una raccolta di sorrisi cult che sono entrati di diritto nella storia del cinema, tanto da venire ricordati come veri e propri simboli. Da Julia Roberts a Jack Nicholson, da Al Pacino a Angelina Jolie, passando per l’intramontabile Marylin Monroe, l’istrionico Jocker e l’immaginario Stregatto.

Il sorriso come elemento di bellezza ma anche come strumento per raccontare, senza utilizzare parole, le sfumature più profonde della personalità di un personaggio. Il cinema, nel corso degli anni, ha sempre utilizzato il sorriso come potente strumento narrativo. È così che alcuni sorrisi sono diventati iconici e sono stati motore per la carriera degli attori che li hanno sfoderati. Ecco una rapida carrellata dei magnifici 7, quelli che sono stati capaci di fare la storia di Hollywood.

Marylin Monroe in “Quando la moglie è in vacanza”

Cominciamo dalla diva per eccellenza, la fragile e immortale Marylin Monroe. Il suo era un sorriso capace di mescolare dolcezza e seduzione, in moda da renderle indistinguibile dove finisse la prima e iniziasse la seconda. E il film in cui questa ambivalenza si esprime al meglio è “Quando la moglie in vacanza”, del 1955, è proprio il sorriso irresistibile dell’indimenticata star a far capitolare il vicino di casa.

Julia Roberts in Pretty Woman

Un pizzico dell’ingenuità seducente di Marylin Monroe si ritrova anche nel sorriso che Julia Roberts regala a Vivian Ward, la prostituta di Pretty Woman. Un’arma vincente che le permette di conquistare nientemeno che l’affascinante Richard Gere, nei panni di un rampante finanziare. Il sorriso della Roberts, consacrato a livello internazionale proprio dal film cult del 1990, diventerà poi il suo punto di forza più amato dal pubblico.

Jack Nicholson in “Shining”

Di innocenza e seduzione, invece, non c’è traccia nei denti bianchissimi e regolari che mostra il folle Jack Torrance, protagonista di Shining, magistralmente interpretato da Jack Nicholson, con la regia di Stanley Kubrick. Chiunque veda il film, non può non continuare a sognare, per giorni e giorni, il sorriso-ghigno dello scrittore impazzito, che si affaccia dalla porta socchiusa di una delle stanze dell’hotel in cui alloggia.

Heath Ledger e Jack Nicholson in Jocker

Da un cattivo ad un altro, da un folle ad uno che lo è forse ancora di più. Anche il sorriso di Jocker, antagonista per eccellenza del supereroe Batman, sprigiona inquietudine da ogni dente. Nel corso degli anni, diversi attori hanno vestito i panni del temibile giullare dark. Due su tutti, però, hanno lasciato la loro firma e il loro sorriso su questo personaggio immortale: Jack Nicholson (di nuovo lui!) e Heath Ledger.

Al Pacino in “Scarface”

In questa carrellata di sorrisi carismatici e dannati, non può mancare un'altra icona del cinema mondiale come Al Pacino e, in particolare, il suo Tony Montana, protagonista di Scarface. Il celebre poliziotto corrotto e senza scrupoli sfoggia un sorriso strafottente e ironico che è un vero e proprio marchio di fabbrica.

Angelina Jolie in “Maleficent”

Rimanendo nel terreno popolato dal “male” e dalla fantasia, impossibile non inserire in classifica il sorriso di Maleficent, a cui ha dato il volto una sensuale ma perfida Angelina Jolie. I suoi denti bianchissimi, cerchiati da labbra rosso smeriglio, brillano di cattiveria nei toni cupi che caratterizzano l’intero film. Senza quella bellissima bocca, molto probabilmente il personaggio sarebbe risultato meno efficace.

Lo Stregatto di “Alice nel Paese delle Meraviglie”

Chiudiamo la classifica con un’irruzione nel mondo dei cartoni animati, per rendere omaggio a un personaggio eccentrico, curioso e a tratti un po’ inquietante: lo Stregatto di Alice nel Paese delle Meraviglie. Un gattone immaginario che compare e scompare e che a volte lascia nell’aria solo la traccia del suo sorriso lunare.